3. A chi tocca?

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"Vuoi davvero prendermi in giro? Questi sarebbero addominali secondo te? Hai passato l'estate ad ingozzarti, altro che chiacchiere!
L'unica cosa rimasta soda nel tuo corpo sono le tue tette e non è neanche per merito tuo, sottospecie di barile di silicone!" la coach continuava a girarmi intorno come un avvoltoio urlandomi la solita carrellata di insulti che rimbombarono nella palestra vuota mentre io non potevo fare altro che starmene lì, ferma sull'attenti come un bravo soldato, annuendo di tanto in tanto.
Aspettai che la sua sfuriata si concludesse. Si fermò davanti a me scrutandomi e restai impassibile mentre la fissavo dritta negli occhi senza esitare sostenendo il suo sguardo di ghiaccio.
Lei ghignò soddisfatta.
"Tieni testa a Sue Sylvester, piccola sfrontatella impertinente, e questo è l'unico motivo per cui sei ancora il mio capitano!" aggiunse con tono soddisfatto. Nel frattempo la palestra cominciò a riempirsi e tutta la squadra si mise in riga davanti a noi. Restai in silenzio a godermi la scena.

"Bene bene. Le galline ritornano al pollaio.." cominciò la coach passando in rassegna una cheerleader dopo l'altra "Siete ancora peggio di come vi ricordavo, piccoli putridi ammassi di carne flaccida, mi aspetto che durante quest'anno vi alleniate come non mai! Voglio vincere le nazionali, come tutti gli anni, e non tollererò errori da parte di nessuno! Avete capito bene buoni a nulla lavativi? Gli allenamenti cominciano ufficialmente domani e la settimana prossima ci saranno le selezioni per i nuovi membri, perciò tenete gli occhi aperti! Potrete essere sostituiti in qualunque momento e non sarebbe difficile trovare dei rimpiazzi visto che vi muovete con la stessa grazia di un elefante ubriaco! Persino una scimmia zoppa ballerebbe meglio di voi" nessuno parlò tutti ascoltarono senza battere ciglio e la coach li osservò di nuovo uno per uno poi si rivolse nuovamente a me.
"Tette contraffatte, sono tutti tuoi" disse con un ghigno indicandoli con la mano "Rendimi fiera"
aggiunse voltandosi di spalle.
La osservai mentre raggiungeva la porta della palestra, uscì richiudendola alle sue spalle con un tonfo sordo, tutti si rilassarono e cominciò un leggero brusio che si arrestò immediatamente quando mi voltai.
Tutti tornarono in riga ed il silenzio calò nuovamente.

"Allora, bentornati! Come avrete sicuramente capito anche per quest'anno la coach mi ha nominata capitano. Scelta più che comprensibile visto che sono l'unica in questa squadra che abbia un minimo di talento" cantilenai acida. Nessuno si mosse.
"E anche per quest'anno Nicky sarà il mio vice capitano" annunciai con ovvietà. Lei era il mio braccio destro da sempre, era quasi inutile ribadirlo, con un sorriso sornione Nicky si mosse rapida verso di me e mi fece un cenno col capo al quale risposi con un sorriso mentre lei prendeva posto alla mia destra.
Nicky ed io avevamo sempre avuto un rapporto strano. Credo che se qualcuno mi avesse chiesto chi era la persona di cui più mi fidavo al mondo probabilmente avrei fatto il suo nome. Spesso la etichettavano come la mia migliore amica, e forse lo era, non avrei saputo dirlo anche perché non credevo di sapere con certezza cosa realmente fosse un amico. La conoscevo dalle elementari quando la maestra ci mise nello stesso banco ed io non facevo altro che tormentarla per tutto il tempo. Non sono mai stata una bambina pacifica, non avevo praticamente compagni di gioco perché ero aggressiva, prepotente, antipatica.
Ma Nicky c'era sempre per me. Era l'unica che non aveva paura di rivolgermi la parola, che rimaneva li con me anche quando le intimavo di di lasciarmi sola. Un osso duro la Nichols, era praticamente l'unica in grado di tenermi testa.
Più ero cattiva con lei più lei si avvicinava. Era una continua sfida a chi teneva meglio le redini del gioco. Una degna avversaria, ecco cos'era, Nicky. Eravamo cresciute insieme punzecchiandoci a vicenda, confidandoci i segreti più intimi, litigando spesso ma riuscendo sempre a fare pace. Era incredibile ma nessuna delle due chiedeva mai scusa.
Potevamo rimanere giorni interi senza parlarci ma, poi, bastava che i nostri sguardi si incontrassero per scoppiare a ridere e ritornare quelle di sempre senza bisogno di parole. Lei era forse l'unica al mondo che era riuscita a vedere oltre la maschera scura che mi costringevo ad indossare ogni giorno, per proteggermi dal mondo.
Le volevo bene anche se non l'avrei mai ammesso ad alta voce ma sentivo che era cosi. E sapevo che per lei era lo stesso.
Dopo aver strigliato per bene la squadra li mandai via intimandogli di non tardare alle prove l'indomani, recuperai il borsone e mi avviai verso la porta che Maritza teneva aperta per me e Nicky che trotterellava un po' annoiata al mio fianco.

