12. Run away

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PIPER'S POV
Ok calma, respira Piper.
Sentivo il cuore rimbalzarmi in gola e non potevo davvero credere a ciò che era accaduto, non riuscivo a spiegarmi cosa mi fosse passato per la mente. Avevo sognato infinite volte di baciarla, ma non mi aspettavo che sarebbe successo così.
Mio Dio che stupida, ora comincerà ad urlarmi contro, mi detesterà lo so. Ho rovinato tutto.
Continuavo a maledirmi mentalmente per la mia stupidità appoggiata a quel muro, in quel luogo che, improvvisamente, mi sembrava troppo stretto. Ero terrorizzata dalla reazione di Alex che si sarebbe scatenata di li a poco e, tuttavia, non vedevo l'ora che lei dicesse o facesse qualcosa per riempire quel silenzio carico di imbarazzo nel quale la stanza era sprofondata.
Tesi l'orecchio oltre il muro dietro di me, non la sentivo nemmeno respirare.
Chiusi istintivamente gli occhi appoggiando la testa contro la parete alle mie spalle.
Era stato un impulso del tutto irrazionale, tutto era avvenuto velocemente, senza che io potessi farci nulla. L'istinto aveva avuto la meglio sulla ragione. Ero come ipnotizzata dal suo modo di guardarmi ed era così vicina, non avevo potuto resistere.

Respirai a fondo. Avevo due alternative. La prima era tornare indietro ed implorarla di perdonarmi per la cazzata che avevo fatto cercando una scusa minimamente plausibile per il mio gesto. Arricciai le labbra sfregandole tra loro, sentivo ancora il suo sapore buono sulla bocca. Mai neanche nelle mie fantasie più realistiche avrei immaginato che avesse un sapore così buono, l'unica cosa che desideravo era assaggiarlo ancora ed ancora.
Non mi sarei mai e poi mai pentita di averla baciata ma avrei potuto facilmente farle credere che fosse così.
Oppure potevo semplicemente fingere che non fosse accaduto appoggiarmi ad una finta ingenuità e farla franca.
Sobbalzai quando due mani calde imprigionarono il mio viso, costringendomi a riscuotermi dai miei pensieri.
Non feci in tempo ad aprire gli occhi che le sue labbra roventi, carnose, morbidissime, premevano sulle mie e tornai a respirare il suo odore buono.
Sentivo il cuore battere come un tamburo impazzito. Ebbi il terrore che da un momento all'altro potesse esplodermi fuori dal petto.
La presa delle sue mani sulle mie guance si fece più salda, il mio respiro più corto, il suo corpo sempre più vicino. Stava succedendo davvero?

Mi costrinsi ad aprire gli occhi per accertarmi che non fosse soltanto un'altra delle mie stupide fantasie. Quando li spalancai ebbi un fremito lungo la schiena. Incontrai le sue palpebre chiuse, le sopracciglia corrugate, il viso bellissimo contratto per lo sforzo disperato con cui si teneva stretta a me mentre le sue labbra continuavano ad accarezzare le mie. Richiusi gli occhi, le mie mani corsero ad accarezzarle i fianchi, scivolarono su di essi fino alla schiena dove intrecciai le braccia e la attirai il più possibile a me, annullando completamente la poca distanza che era rimasta tra i nostri corpi.
Poi, proprio come avevo fatto poco prima, lasciai scivolare la punta della lingua sul suo labbro inferiore ed un sospiro mi morì in gola quando, senza troppe cerimonie, la sua lingua corse ad incontrare la mia.
Sentii un brivido solleticarmi prepotentemente la schiena. Il mio sogno era li, materializzato davanti ai miei occhi, mai e poi mai avrei creduto che sarebbe stato possibile. Eppure stava succedendo. Dopo quel momento sarei potuta morire felice ne ero convinta.
Sentii le sue mani allontanarsi dal mio viso per affondare nei miei capelli ancora umidi, fece una leggera pressione dietro la mia nuca come se fosse stato possibile essere più vicine di così.
Sentii i suoi denti serrarsi intorno al mio labbro inferiore, mordendomi con foga, ed io soffocai un gemito nella sua bocca.

Era decisamente meglio di come me l'aspettassi. Mi addossai al muro mentre il suo corpo caldo era completamente schiacciato contro di me. Le mie mani vagavano lungo la sua schiena accarezzandola.
Sentivo il suo respiro affannato contro il mio, le nostre labbra non riuscivano a staccarsi, continuavano a cercarsi fameliche, mordendosi a vicenda, ignorando il nostro palese bisogno di ossigeno.
I suoi baci erano incandescenti, bruciavano di passione e dolcezza, ed io ero burro fuso al contatto con esse, ogni mia facoltà mentale si era sciolta come neve al sole nella foga di quel bacio paradisiaco.
Mi baciava come se volesse mangiarmi e mi faceva impazzire.

Quando la necessità di respirare si fece davvero troppo forte per essere ignorata ci staccammo controvoglia. I nostri respiri affannati riempivano la stanza, aprii gli occhi e lei fece lo stesso. Mi sentii leggera come una nuvola mentre sprofondavo il quel verde intenso, il suo sguardo era velato di lussuria e desiderio, e sulle sue guance non riusciva a nascondersi il rossore, le sue labbra erano gonfie e rosse di baci, di morsi. Di me.
Era la cosa più bella che avessi mai visto ed era proprio lì, con le mani intrecciate tra i miei capelli, rinchiusa tra le mie braccia come solo nei miei sogni più belli l'avevo immaginata.
Provai a parlare ma le parole mi morirono in gola quando sentii le sue mani scivolare via dai miei capelli ed il suo corpo irrigidirsi. Fece qualche passo indietro staccandosi lentamente da me costringendomi a sciogliere la presa in torno alla sua vita. Spalancò gli occhi, ingoiando a vuoto mentre ancora il suo respiro cercava di tornare regolare.
Mi guardava spaventata, confusa. Il suo sguardo prese a vagare da me alle sue mani, arricciò le labbra verso l'interno della bocca e prese ad indietreggiare più rapidamente rischiando quasi di inciampare in una delle panche dietro di lei.

"Alex" riuscii a biascicare col fiato corto, conscia di ciò che probabilmente stava accadendo in lei.
Troppo tardi.
Si voltò di scatto afferrando il borsone e corse via veloce come il vento richiudendosi la porta alle spalle, lasciandomi lì da sola col suo odore ancora tra le dita ed il sapore delle sue labbra sulle mie.

ALEX'S POV
Corsi veloce attraverso i corridoi senza badare alla gente che urtavo durante il mio tragitto,
corsi tentando disperatamente di non voltarmi indietro.
Corsi anche se sentivo che le gambe non potevano più reggere il mio peso.
Uscii all'aria aperta, ispirando profondamente, camminai svelta verso la mia auto e l'aprii tuffandomi dentro, ignorando il fatto che mancassero ancora due ore alla fine delle lezioni. Calde lacrime cominciarono a rigarmi il viso, le tirai indietro asciugandomi le guance con il palmo della mano.

Misi in moto e sfrecciai via.

Lontano da lei.

with somebody who loves meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora