1. Un anno nuovo

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ALEX'S POV
Un leggero soffio d'aria tiepida scostò le tende della finestra lasciata aperta. I timidi raggi del sole di settembre fecero capolino nella mia stanza illuminando le pareti color avorio, riuscivo a percepire la luce anche se avevo ancora gli occhi chiusi. Pensai che avrei dovuto almeno abbassare le tapparelle la sera prima mentre tutti i miei sensi cominciarono lentamente a risvegliarsi. Sentivo il calore della luce del sole, quasi mi bruciava sulla pelle, avvertivo il ticchettio frenetico della sveglia sul comodino che non aveva ancora suonato. Se mi concentravo di più, potevo sentire nell'aria l'odore del vento che soffiava leggero portando via con se l'ultima traccia d'aria estiva, mischiato all'intenso aroma di caffè che proveniva senza dubbio dalla cucina.
Mi rigirai su me stessa affondando il viso nel cuscino e sentii il lenzuolo scivolarmi sulla pelle scoprendomi le spalle nude.
Il calore di due labbra familiari mi sorprese. Ne sentivo la leggera pressione alla base della nuca rimasta scoperta mentre una mano scorreva lenta sulla mia testa accarezzandomi i capelli scomposti. Sorrisi istintivamente a quel leggero contatto, mormorai qualcosa di incomprensibile perfino a me stessa senza aprire gli occhi. Un nuovo odore mi invase le narici, respirai a fondo acqua di colonia, sempre la stessa. Pizzicava un po' le narici, era decisamente forte, intenso... un mix perfetto, un profumo che non si dimentica facilmente. Mi piaceva, mi era sempre piaciuto.

...devo andare..." mormorò poi una voce familiare. Il respiro caldo danzò sulla mia spalla.
"Che ore sono?" riuscii a dire con la voce impastata dal sonno.
...manca un quarto d'ora alle sette. Ho sentito qualcuno scendere al piano di sotto..." rispose lui mentre si alzava dal letto.
Aprii lentamente un occhio ma lo richiusi quasi subito quando la luce mi trafisse la pupilla ancora poco abituata. Lo riaprii, questa volta con lentezza, intravedendolo mentre si rivestiva in fretta: infilò al contrario la canottiera bianca senza accorgersene poi recuperò la camicia e si voltò di nuovo a guardarmi. Sorrise.
Aveva un sorriso dolce, lo pensavo sempre.
Si voltò verso la finestra ispezionando il giardino poi mi guardò con un sorriso diverso, quel suo solito sorrisetto sghembo di chi la sa lunga.
...ci vediamo a scuola" mi disse allegro prima di scavalcare il davanzale camminando a passo svelto lungo la grondaia. Scomparve dalla mia vista e potevo solo immaginarlo mentre si aggrappava al ramo solido della sequoia del mio giardino scivolando esperto, conosceva alla perfezione quel percorso, e atterrava con un salto sull'erba soffice del giardino e sgattaiolava via come un razzo assicurandosi che non ci fosse nessuno a spiarlo per poi scavalcare la staccionata bianca e via, sulla sua jeep nera.

Sbadigliai vistosamente rigirandomi fra le lenzuola. Aprii entrambi gli occhi allungando le braccia sopra la testa e stiracchiando le gambe.
Sentivo ancora i muscoli indolenziti per la notte turbolenta appena trascorsa. Non potevo credere che l'estate fosse già finita, era passata così rapidamente, troppo rapidamente.
Passai in rassegna le cose da fare. Quella giornata sarebbe stata estremamente lunga.
L'occhio cadde sulla sedia della scrivania dove riposava la mia divisa, perfettamente pulita, tirata a lucido dopo tre mesi di reclusione nel mio armadio. Sul pavimento il mio borsone rosso e lo zaino nero della scuola.
Dopo le lezioni avrei dovuto trattenermi in palestra dove, senza alcun dubbio, la coach mi avrebbe martellato di insulti. Non importava per quale ragione, probabilmente avrebbe inventato qualche chilo in più presi in quei tre mesi estivi o, magari, avrebbe insinuato che non mi fossi allenata tutti i giorni, che i miei muscoli si sono rammolliti. Avrebbe tirato fuori qualcosa, tutto pur di farmi sentire una perfetta nullità. L'unica cosa positiva era che avrei potuto riservare lo stesso trattamento al resto della squadra quando ci avessero raggiunto in palestra e avrei fatto il mio solito discorso di inizio anno, da bravo capitano.

Sorrisi divertita a quel pensiero. Poi avrei stabilito il giorno delle selezioni per le nuove reclute, alcune delle migliori Cheerios si erano diplomate e c'erano posti vacanti.
Il suono della sveglia irruppe nei miei pensieri, allungai un braccio prontamente spegnendola.
Sospirai tirandomi a sedere sul letto, sbadigliai di nuovo e mi alzai. Scrutai il mio riflesso nello specchio del bagno, osservando i miei stessi occhi, esplorando la profonditá verde inteso delle mie iridi. Mi passai una mano tra i capelli neri e setosi ancora un po' scompigliati poi sorrisi a me stessa unendo le labbra mandando un lieve bacio al mio riflesso prima di liberarmi dell'intimo che mi avvolgeva ed infilarmi sotto la doccia.

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