"Oddio detesto dover andare a storia, è talmente noiosa! Credo che dormirò per tutto il tempo, non sono neanche sicura di essermi portata il libro".
"Non me ne stupirei, Mar, dubito fortemente che tu sappia anche come è fatto un libro" ribattei io scocciata mentre Nicky ridacchia alle mie spalle.
"Che spiritosa! Lo so come è fatto un libro!"
"Ma se l'ultimo libro che hai avuto tra le mani era un album per colorare!" la canzonò Nicky ironica facendo ridere me stavolta.
"Buona questa" sussurrai
Maritza sbuffò e si zittì.
"BOMBA in arrivo!" una voce tuonò nel corridoio gremito mentre Eric e Kelso camminavano a passo svelto. Il più grosso teneva tra le mani una granita alla menta.
"A chi tocca oggi?" domandò l'altro in tono ironico.
Alcuni studenti corsero a nascondersi altri si schiacciarono contro gli armadietti sperando di essere risparmiati.
Solo gli atleti e le cheerleader non sembrarono minimamente preoccupati della cosa, osservai divertita la scena, chissà a chi sarebbe toccato il bagnetto giornaliero.
Vidi Eric fare segno all'amico indicando una ragazza che era di spalle intenta a recuperare qualcosa nel suo armadietto. Era la bionda dagli occhi nocciola, l'amica della Morello.
Improvvisamente sentii un nodo alla base dello stomaco, un misto di rabbia e paura si fece largo dentro di me. Mi venne voglia di urlarle di stare attenta ma non lo feci: perché diavolo avrei dovuto poi? Ed, in ogni caso, sarebbe stato comunque troppo tardi.
"buona gionata!" urlo Kelso. Lei si voltò ed una colata di ghiaccio verde la schiaffeggiò in pieno volto.
I due si allontanarono ridendo di gusto mentre lei si guardava intorno imbarazzata
prendendosi circa un minuto per realizzare cosa fosse accaduto. Poi, rapidamente, raccolse la sua tracolla richiudendo con uno scatto l'armadietto e fiondandosi nel bagno delle ragazze.
In quel momento la campanella suonò annunciando la ripresa delle lezioni.
"Alex che diavolo fai? Finiremo per fare tardi" guardai Nicky e Maritza che si erano incamminate verso l'aula di storia. Non mi ero resa conto di essere rimasta li impietrita. Feci per muovermi verso di loro ma mi fermai nuovamente. Sentivo qualcosa dentro che non potevo controllare: un impulso irrefrenabile che non sapevo spiegarmi.

"Andate avanti vi raggiungo" mi limitai a dire prima di attraversare a grandi passi la poca distanza che mi separava dall'entrata del bagno delle ragazze ed aprire la porta.

PIPER'S POV
"Fottutissimi giocatori di football, fottutissime granite... fottutissima scuola del cazzo" sbottai senza controllo lasciando cadere la tracolla sul pavimento del bagno. Fissai il mio riflesso nello specchio prima di aprire il rubinetto ed affondare il viso sotto l'acqua calda.
Sentii la porta aprirsi e richiudersi. Sollevai lo sguardo quando mi resi conto che la persona che era entrata si era fermata a fissarmi, vidi il suo riflesso nello specchio, in un primo momento credetti di essere in preda ad un'allucinazione. Doveva esserci qualche sostanza strana in quella granita o forse era semplicemente la mia immaginazione che cominciava a giocarmi brutti scherzi. Non bastava che dovessi ritrovarmi a sognarla ogni maledetta notte, ora anche da sveglia mi perseguitava.
Mi sciacquai di nuovo il viso e tornai a guardare lo specchio. Lei era ancora lì. Incrociai il suo sguardo nel riflesso e lei lo distolse immediatamente e si diresse verso il lavandino alla mia sinistra. Quando sentii il suo profumo cosi vicino da annebbiarmi i sensi capii che non stavo sognando e cominciai seriamente a pensare che sarei potuta svenire proprio li in quel momento.

Deglutii a vuoto un paio di volte. Ci mancava solo quello: Alex Vause era li ed io ero cosparsa di granita alla menta, fredda ed appiccicosa.
Complimenti Piper, direi che puoi aggiungere un altro aneddoto all'elenco delle tue innumerevoli figure di merda.
Quando la sentii distintamente schiarirsi la voce e voltarsi a guardarmi.

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