11. Box doccia

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ALEX'S POV
Entrai nello spogliatoio richiudendo la porta alle mie spalle, era completamente vuoto, in lontananza solo il brusio sommesso dell'acqua che scrosciava lenta in una delle docce nascoste dietro la parete al di là degli armadietti rossi. I pochi vestiti di Piper appallottolati accanto al suoborsone su una panca.
Raggiunsi a grandi passi la parete, feci capolino con la testa dall'altra parte ed intravidi la schiena nuda della bionda intenta ad insaponarsi i capelli sotto la doccia in fondo.
-Curioso- pensai. Nessuna delle altre usava mai quella doccia. Fin da subito me ne ero appropriata e, quando finivano gli allenamenti, tutta la squadra sapeva che l'ultimo box doveva restare libero per uso privato e personale del capitano. Era una strana coincidenza che, tra tutti i box doccia, Piper avesse scelto proprio quello.
Semi nascosta dietro la parete rimasi per un po' ad osservare il suo profilo. Potevo vederla solo fino alle spalle perché il muretto del box doccia mi impediva di ammirarla oltre. Se ne stava ad occhi chiusi, con la bocca semi aperta, i capelli bagnati ricadevano disordinati lungo la schiena e le mani insaponate si muovevano lente e sincronizzate ai lati del collo, massaggiandolo piano, mentre la sua pelle accoglieva l'acqua bollente come una carezza

Ero senza parole, incantata da quella visione, sarei potuta rimanere li per giorni a guardarla.
Mi morsi il labbro inferiore per cercare di soffocare un sospiro ma non ci riuscii, lei dovette sentirlo perché fece per voltarsi ed in quello stesso istante con uno scatto secco tornai a nascondermi dietro il muro. Trattenni il respiro per qualche secondo, terribilmente imbarazzata. Mi aveva vista?Non avrei saputo dirlo con certezza.
Sperai di no, cosa avrebbe pensato se mi avesse sorpresa a guardarla?
Già e poi, ripensandoci, per quale dannato motivo la stavo guardando? Perché diavolo ero li?Improvvisamente tutta la frenesia cieca che mi aveva guidato fino a quel momento si diradò facendo spazio alla ragione. Non avrei dovuto trovarmi li, quell inspiegabile voglia che avevo di lei era sbagliata, terribilmente sbagliata. Era una ragazza, accidenti! Ed io, non solo mi ero eccitata nel vederla ballare, ma me ne stavo li a fissarla di nascosto mentre era sotto la doccia.
Stavo dando di matto non c'era altra spiegazione.
Vergognati Alex, va bene essere focose ma così stai esagerando.
Scossi la testa un paio di volte, dovevo uscire di li. Arrivai alla porta aprendola con uno scatto.

"Alex?"
Mi bloccai. La mano sulla maniglia, un piede già fuori, deglutii a vuoto. La sua voce incerta era come un sussurro che però rimbombò pesante nelle mie orecchie. Persa nei miei ragionamenti non mi ero accorta che l'acqua nella doccia aveva smesso di scorrere. Mi voltai piano cercando mentalmente una scusa da propinarle sul perché mi trovassi li ma, quando mi ritrovai a scrutare nuovamente la stanza, lei non c'era.
"Alex?" chiamò di nuovo stavolta con una voce più ferma. Era ancora nella doccia, come faceva a sapere che ero li?
All'improvviso il dubbio si fece certezza, mi aveva vista poco prima, si era accorta che la stavo guardando ed aveva sentito il mio sospiro.
Ecco, ora ero davanti ad un bivio, sarei potuta uscire e basta e lei avrebbe pensato di aver visto male o, se anche fosse stata certa di avermi vista, avrei sempre potuto negare fino alla morte. In fondo era la sua parola contro la mia.
"Al" mormorò con una dolcezza che mi fece tremare il cuore. Anche se non potevo vederlo percepivo quel sorrisino appena accennato sul suo volto, come se sapesse che, si, ero proprio io. Come se in quel mio silenzio, nel mio indugiare sulla porta che aveva sentito aprirsi ma non richiudersi, lei avesse colto la mia indecisione e volesse rassicurarmi.

