24. Guai in Paradiso

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ALEX'S POV
"Dannatissimo semaforo!" la sentii ringhiare a denti stretti.
Voltai il viso per osservarla. Se ne stava raggomitolata sul sedile del passeggero, con le braccia incrociate sul petto, lo sguardo spaurito fisso sul rosso del semaforo che ci aveva sbarrato la strada. Dopo avermi spiegato velocemente l'accaduto si era chiusa in un silenzio fatto di sbuffi e sospiri impazienti e non aveva smesso un attimo di torturarsi il labbro inferiore con i denti.
"Pipes cerca di calmarti adesso" le consigliai accelerando non appena scattò il verde.
"Ma come... come diavolo dovrei fare a calmarmi? Che cosa le dico adesso?" piagnucolò nascondendosi il viso tra le mani.
D'istinto allungai una mano poggiandola sul suo ginocchio.
"Hey, andrà tutto bene vedrai" tentai di rassicurarla ma la mia voce risultava forse più incerta della sua. Mi sentivo terribilmente in colpa, l'avevo praticamente costretta a dormire da me ed adesso lei avrebbe pagato con i suoi le conseguenze di quel mio gesto fin troppo avventato.
Dios Alex, ma quanto sei stupida certe volte.

"Mi dispiace" sussurrai serrando più forte le dita in torno al suo ginocchio.
A quelle parole lei sembrò riscuotersi dalla trance in cui era piombata, si voltò di scatto verso di me che tenevo ancora gli occhi fissi sulla strada.
"Ti dispiace?" chiese seria.
"Si, è colpa mia in fondo, voglio dire... ti ho praticamente sequestrata è stata una cosa stupida. Ti ho messa nei guai" spiegai, ci pensai su un attimo "Però anche tu perché diavolo non hai detto a tua madre che stavi da me?
Insomma ci siamo conosciute ed ora che sei nelle cheerleader potrebbe tranquillamente pensare che siamo amiche! Perché diavolo hai dovuto dirle che stavi dalla nana?" al pensiero di Lorna sbuffai nervosa "E poi quella stupida hobbt, imbranata di una puffa, poteva inventarsela una scusa sul momento"
"Al per favore, così non mi aiuti" sbottò lei interrompendo il mio delirio verbale.
"Sì, hai ragione, scusa" mi zittii prontamente concentrandomi solo sulla strada.
Quando arrivammo più o meno nei pressi di casa Chapman fermai l'auto.
Mi voltai verso di lei che fissava la facciata di casa sua con un'espressione incerta.

"Coraggio Pipes, dì semplicemente la verità: che sei stata da me" proposi.
"Sì, ma questo non spiegherebbe comunque la bugia su Lorna" rispose lei prontamente.
Beh per quello non potevo farci nulla, avrebbe dovuto pensarci prima.
"Andrà tutto bene. In ogni caso chiamami per farmi sapere, d'accordo?"
Lei annui ed aprì la portiera. Mi rivolse uno sguardo interrogativo.
"Che c'è?" domandai
"Niente è che stavo pensando che... non ho il tuo numero" disse calma.
Cavolo era vero, dopo tutto quello che c'era stato era una cosa assurda che non ci fossimo ancora scambiate i numeri di telefono.
Presi al volo un foglietto ed una penna dal cruscotto.
Scribacchiai il mio numero e le allungai il pezzo di carta, lo strinse tra le mani osservandolo per pochi secondi prima di infilarlo in tasca.
Sospirò.
"Augurami buona fortuna" soffiò tremante.
"Coraggio" le feci il verso.
Si allungò per darmi un bacio, mi guardai intorno in un gesto automatico, notai in fondo alla strada qualche bambino che passeggiava allegramente con la propria mamma ed una signora, nel giardino davanti al quale eravamo parcheggiate, che annaffiava le piante.
Allungai il viso porgendole la guancia. La sentii irrigidirsi a quel gesto, senza lasciarmi alcun bacio uscì velocemente chiudendosi la portiera alle spalle. Mi lasciò lì un po' perplessa.
Decisi comunque di lasciar stare e rimisi in moto l'auto dirigendomi verso casa mia, non prima di aver inviato a Nicky un messaggio in cui le chiedevo di raggiungermi li.

PIPER'S POV
Quando entrai in casa sentii l'ansia attraversare ogni fibra del mio corpo, cercai mia madre e la trovai seduta in salotto sul divano con lo sguardo puntato sul pavimento ed un'espressione serissima sul volto.
Mio padre era in piedi di spalle, fissava il camino, nella stanza il silenzio era quasi palpabile.
Non appena si accorsero della mia presenza, mia madre scattò in piedi ed, in un attimo, fu davanti a me. Senza che potessi rendermi conto di cosa stesse succedendo uno schiaffo mi colpì in pieno viso facendomi gemere di dolore.
"Hai la minima idea di quanto ci siamo preoccupati? Dove accidenti sei stata stanotte?
E come ti sei azzardata a mentirci?" mia madre urlò con tutta la voce che aveva in corpo ed io mi ritrovai a mordermi forte un labbro per soffocare i singhiozzi che stavano per salire dalla gola. Calde lacrime cominciavano a scivolarmi sulle guance, un po' per il dolore di quello schiaffo che ancora pulsava sul mio viso ed un po' per il tono severo che mia madre stava usando.
"Rispondi!" urlò nuovamente.
Nessuna risposta arrivò. Non sapevo cosa dire e il respiro mi si era incastrato in gola.
"Eri con quel ragazzo vero? Con Larry?" sbottò allora mio padre intervenendo "Piccolo teppistello! Non mi è mai piaciuto, faceva tanto l'educato ed invece".
Il suono del campanello interruppe il delirio di mio padre che si ricompose respirando profondamente dirigendosi verso la porta, la aprì ed io sospirai incredula.
Ok, era ufficiale, il destino ce l'aveva con me.
Non c'era altra spiegazione. Qualcuno lassù mi odiava sul serio.

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