52. Really Angry

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ALEX'S POV
Il mio sguardo saettò rapido dai suoi occhi severi alla sua mano, stretta ancora intorno al mio polso.
La guardai come si guarda un insetto o qualcosa del genere.
"Come diavolo ti permetti?" sputai rabbiosa strattonando la mano per costringerla a mollare
la presa.
"Io devo parlarti e tu mi ascolterai" mise in chiaro lei.
Spalancai gli occhi, questa si che era bella, lei che osava dare ordini a me.
"Non ho nessuna intenzione di starmene qui a sentire le chiacchiere inutili provenienti dal tombino che ti ostini a chiamare bocca, stupida Morello, ho una vita intensa io e non sprecherò il mio prezioso tempo con te" dissi sprezzante.
Feci per voltarmi ancora ma, in un attimo, me la ritrovai davanti a sbarrarmi la strada.
Roteai gli occhi.
"Ma che accidenti vuoi da me?!" domandai retorica cercando di passare ma lei me lo impediva costantemente, spostandosi.
"Sto per perdere la pazienza Frodo, levati dai piedi o giuro che ti prendo a calci" minacciai. "Fallo!" rispose lei con tono di sfida lasciandomi perplessa per come i suoi occhi mi guardavano fisso.
"Attenta, potrei prendere in seria considerazione l'idea" soffiai quasi divertita da quella stupida provocazione.
"Tanto è quello che sei abituata a fare no?" disse acida "Fare male alle persone, sai fare solo quello" disse altezzosa.
"Già, vuoi una dimostrazione Polly Pocket" la minacciai puntando il pugno in direzione della sua faccia.
"Non ti è bastato torturare Piper?" sputò fuori tutto d'un fiato.
Alzai un sopracciglio osservandola interdetta.
"Ti senti realizzata ora? Sei soddisfatta del tuo stupido comportamento immaturo?" disse senza accennare ad abbassare lo sguardo.
"Sentimi bene..." feci per parlare ma in realtà non avevo molto da dire tuttavia lei mi interruppe.
"No sentimi bene tu, brutta vipera insensibile.
Piper ha sbagliato è vero! e ti assicuro che si sta punendo già abbastanza da sola per come sono andate le cose" disse quasi gridando, riprese fiato poi ricominciò.
"Credi di essere l'unica a soffrire per questa situazione?" domandò retorica.
"Io non soffro affatto" mi affrettai a rispondere indignata.
"Vai a raccontarlo a qualcun'altra" rispose prontamente zittendomi.
"Non ti ha sfiorato neanche per un secondo il pensiero che lei sia stata costretta a fare ciò che ha fatto? Non ha deciso lei di lasciarti! Non credere che sia facile per lei affrontare tutto questo, sta vivendo l'inferno a casa sua e dentro di se. Soffre per la tua mancanza e per averti fatta soffrire!" sputò tutto d'un fiato.
Rimasi immobile a soppesare le sue parole dure.
"Smettila di essere egoista, di vedere solo quello che ti fa comodo, è una situazione di merda non l'hai voluta tu, né lei. E' stata costretta e tu non le stai semplificando le cose" disse in preda alla rabbia. "Io...io" cercai di ribattere ma non riuscivo a pensare a nulla.
"Io... io... io, non sai dire altro Alex? Che razza di egoista. Non sei l'unica a soffrire in questa faccenda e, se pensi che non sia cosi, vuol dire che non hai capito un cazzo di Piper in questi mesi" mi gridò in faccia.
"Sai che ti dico? Forse sei tu che non ti meriti lei, di certo non ti meriti le lacrime che versa per te" concluse livida di rabbia.
"E ora se vuoi colpirmi fai pure ma ho ragione e, nel profondo del cuore di pietra che ti ritrovi, lo sai anche tu" aggiunse più calma respirando a fatica per lo sforzo e le urla.
Rimanemmo a guardarci per un secondo infinito finché, ancora scossa dalla rabbia, la moretta non girò sui tacchi lasciandomi li da sola con i miei pensieri.
"Al diavolo tu e la tua amica, stupida Morello" ringhiai a denti stretti poco dopo voltandomi e riprendendo la strada verso la palestra ancora con la testa affollata di pensieri e rabbia.
Ma come si permetteva di dare a me dell'egoista.
Egoista io? Piper era l'unica egoista, lei era l'unica colpevole in tutta quella faccenda,
certamente non io.
Non potevo davvero credere di dover sopportare anche l'ira della Morello che si era permessa di lanciarmi addosso una colpa che decisamente non mi apparteneva.

PIPER'S POV
Entrò nello spogliatoio ormai vuoto sbattendo la porta alle sue spalle con forza, il tonfo sordo rimbombò per la stanza.
La stavo aspettando non era un caso che, con la scusa di essere particolarmente affaticata, avessi preso tempo prima di entrare nella doccia. Ormai tutte le altre Cheerios erano andate via.
Ero sola, immobile, sotto il getto d'acqua calda con i muscoli completamente rilassati.
Sola, con lo sguardo fisso nel vuoto, in attesa di sentire la porta aprirsi. In attesa che arrivasse e, come avevo sperato, non tardò poi molto.
Non appena avvertì la porta chiudesi recuperai il mio asciugamano avvolgendolo intorno al mio corpo e richiusi il gettò d'acqua della doccia. Ero ferita dal suo comportamento e spaventata.
Ma non potevo negare che conoscevo Alex, quello che aveva fatto non era che una reazione al dolore che provava e che non sapeva come gestire se non trasformandolo in rabbia cieca.
Non sapevo cosa le avrei detto, forse avrei semplicemente dovuto lasciar perdere ma non potevo, era spaventata, dentro di me lo sapevo e non potevo sopportarlo.
Uscii dalle docce e la ritrovai intenta a cercare qualcosa nel suo armadietto.
"Al" mormorai con un filo di voce e lei sobbalzò appena voltandosi verso di me con aria sorpresa.
Percepì che fosse tentata di dire qualcosa ma non parlò, si limitò solo ad aprire la bocca un paio di volte ed a richiuderla per poi voltarsi ancora.
Eravamo sole, per la prima volta da quando ci eravamo lasciate, e improvvisamente avvertì anche io il disagio di quella situazione.
"Al" chiamai nuovamente incapace di dire altro. "Non parlarmi!" ringhiò lei "Non osare nemmeno guardarmi, sparisci dalla mia vista" ordinò con rabbia senza voltarsi.
"Al, io credo che noi..." cominciai con un sospiro timido.
"Noi?" scattò lei voltandosi con gli occhi sbarrati "Non esiste nessun noi, non esiste più.
Non azzardarti a ripeterlo" minacciò facendo due passi nella mia direzione e puntandomi il
dito contro.
Il suo tono autoritario, cosi come il suo sguardo cupo e lucido di rabbia, mi spaventarono non poco ma ingoiai a vuoto convinta che la soluzione giusta fosse chiarire una volta per tutte. Ormai eravamo li e, che lo volesse o no, avrebbe ascoltato le mie ragioni.
"Ascoltami, per favore, dammi solo la possibilità di.."
Ancora mi interruppe bruscamente.
"Non ti meriti alcuna possibilità del cazzo, non ti meriti niente da me. Hai capito? Niente" urlò isterica avvicinandosi sempre di più a me che, nonostante la paura, non mi mossi di un centimetro. "Cazzo ma perché devi sempre fare cosi? Ascoltami almeno" urlai a mia volta per sovrastare l'eco delle sue grida.
"NO! Non voglio ascoltare altre patetiche bugie inventate da una patetica stronza come te" gridò sprezzante lasciandomi spiazzata.

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