4. Una pericolosa sconosciuta

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PIPER'S POV
Respirai a fondo sperando che le gambe fossero in grado di reggermi in piedi, mi raddrizzai chiudendo il rubinetto e la guardai attraverso lo specchio. Incontrai il suo sguardo profondo e la sua espressione era enigmatica, non riuscivo proprio ad immaginare cosa le stesse passando per la testa.
Ok Piper, è la tua occasione, non startene cosi impalata dì qualcosa di intelligente, qualcosa di divertente, qualcosa di brillante... cavolo di qualcosa, qualunque cosa.

"Il mio gatto una volta mi ha detto di aver letto da qualche parte che la menta fa bene alla pelle.
Quindi non mi è andata tanto male in fondo" dissi tutto d'un fiato stringendomi nelle spalle.
Accennai un sorriso continuando a fissare il riflesso dei suoi occhi.
Lei corrugò la fronte alzando un sopracciglio.
Ok Piper, è ufficiale, ogni volta che parli perdi un'occasione per stare zitta, non potevi dirle semplicemente "ciao"?

Dopo pochi secondi però la sua espressione cambiò: i lineamenti del viso si distesero, allargò le labbra in un sorriso appena accennato che si fece via via sempre più ampio fino a che la sua risata non riempì il silenzio risuonando fra le pareti di quel bagno. Mi sembrò che il cuore avesse preso a battere al ritmo di quella melodia deliziosa. Era la stessa risata che avevo sentito quel giorno mentre le scattavo la foto, il suono più magico che avessi mai udito, ebbi il malsano desiderio di chiederle se potevo registrarla e usarla come suoneria. Ma mi trattenni.

"Te l'ha detto il tuo gatto?" ripeté lei tra una risata e l'altra.
"Si, è informato su queste cose. Lui è uno che legge molto anche se non è un gran chiacchierone, sa il fatto suo però. Se non fosse per la sua dipendenza dalle sostanze stupefacenti forse si sarebbe già laureato" dissi sorridendo. Lei rise ancora più forte ed io quasi non potevo crederci: mi sembrava di stare a tre metri da terra.
Era così bella ed io ero cosi incantata dal modo buffo in cui si contorceva dalle risate portandosi una mano davanti alla bocca mentre i suoi occhi erano lucidi d'allegria. Più brillanti che mai. Era una dea ed ora che era così vicina potevo dirlo con certezza. La sua pelle mi ricordava il cioccolato al latte, avrei potuto toccarla semplicemente allungando una mano ma non lo feci, mi bastava osservarla. Sarei potuta rimanere ore li immobile a guardarla ridere.
Risi anche io, ero troppo felice.
Mi voltai completamente verso la mia sinistra ed i nostri occhi si scontrarono in un contatto diretto. Mille scariche elettriche mi pizzicarono la schiena, il cuore mancò un battito ed avrei potuto giurare di aver sentito uno sfarfallio alla base dello stomaco. Tentai disperatamente di ricordare come si respirava ma, in quel momento, mi era difficile persino ricordarmi il mio nome. Lei smise di ridere ma il suo sorriso non si spense.
Alcune gocce di liquido gelido scivolarono da una ciocca dei miei capelli, infilandosi nella mia maglietta sussultai involontariamente ed un gridolino fuoriuscì dalle mie labbra.
"Farà anche bene alla pelle ma è fredda da morire" commentai mentre un brivido mi attraversava la schiena.
Lei riprese a ridacchiare, poi si mordicchio appena il labbro inferiore.

Dio ma come faceva ad essere così dolce e allo stesso tempo così sexy!

