69. Diploma

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PIPER'S POV
Continuavo a mettere e togliere l'eyeliner freneticamente, erano dieci minuti buoni che cercavo di applicarlo correttamente ma mi tremavano le mani.
Sbuffai mentre mi apprestavo per la quindicesima volta a ripetere l'operazione, una mano si posò leggera sulla mia spalla distraendomi.
"Lascia che ti aiuti" disse dolcemente Alex prendendo dalle mie mani la matita e facendomi voltare verso di lei.
Mi truccò con tocco preciso e soffiò appena sulla striscia nera che aveva tracciato sulla mia palpebra prima di invitarmi a riaprire gli occhi.
Continuavano a tremarmi le mani.
Lei se ne accorse e le prese tra le sue stringendole appena.
"Amore, andrà tutto bene" sussurrò "E' solo una cena e sono i tuoi genitori non degli estranei" disse.
"Lo so ma..." avevo la gola secca e le idee confuse "Ho paura Al" ammisi.
Non sapevo nemmeno io di cosa avessi cosi tanto timore. In fondo ci avevano invitate a cena insieme e, probabilmente, quello era il primo passo per firmare finalmente una sorta di pace.
Magari erano pronti ad accettarmi e ad accettare Alex e, in più, ad un giorno dal mio diploma.

Doveva essere un'occasione più che felice e lo sapevo.
Ma nonostante tutto non riuscivo a non essere spaventata. In fondo lo era anche Alex, benché cercasse di essere forte per me, sapevo che dentro stava esplodendo in balia di tutte le emozioni che la investivano.
Mi dissi che era normale avere paura perché, alla fine, i miei genitori si erano dimostrati molto volubili e non sapevamo cosa aspettarci davvero. Quella cena sarebbe benissimo potuta essere una scusa, un pretesto per convincerci a lasciarci o, peggio, per dirmi che ero definitivamente fuori dalla famiglia.
Quando, la sera prima, avevo esposto questo dubbio ad Alex lei aveva riso nervosamente poi aveva preso la mia mano portandosela al petto.
"Amore" aveva detto "Non fasciarti la testa prima del tempo, vogliono solo chiederci scusa, vedrai. Sono la tua famiglia e ti amano lo sai, sta tranquilla" aveva aggiunto.
Ma lo sapevo che aveva la mia stessa paura, non c'era bisogno che me lo dicesse lei.
Lo leggevo nei suoi occhi che un attimo prima mi guardavano rassicuranti e quello dopo si perdevano nel vuoto.
Il tragitto in macchina fino a casa mia fu breve e perlopiù silenzioso.
Alex mi sorrideva ogni volta che alzavo lo sguardo su di lei ed io facevo lo stesso o, almeno, tentavo di farlo.
Quando arrivammo stavo meditando già da due minuti buoni l'idea di implorarla di fare retromarcia e tornare a casa e lei l'avrebbe fatto se glielo avessi chiesto ma non potevo.
Ero un'adulta ormai e dovevo affrontare i miei problemi.
Scesi dall'auto e lei era già li ad aspettarmi accanto alla mia portiera, bellissima nei suoi jeans stretti con il suo top rosso ed i capelli sciolti sulle spalle.
Era incredibile.
Dio non mi sarei mai pentita di aver rischiato tutto per lei.
Mi avvicinai per baciarla piano e lei sorrise sulle mia labbra rispondendo al bacio.
"Andrà tutto bene piccola e, se anche non dovesse andare bene, non importa perché saremo insieme, ok?" disse dolcemente.
Io mi limitai ad annuire prima di prenderle la mano e farle strada fino alla porta d'ingresso.
Bussai col cuore in gola mentre Alex mi stringeva la mano.
Fu mio fratello ad aprire la porta, mi saltò al collo prima che potessi rendermene conto ed io risi tra i suoi capelli sollevandola di peso. "Ciao mostriciattolo" lo salutai lasciandogli un bacio sulla tempia.
"Alex" gridò lui entusiasto mentre la mettevo giù cinse con le braccia la vita della corvina che le accarezzò i capelli.
"Ciao Cal" disse sorridente.
Mio fratello si staccò da quell'abbraccio e ci prese entrambe per mano trascinandoci dentro.
Trovammo mio padre in salotto e, a giudicare dal giornale abbandonato sul pavimento e dai cuscini della poltrona un po' spiegazzati, era saltato in piedi di colpo sentendoci bussare.
Mi guardò con aria incerta ed io strinsi più forte la mano di Alex per impedirmi di correre ad abbracciarlo, non sapevo se mi avrebbe respinta e non volevo rischiare.
"Piper" sussurrò mio padre a mezza voce.
"Ciao papà" lo salutai con voce ferma.
Lo sguardo di mio padre si spostò da me ad Alex poi alle nostre mani intrecciate.
Degluti a vuoto distogliendo lo sguardo mentre il suo volto si tingeva di un lieve rossore.
"Ciao Alex" disse infine sollevando lo sguardo in quello della corvina che sorrise
timidamente
"Buonasera signor Chapman" disse educatamente. Dalla cucina spuntò mia madre con ancora in dosso il grembiule da cucina.
"Siete qui" disse entusiasta sorridendo appena imbarazzata.
"Ciao mamma" dissi accennando un tiepido sorriso che Alex imitò.
"Buonasera" disse la mora.
"Sono contenta che siate venute entrambe" disse mia madre con un sorriso che non riuscii a decifrare.
Cercai di sorridere a mia volta.
"La cena sarà pronta tra due minuti" annunciò.
Mio padre ci fece accomodare sul divano. Non lasciai la mano di Alex neanche per un secondo.
"Allora, domani è il grande giorno eh?" cominciò mio padre cercando di intavolare una discussione. Era piuttosto surreale tutta quella situazione e mi domandai dove volessero andare a parare con quel tentativo di fingere che fossimo in una situazione tranquilla ed amichevole.
Decisi comunque di dargli corda, forse quello era un tentativo di allentare la tensione e dovevo dire che ce n'era veramente bisogno.
"Già, domani ci diplomiamo" dissi io in tono piatto.
"Sono molto fiero di te. Io e tua madre lo siamo"disse mio padre guardandomi negli occhi.
Inclinai la testa di lato scrutando la sua espressione forse con l'idea di trovarvi un qualche segno di scherno ma non c'era nulla se non un profondo orgoglio che quasi mi fece commuovere.
"Grazie" mormorai.
"Alex farà il discorso di chiusura della cerimonia come studente con i migliori voti" mi affrettai poi a dire orgogliosa a mia volta.
"Pipes" mi rimproverò la corvina imbarazzata.
Non diedi peso a quel rimprovero. Volevo che i miei genitori fossero fieri della mia ragazza, tanto quanto lo ero io di averla accanto.
"Davvero impressionante, complimenti Alex" disse mia madre un po' sbalordita.
"La ringrazio" rispose lei.
"I tuoi genitori saranno fieri di te, immagino" aggiunse.
Alex titubò un attimo. In effetti nemmeno io ero sicura che i signori Vause sapessero ma non era certo il momento di pensarci.
"Già" convenne Alex, lasciando crollare l'argomento.
Dalla cucina si sentì il campanello del forno che annunciava che, quello che dall'odore doveva essere arrosto, era pronto.
"A tavola, su" ci invitò mia madre e ci alzammo per prendere posto.

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