"Ho dimenticato l'asciugamano Al, puoi portarmelo? Per favore" la senti cantilenare "E' accanto alla mia biancheria sulla panca".
Non risposi, il mio sguardo vagò per la stanza soffermandosi prima sull'asciugamano rosa piegato con cura, poi su quel piccolo tanga azzurro ricamato lasciato distrattamente li in
bella vista.
"Per favore Al! Non vorrai che esca di qui nuda" ribadì lei.
Senza riuscire a formulare un pensiero razionale, troppo presa dalla sua ultima affermazione, richiusi la porta ed afferrai l'asciugamano. Deglutii a vuoto respirando a fondo prima di svoltare il muro e affogare in quelle due irridi nocciola, la ritrovai a fissarmi, il viso parzialmente nascosto dietro le braccia nude incrociare sul muretto del box. Riuscivo a vedere solo gli occhi che mi scrutavano.
"Evviva ti sei decisa finalmente! Sto morendo di freddo" borbottò dalla sua posizione.
Rimasi paralizzata, indecisa su cosa fare. Lei non accennava a muoversi, così azzardai un passo nella sua direzione poi un altro, un altro ancora. Lei mi osservava senza scomporsi.

Ok Alex altri due o tre passi poi le basterà allungare il braccio e prendersi l'asciugamano, dopodiché tu te la darai a gambe da qui.
Un altro passo.
Un altro.
Ancora uno.
Mi fermai a mezzo metro da lei.
"Hai per caso paura che ti morda, Alex? Mi guardi come se fossi un animale pericoloso" ridacchiò.
-Oh ma lo sei piccola Pips- pensai.
Sorrise maliziosa davanti al mio ennesimo silenzio.
All'improvviso i suoi occhi che, fino ad un
attimo prima, trasudavano innocenza e purezza
erano diventati lucidi. Il suo sguardo ora
bruciava su di me, ne avvertivo la malizia, il
desiderio, mi guardava come se avesse voluto
divorarmi. Un brivido caldo mi solleticò la
schiena quando si lecco lentamente le labbra
senza staccare gli occhi dai miei.

Poi fu un attimo. Prima che potessi rendermene conto uscì dal box senza indugiare, per una frazione di secondi dimenticai il mio nome, dimenticai persino di respirare. Quel corpo perfetto che poco prima avevo bramato così intensamente mentre si muoveva al ritmo della musica stuzzicando le mie fantasie più nascoste, ora era li a pochi passi da me, in tutta la sua perfetta nudità. Era bellissima, calda, bagnata e mi sorrideva mentre, a passo lento, iniziò ad avvicinarsi. Ebbi l'istinto di indietreggiare ma non lo feci. Ero troppo concentrata a seguire il percorso di una solitaria gocciolina d'acqua che, dopo essere scivolata via dalla ciocca dei suoi capelli, aveva cominciato la sua discesa lungo la pelle liscia della spalla, si era soffermata appena sul petto per poi continuare lenta lungo uno dei seni, sodo... perfetto. Raggiunse il capezzolo e li si fermò del tutto. Sentii forte l'istinto di ripercorrere quell'identico sentiero sulla sua pelle con le dita e con la lingua.
Cominciai a sudare freddo mentre il respiro si faceva più pesante e lei si avvicinava pericolosamente.
"Tutto bene?" mi domandò senza smettere un secondo di fissarmi con lo sguardo languido.

Feci per aprire bocca ma non riuscii ad emettere alcun suono, se non un sospiro roco.
Si fermò così vicina che quasi potevo sentire il suo respiro caldo rimbalzarmi sul viso arrossato. Il suo sguardo vagò dai miei occhi alle mie labbra un paio di volte poi, senza preavviso, appoggiò il palmo della mano sulla mia guancia, premendo i polpastrelli sulla mia pelle.
"Cosa c'è? Il gatto ti ha mangiato la lingua?" mi domandò prima di annullare la distanza tra noi premendo delicata le sue labbra sulle mie.
Restai immobile con gli occhi spalancati, incapace di muovermi, persino di respirare mentre la punta della sua lingua scivolava leggera come una piuma lungo il mio labbro inferiore pregandomi di lasciarla entrare. Non la feci attendere oltre, dischiusi le labbra come ipnotizzata dal suo sapore buono, da quel bacio così delicato che mi toglieva il respiro.
La sua mano scivolò dietro la mia nuca, mi tirò a se, istintivamente chiusi gli occhi e sospirai quando le nostre lingue si incontrarono. Durò pochi secondi anche se a me parve un tempo infinito. Non feci in tempo ad abituarmi a quella sensazione meravigliosa perché lei si staccò rapida tornando ad osservarmi.

"A quanto pare no, la tua lingua è a posto, mi ero presa uno spavento" bisbigliò.
Sfilò l'asciugamano dalle mie mani e se l'avvolse intorno al corpo e mi fece l'occhiolino prima di oltrepassarmi e dirigersi verso lo spogliatoio.

PIPER'S POV
O mio Dio!
Mi schiacciai completamente contro la parete della stanza appena fui nascosta alla sua vista.
Cercai disperatamente di regolarizzare il respiro, di calmare il battito del cuore impazzito. Non potevo credere di averlo fatto davvero.

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