5. Best Friends

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ALEX'S POV
Mi lasciai scappare un altro lungo sospiro, con le labbra serrate intorno al bordo della mia sigaretta, la allontanai dal viso soffiando. Una nuvoletta di fumo blu fuoriusci dalla mia bocca semichiusa. Ne osservai il lento dissolversi verso l'alto mentre i pensieri continuavano ad accavallarsi nella mia mente, ad ogni respiro una nuova immagine prendeva forma nella mia testa per poi dissolversi rapidamente proprio come quegli sbuffi di fumo.
Mi ero rifugiata dietro gli spalti del campo da football, sperando che l'aria fresca ed una sigaretta mi aiutassero ad alleviare il turbinio di emozioni che mi avevano travolta poco prima.

Tentativo inutile.

Pensavo a lei nonostante desiderassi evitarlo, continuavo a pensarci. Mi ritrovai involontariamente a sforzarmi per ricordare la prima volta in cui mi ero imbattuta in quegli occhi. Non ci riuscivo. Era strano eppure doveva esserci stato un momento preciso. Un anno prima? O magari due? Non lo sapevo.

"Fumi nell'orario scolastico? Cerchi guai
Vause" Nicky spuntò dal nulla facendomi sobbalzare "Sai che se la coach ti becca come minimo ti sbatte in fondo alla piramide? O, peggio, ti caccia dalla squadra" concluse lei quando incrociai il suo sguardo carico di rimprovero.
Scrollai le spalle osservando la sigaretta tra le mie dita, le diedi un colpo secco con l'indice e un ricciolo di cenere si staccò disperdendosi nell'aria, trascinato via da un soffio di vento.
"Hai saltato la lezione di storia" continuò la bionda per niente sorpresa della mia reazione.
"Non ero in vena" commentai.
Lei non disse nulla. Fece qualche passo nella mia direzione allungò una mano verso di me ed io le passai la sigaretta che ormai era a metà. Se la portò alle labbra senza smettere di guardarmi mentre aspirava.
"Tutto bene?" mi chiese prima di soffiare fuori il fumo.
"Non ne sono certa" affermai onesta.
"Vuoi parlarne?" domandò.
"Non ne sono certa" risposi nuovamente accennando un sorriso. La guardai con la coda dell'occhio, lei annui e distolse lo sguardo da me. Fece un altro tiro poi lasciò cadere la sigaretta, spegnendola con la punta del piede.
Era per quello che adoravo Nicky: mi conosceva più di chiunque altro, sapeva bene quanto avessi bisogno dei miei tempi, quanto fossi restia a condividere i miei pensieri. Si accorgeva sempre quando qualcosa non andava ma non mi forzava mai perché gliene parlassi. Sapeva che, quando fossi stata pronta, sarei corsa io da lei per raccontarle ogni cosa, consapevole che mi avrebbe ascoltata con pazienza, senza giudicarmi. E che avrebbe saputo consigliarmi
al meglio.
Per chi ci guardava dall'esterno lei era semplicemente la mia tirapiedi numero uno, una specie di sottoposta che mi seguiva dappertutto solo per brillare della mia luce riflessa. Ed io la lasciavo fare usandola come una sorta di cagnolino da compagnia. Ma non era cosi. Per quanto potessi essere acida con lei, per quanto freddamente potessi trattarla, sapevo dentro di me che lei era l'unica cosa buona che avessi nella mia vita. Era la mia famiglia.
Quante volte nel corso degli anni mi ero rifugiata da lei per sfuggire alla solitudine infinita di casa mia: una gabbia d'oro sempre vuota, fredda, cupa. Piena di oggetti di valore, certo, ma spoglia come solo un luogo privo d'amore può essere. Mio padre sempre in giro fra l'ospedale, i convegni, le cene con i colleghi, le feste, le amanti.
Mia madre sempre in viaggio, perché "non ha senso avere tanti soldi se poi non te li godi come si deve" come ripeteva sempre.
Ed io rimanevo li. Con la governante, sommersa dai regali, viziata come pochi bambini potevano permettersi di essere. Mai, mai nella mia vita, mi era stato detto no.
Perché in qualche modo dovevano giustificare la loro costante assenza, perché credevano che i giocattoli ed in seguito i contanti, i vestiti, la macchina costosa, avrebbero compensato la loro mancanza. Mi avrebbero fatta sentire amata.
Troppe volte sottovalutiamo il potere di un abbraccio, di una carezza o di una parola gentile.
I miei non avevano mai dato importanza a nessuna di queste cose ed io avevo imparato presto a farne a meno.
Mi ero costruita un muro impenetrabile intorno, conscia che al mondo esistesse un'unica persona di cui potessi fidarmi: me stessa.

with somebody who loves meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora