63. Ricoprirsi

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PIPER'S POV
Quella giornata fu abbastanza strana per me.
Sotto caldo suggerimento di Alex decidemmo di andare a casa mia subito dopo colazione.
Mangiai con una lentezza fuori dal comune e ci impiegai almeno dieci minuti più del necessario per la doccia.
Non volevo andare a casa. La verità è che ero spaventata a morte da ciò che avrei potuto trovare, soprattutto dopo aver saputo che i miei avevano chiamato i genitori di Alex
chiedendogli di intervenire.
Cosa accidenti voleva dire intervenire?
Non lo sapevo e non lo volevo sapere. Per quanto mi riguardava desideravo solo poter rimanere a letto tutto il giorno stretta alla mia Al lontana dal mondo.

Quando arrivammo a casa mia ero tesissima, oltre ogni immaginazione.
Avevo le chiavi ma non le usai. Bussai al campanello come fossi un'estranea in visita perché era esattamente cosi che mi sentivo.
Ci misero più del necessario per aprire ed io non riuscii a capire se fosse semplicemente una coincidenza o se stessero prendendo tempo per capire cosa fare.
Continuavo a guardarmi in giro spaesata, la mano di Alex si intrecciò nella mia stringendola forte e il suo sguardo mi rassicurò in un istante.
Fui grata al destino o a Dio o a chi per lui per avermi donato quella meraviglia di donna.
Mio padre venne ad aprire. Ci scrutammo in silenzio a vicenda, guardai i suoi occhi e sentii che mi osservava come se non potesse vedermi davvero.

"Ciao papà" soffiai piano stringendo la mano di
Alex.
Lo sguardo dell'uomo vagò da me alla corvina fino a soffermarsi sulle nostre mani intrecciate.
"'Tua madre non è in casa" disse calmo.
Mentiva. Le macchine erano entrambe nel vialetto e se mi concentravo di più potevo sentire i singhiozzi provenienti dalla cucina.
"Piper credo sia il caso che tu resti da Alex per qualche giorno, magari fino alla fine delle vacanze di primavera" disse guardandomi a malapena prima di distogliere lo sguardo per puntarlo su un punto imprecisato oltre le nostre teste.
Non dissi nulla, mi limitai ad annuire piano cercando di cacciare indietro le lacrime che già minacciavano di invadermi.
Sentii Alex sospirare di rabbia al mio fianco, cercai il suo sguardo scuotendo al testa mentre lei già si preparava ad una sfuriata.
Non serviva a nulla. La pregai con gli occhi di stare calma e lei obbedì mordendosi il labbro per trattenere la sua rabbia.
Mio padre si fece da parte permettendomi di salire in camera mia per prendere un po' delle mie cose.
Alex non volle entrare, mi aspettò appoggiata alla sua macchina.
Entrai in casa, respirando l'odore familiare dell'ambiente. Le lacrime mi pizzicarono gli occhi ma feci di tutto per trattenerle, dovevo essere forte. Avevo fatto una scelta e sapevo che era quella giusta anche se i miei genitori non la pensavano cosi.
Chi ha detto che gli adulti hanno sempre ragione?
Misi un po' delle mie cose in un paio di borsoni, mi fermai a fare le coccole al mio gatto, che tanto mi era mancato, e cercai mia sorella in giro per casa senza trovarla.
Non entrai in cucina, non avevo la forza di vedere ancora la delusione ed il vuoto negli occhi di mia madre.
Passai davanti al salotto dove mio padre osservava un punto imprecisato seduto sulla sua solita poltrona.
"Allora io vado" mormorai a testa bassa.
Lui non disse nulla. Rimase lì, immobile, come se nemmeno mi avesse sentita.
Deglutii a vuoto cercando di mandare giù il nodo che mi si era formato in gola, con scarsi risultati.
Girai sui tacchi uscendo semplicemente da quella casa con la sensazione di star lasciando li un pezzo importante della mia vita e la paura di non poterlo più recuperare.
Poco male, pensai, mentre una lacrima solitaria mi accarezzava il volto.

Ad aspettarmi c'era una vita nuova ed era rinchiusa in quelle iridi d'oro nero che mi osservavano comprensive ed innamorate.
Guardai Alex ed il suo sorriso dolce mi raccontò di un futuro che non conoscevo ancora ma che sapevo sarebbe bastato a riempire le voragini dolorose scavate dal passato e da questo presente che, se da una parte mi stava riportando a lei, dall'altra mi logorava perché mi allontanava dalla mia famiglia.
Lasciai cadere i borsoni avvicinandomi a lei per prenderle il viso tra le mani e scrutarne ogni minimo particolare prima di congiungere le labbra alle sue.
Non mi importava che mio padre potesse essere ancora li in salotto a guardarci dalla finestra, anzi, sperai che così fosse, che potesse vedere con quanto orgoglio mostravo al mondo la sicurezza della mia scelta, la forza del mio amore per lei.
Perché, se una felicità esisteva, potevo conoscerla solo attraverso gli occhi di Alex.

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