56. A Thausand Miles

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PIPER'S POV
"Hai preso tutto? Lo spazzolino, il pigiama pesante? Quello leggero? Hai il cappello di lana?"
Sbuffai con forza roteando gli occhi.
"E' la sesta volta che me lo chiedi mamma, rilassati ho tutto. E comunque vado a New York non in Alaska" dissi esasperata chiudendo la mia valigia.
"Non sono tranquilla Piper, avremmo dovuto accompagnarti noi. Non mi piace che tu e Lorna affrontiate un viaggio cosi lungo in macchina e, per di più, che stiate quattro giorni in quella grande città da sole" disse per l'ennesima volta.
"Mamma, sta tranquilla! Ti ho già detto che andrà tutto bene, devo abituarmi a cavarmela da sola, no? In autunno dovrò vivere a New York per conto mio o sbaglio? E' ora che ti abitui" dissi stancamente.
Era circa la decima volta in una settimana che ripetevamo quella sceneggiata.
"Pip siamo in ritardo sulla tabella di marcia" urlò Lorna spazientita battendo l'indice sul quadrante del suo orologio.
"Lo so Lor! Non ti ci mettere anche tu, ti prego!" la rimbeccai io stancamente. "Allora mi raccomando, andate piano, chiama una volta ogni mezz'ora durante il viaggio, capito? Non fatemi preoccupare. E, una volta li, ricordate di non uscire mai di sera. Ho sentito storie terribili su quella città" disse mia madre stringendomi forte.
"E non digiunate in questi giorni. Lorna assicurati che mangi ti prego" disse mentre abbracciavo mio padre.
"Non si preoccupi signora Chapman" disse sicura
Lorna.
"In bocca al lupo per le vostre audizioni signorine disse mio padre fiero mentre lasciavo
un bacio sulla testa di Cal.
Salutammo un'ultima volta e facemmo per andarcene. Mia madre mi bloccò per un ultimo abbraccio e io mi lasciai stringere controvoglia.
"Sono felice che tu vada via per un po' da questa città. Ti farà bene stare lontana da qui, potresti davvero ritrovare la serenità perduta e.. capire tante cose, bambina mia" disse al mio orecchio con fare sicuro.
Sapevo a cosa si riferiva e non volevo neanche pensare cosa sarebbe accaduto se avesse saputo che non mi allontanavo affatto da Alex ma che, addirittura, veniva con me.
Salimmo nella macchina di Lorna dopo aver caricato la mia valigia.
"Arriviamo New York" disse lei eccitata battendo le mani prima di mettere in moto ed uscire dal vialetto di casa mia.
"Lor, dobbiamo fare un'altra sosta prima" la informai.
"Ah si?" domandò lei poco sorpresa.
"Già" dissi guardandola stranita.
"E' un problema?" domandai sospettosa.
"Certo che no" rispose cercando di trattenere un sorriso.
"OK, gira a destra" le indicai senza smettere di fissarla sospettosa.
Lei obbedì e mi lanciò un'occhiata fugace.
"Che c'è?" domandò innocentemente.
"Non vuoi sapere dove stiamo andando?" chiesi.
"Dove stiamo andando?" domandò fintamente incuriosita.
"Tu lo sai già, non è vero?" dissi stringendo gli occhi in due fessure.
"Ma di che parli?" disse lei facendo la finta tonta. "Niente, lascia perdere" sospirai ripromettendomi di tenerla d'occhio in quei giorni.
Arrivammo a Lima Heights e indicai a Normani di fermarsi in prossimità di casa della corvina.
"Nicky!" urlò lei ancora prima di fermare la macchina scendendo di corsa mentre una Nicky allegra la attendeva nel vialetto accanto all'auto
di Alex.
Le due si abbracciarono parlottando fitto tra loro e smisero subito non appena mi avvicinai.
"Credo abbia gradito la sorpresa" mi informò
Nicky allegramente stringendo a se una
Lorna sospettosamente sorridente.
"Voi due non me la raccontate giusta" dissi passando lo sguardo dall'una all'altra.
Non feci in tempo ad aggiungere altro perché il respiro mi si incastrò in gola quando Alec entrò nel mio campo visivo. Il cuore cominciò ad accelerare notevolmente.
Le campane. Io sentivo le campane ogni volta che la vedevo ed un vuoto allo stomaco.
Era incredibile l'effetto che aveva su di me. Mi faceva sentire una totale decerebrata. Il suo sorriso era sempre uno spettacolo nuovo e tremendamente emozionante ed i suoi occhi mi uccidevano ogni volta che incontravano i miei.
Si, morivo e risorgevo sotto quei gioielli verdi che erano le sue iridi. Ebbi l'impulso di correre a baciare quelle labbra piene e le adorabili fossette dipinte sul suo viso rilassato in un sorriso meraviglioso, uno di quelli che riservava
solo a me.
"Hem ragazze" provò Lorna "Hey, siete ancora con noi?" disse agitando una mano davanti al mio viso.
Fui costretta ad interrompere il contatto visivo.
E, sia io che Alex, ci trovammo a riscuoterci dalla trance momentanea nella quale eravamo precipitate.
"Finalmente ce l'avete fatta! Vi aspettiamo da mezz'ora" disse la corvina sarcastica.
"E' colpa sua. Io alle quattro ero già pronta" disse Lorna indicandomi.
"Hey" mi lamentai.
Feci per aggiungere altro ma dovetti fermarmi perché il suono cristallino della risata di Alex mi aveva strappato tutte le parole.
"Metti il catorcio in garage grande puffa e portate le valigie. Le nostre sono già nel cofano" disse acida Alex rivolta alla mia amica che non rispose in alcun modo alla provocazione limitandosi a fare ciò che le era stato chiesto.

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