Frugò nel suo borsone finché non tirò fuori un asciugamano di spugna rosso, molto spesso, lo allungò verso di me. Titubai per qualche istante recuperando un minimo di lucidità.
Alex Vause era li con me da circa dieci minuti e non mi aveva né insultata, né sbeffeggiata, né ignorata. Ed ora mi stava addirittura offrendo il suo personale asciugamano in un gesto totalmente spontaneo e disinteressato.
Alex Vause !
C'era di sicuro una fregatura sotto.
"Guarda che è pulito. Non sto cercando di attaccarti qualche malattia e ti assicuro che non morde" disse lei tranquilla notando il modo perplesso e diffidente con cui osservavo quel pezzo di stoffa. Alzai lo sguardo verso di lei. Il suo viso era sempre lo stesso eppure c'era una luce strana. Non c'era ombra del suo solito ghigno malefico ed i suoi occhi, che di solito erano sempre cupi, scuri, pieni di rabbia, famelici come quelli di un lupo, ora sembravano fatti di un verde chiaro ed erano in un certo senso rassicuranti.
Allungai una mano sfiorando le sue dita per una frazione di secondo infinita mentre lo prendevo, un'altra scarica elettrica mi attraversò la spina dorsale ed il respirò si incastrò in gola. Anche lei sussultò impercettibilmente a quel contatto.
Mi rigirai quel pezzo di stoffa tra le mani,
accarezzai con la punta dell'indice un punto sul tessuto su cui era cucito elegantemente il suo nome. Mi sfiorò il pensiero di poterlo incorniciare ed appenderlo sopra il mio letto.
Mio Dio, aveva ragione Lorna ero davvero una stalker oltre al fatto che probabilmente avevo bisogno di un buono psichiatra.
Alzai nuovamente lo sguardo per incrociare il suo.
"Grazie" sussurrai.
Lei rilassò le labbra e sorrise. Mai in vita mia avevo visto qualcosa di così incredibile.
Tutti dicevano che era il diavolo ma, in quel momento, non riuscì a pensare a nulla di più angelico e perfetto di quel sorriso.

ALEX'S POV
Sorridevo come un'ebete e non sapevo nemmeno io perché, non potevo farne a meno.
Ero rimasta incantata dallo splendore dei suoi occhi ora che potevo vederli così da vicino avrei voluto tuffarmici dentro. Prese ad asciugarsi i capelli col mio asciugamano, sentivo fortissimo il bisogno di asciugaglieli io stessa, solo per il piacere di poter giocare con quelle ciocche more, di farci scorrere dentro le dita. Osservai il suo viso. Il suo naso era così piccolo e perfetto, le guance erano cosi buffe, le davano un tocco di innocenza, il suo sorriso era semplicemente spettacolare, contagioso.
Deglutii a vuoto quando si scoprì l'addome per asciugare qualche goccia scivolata fin laggiù attraverso la sua maglietta leggera.
Improvvisamente ebbi l'istinto di reggermi al lavandino, come se sentissi le gambe troppo instabili per sostenere il mio peso.
Madre de Dios!
Aveva una pelle non troppo chiara e sembrava cosí liscia. Il ventre era piatto e sodo, sembrava una statua greca. Mi leccai le labbra in un gesto automatico ed ebbi l'immediato istinto di affondare i denti su quel ventre perfetto per scoprirne il sapore e constatare se era davvero cosi marmoreo come sembrava.

Mi riscossi dai miei pensieri distogliendo lo sguardo. Quello era troppo! Ma che accidenti stavo facendo? Non conoscevo neanche il nome di quella tizia, cosa che già implicava che era una povera sfigata. Si era beccata una granitata il primo giorno di scuola, cosa che voleva dire che nella scala sociale scolastica quella ragazza era decisamente al di sotto dell'ultimo gradino.
Ed io non solo avevo provato compassione per lei, seguendola in bagno per accertarmi che stesse bene, le avevo dato il mio asciugamano!
Quello con il mio nome cucito sotto il logo dei Cheerios. E ora cosa stavo facendo? Decantavo nella mia testa la bellezza e la perfezione del suo corpo desiderando persino di morderla?
Tutto ciò era inammissibile! Non c'era nulla di sensato nel mio comportamento, mi aveva completamente dato di volta il cervello, stavo perdendo la ragione.
Che accidenti mi stava succedendo?
Dovevo andarmene da li e farlo subito, stare lontana da lei il più possibile, perché, chiunque fosse quella ragazza, una cosa era certa:
nuoceva gravemente alla mia sanità mentale.
E tutti dicevano che la cattiva ero io... quella li era il male, ne ero più che certa.
Cominciai ad indietreggiare con passo tremante. La guardavo di sottecchi con la
cautela di chi ha a che fare con una tigre scappata dallo zoo.
Lei si voltò a guardarmi stranita.
"I-io d-devo andare ora..." deglutii incapace di aggiungere altro. Lei fece per parlare ma mi voltai di scatto spalancai la porta e mi precipitai fuori come una furia correndo per i corridoi deserti come se stessi scappando da chissà quale pericolo.

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