21. What about you and I?

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PIPER'S POV
L'auto continuava a sfrecciare a tutta velocità.
Mi allacciai la cintura deglutendo a vuoto alla vista della strada davanti a noi. Strisciava rapida sotto i miei occhi come se la macchina la stesse divorando.
"P-Potresti andare più piano, per favore?" balbettai un po' spaventata reggendomi quasi istintivamente alla maniglia sopra lo sportello.
Lei mi lanciò una rapida occhiata. Dovette notare la mia preoccupazione perché, nel giro di pochi istanti, l'auto rallentò fino a raggiungere una velocità normale, forse persino più lenta del dovuto.
"Grazie" sospirai tranquillizzandomi.
Mi presi un attimo per calmare l'ansia della corsa poi mi voltai verso di lei.
Era concentrata sulla strada, talmente seria e silenziosa che sembrava quasi essersi dimenticata della mia presenza.
Non la sentivo nemmeno respirare.
Distolsi lo sguardo, incapace di parlare per prima, cercai di concentrarmi per capire dove fossimo dirette. Non ci misi molto a scoprirlo.
Riconobbi il quartiere appena imboccammo la strada contornata di villette che si facevano mano mano più sontuose illuminate dai lampioni.

Imboccò il vialetto di casa sua e, con un clic di un telecomando nero, aprì a distanza il portellone del garage e vi entrò. Spense il motore e ci ritrovammo ferme, immerse nel silenzio dell'abitacolo scuro.
Improvvisamente un pensiero mi balenò in testa.
Guardai l'orologio sul mio polso.
"Devo essere a casa tra un quarto d'ora"
constatai preoccupata.
"Allora farai bene ad inventarti una scusa plausibile con i tuoi perché, fino a prova contraria, rimarrai qui stanotte che ti piaccia o meno" disse in tono aspro senza guardarmi.
Scese dall'auto. Pochi secondi dopo una luce calda avvolse il buio del garage. La ritrovai ad osservarmi in piedi davanti alla porticina che probabilmente collegava quell'ambiente alla casa, la mano ancora fissa sull'interruttore, in attesa.
Sospirai, incerta sul da farsi.
Recuperai il telefono dalla borsa, composi velocemente il numero di mia madre che rispose al primo squillo.
Tirai fuori la prima bugia che mi venisse in mente.
Dissi che Lorna aveva avuto una lite con i suoi e che mi aveva pregata di restare a dormire da lei.
Dopo svariati minuti in cui fui costretta a subirmi le lamentele di mia madre sul fatto che la avvertissi sempre all'ultimo momento, mi diede l'ok. Riagganciai affrettandomi a mandare un messaggio alla mia amica.
-Ho detto ai miei che dormo da te stasera.
Coprimi! Ti spiego tutto domani promesso. Sta tranquilla. Ti voglio bene-
Inviai e rimasi in attesa attenta a non incrociare lo sguardo spazientito di Alex che mi osservava sbuffando di tanto in tanto. Il telefono vibrò dopo un minuto.
-Ok tranquilla. Ma aspetto spiegazioni.
Buonanotte e, per favore, non cacciarti nei guai.
Ti voglio bene-
Rimisi il telefono in borsa e presi un lungo respiro. Finalmente scesi dall'auto.
La mora la richiuse con il comando a distanza, aprì la porta e mi fece segno di entrare per poi spegnere la luce e fare lo stesso. La richiuse e mi sorpassò. Attraversammo la piccola anticamera semibuia. La seguii in silenzio su per una piccola rampa di scalini fino ad un'altra porta.
La oltrepassammo per ritrovarci a sbucare dal sottoscala della sontuosa entrata di casa
Vause.

La casa era immersa nel silenzio, un silenzio cupo che mi mise i brividi. L'unica fonte di luce era il riflesso della luna che entrava dalle ampie vetrate dell'ingresso. Sui muri un inquietante gioco di ombre mi fece tremare appena le ginocchia.
Alex si avviò a passo sicuro verso le scale, io rimasi immobile al mio posto, dovette accorgersi che non la seguivo perché si voltò in modo fin troppo brusco facendomi sobbalzare.
Il suo sguardo severo illuminato a malapena dalla luce fioca della notte mi incupì maggiormente.
"Che ti prende?" domandò secca. La sua voce rimbombò appena nell'oscurità.
"I-Io... il buio mi mette una certa... una certa ansia" ammisi a fatica.
La vidi fissarmi con un'espressione dubbiosa, vagamente incredula. Senza indugiare allungò una mano sul muro accanto alle scale e, con un clic, la luce si accese in tutto l'ambiente.
La ritrovai illuminata dalla luce calda, scrutai ancora il suo viso, mi parve di intravedere nella sua espressione un sorriso compassionevole
appena accennato.
"Andiamo adesso" mi incitò.

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