15. L'unica eccezione

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ALEX'S POV
Istintivamente sorrisi a quell'immagine perfetta che mi si era materializzata davanti agli occhi, anche lei sorrise ed allungò una mano verso di me. Le sue dita leggere come piume mi scostarono una ciocca di capelli dal viso e si posarono sulla mia guancia.
Il torpore del sonno pian piano si affievoli, lentamente una consapevolezza inaspettata si fece largo dentro di me, richiusi gli occhi ormai completamente svegli e li riaprì un secondo dopo. Lei era ancora li.
Non stavo sognando.
Con un gesto felino mi scansai dal suo tocco spalancando gli occhi, la sua mano rimase sospesa a mezz'aria poco lontano dal mio viso, la ritrasse mentre il suo sorriso si trasformò in un'espressione confusa.
Mi sollevai sui gomiti e, pochi istanti dopo, scivolai velocemente lungo il materasso, ritrovandomi inginocchiata al centro del letto in preda al panico.
"Che... che ci fai qui? Come sei entrata?" domandai con la voce roca ancora un po'
impastata dal sonno.
"Marie mi ha fatto salire, non voleva in realtà, ho dovuto inventare una scusa" spiegò lei con un filo di voce.

"M-ma perché? Perché sei qui?" sbottai io.
"Volevo vederti. Io dovevo vederti, Al..." squittì lei abbassando lo sguardo.
"Io credo che... insomma non dovresti essere qui, credo che tu debba andartene, Piper" dissi con voce tremante tentando disperatamente di non guardarla.
"Non potrai evitarmi per sempre" fece lei seria alzando lo sguardo, sentivo i suoi occhi su di me mi scrutavano come volessero scavarmi nell'anima, lo avvertivo anche se non la guardavo.
"Io non ti sto evitando, non vedo perché dovrei farlo" biascicai cercando di essere convincente.
"Invece io penso che tu lo stia facendo e non credo sia giusto per nessuna delle due, Al"
rispose. Colpita in pieno.
"Smettila di chiamarmi così" ringhiai.
"E tu smettila di evitare i miei occhi, guardami
Alex" ordinò decisa alzandosi in piedi per poi sedersi sul materasso proprio di fronte a me che continuavo a fissare il lenzuolo appallottolato al lato del letto.
"Guardami" ribadì più calma.
Ingoiai a vuoto incapace di obbedire.
"Al..." sussurrò dolcemente e le sue dita corsero a posizionarsi sotto il mio mento fece una leggera pressione ed io alzai il viso senza obbiettare "Guardami" bisbigliò ed io obbedii.

Quei due occhi celesti mi sfiorarono l'anima.
"Da cosa ti stai nascondendo?" mi domandò calma.
Deglutii a vuoto, cercavo mentalmente le parole, ma la mia bocca fu più veloce del mio cervello.
"Da te" soffiai fuori incapace di mentire a quegli occhi di ghiaccio.
"Perché?" chiese
"Perché quando sono con te perdo ogni controllo su me stessa" risposi sincera, quasi ipnotizzata da lei.
"Ed è una cosa tanto negativa?" domandò distendendo le labbra in un sorriso gioioso.
Non risposi, non sapevo neanche io cosa avrei potuto ribattere. Era una cosa negativa? La ragione mi gridava che si, era sbagliato e totalmente irrazionale.
Ma il cuore la pensava in tutt'altro modo e, come lui, ogni altra cellula del mio corpo.
Ogni fibra del mio essere desiderava perdersi in quell'angelo biondo davanti a me.
"Alex.." cominciò lei tornando seria, allontanò le dita dal mio viso e ingoiò a vuoto
prima di continuare " ..se, in qualche modo, pensi che io abbia fatto qualcosa di sbagliato o se credi che ciò che è accaduto fra noi qualche giorno fa sia sbagliato devi dirmelo" disse seria distogliendo lo sguardo da me

"Se è questo che ti fa stare male, se ti spaventa così tanto, va bene, lo capisco. Non te ne faccio una colpa ma devo saperlo. L'ultima cosa che voglio è sconvolgerti la vita o farti un torto... non è stato nulla di così tragico. Chiedimi di dimenticare che sia mai accaduto ed io lo farò, sarà come se non fosse successo non ne parleremo mai e tu tornerai alla tua vita di sempre. Chiedimi di dimenticarlo e io lo dimenticherò se è questo che vuoi".
"Tu vuoi questo?" le domandai di getto.
"Io voglio che tu stia bene, voglio solo che tu sia felice" rispose prontamente.
"Perché?" chiesi curiosa. Non riuscivo a capire da dove venisse tutta quella dolcezza e come mai lei non era per niente confusa quanto me dall'accaduto.
Lei sorrise tristemente abbassando lo sguardo sulle sue mani che si torturavano tra loro senza pace.
"Beh... temo che, a questo punto, sia inutile nasconderlo e poi ormai siamo in vena di confidenze" disse tra se.
"Mi piaci, Alex" le sue parole riempirono la stanza rimbombando nelle mie orecchie mi sorpresero stordendo i miei sensi.
"Mi piaci da sempre, dalla prima volta che ti ho vista camminare nei corridoi di scuola, ho lottato in vano contro questo sentimento. Ma non c'è stato rimedio, mi sei scoppiata dentro al cuore come una mina. Non ti avevo neanche mai parlato e già solo il pensiero di te mi bloccava il respiro, ti ho sognata e bramata da lontano negli ultimi due anni della mia vita, sei stata, e sei tutt'ora, un tormento, una costante ossessione per me" si fermò prendendo fiato. I suoi occhi tornarono ad incatenarsi ai miei mentre io ero impietrita, incapace di formulare alcun pensiero razionale.
"Sei bellissima" riprese lei "Ed io sono pazza di te. Mi hai sconvolto la vita senza che io potessi accorgermene, mi hai travolta come un vortice, sono completamente a terra e non hai idea di quante notti non ho dormito pensando a te. Ho vissuto in questi due anni nella speranza di ricevere un tuo sguardo sperando che tu ti accorgessi di me" parlò tutto d'un fiato ed io stentavo a ricordarmi come si faceva a respirare.
Mi guardava speranzosa aspettando probabilmente una risposta che tardava ad arrivare. Per la prima volta nella mia vita ero senza parole.

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