3. Frustazioni a cena

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La Maserati si avvia silenziosamente lungo la strada, facendo un percorso tranquillo fino al ristorante di lusso. Durante il viaggio, il suono del motore rimbomba appena, ma la mia mente è altrove, perso nei miei pensieri. Ad un certo punto, la macchina si ferma davanti all'imponente facciata del ristorante, illuminato da luci soffuse che conferiscono un'atmosfera di eleganza e sofisticatezza. Mia padre si volta verso di noi con un sorriso, indicando con un gesto il ristorante. "Siamo arrivati," annuncia con gentilezza. Con un sospiro, esco dalla macchina, consapevole che questo posto non fa per me.

Entro nel ristorante, guidata da mio padre e la sua compagna, mentre ci avviamo verso il tavolo riservato. Il personale ci accoglie con cortesia e ci fa accomodare in una zona tranquilla e riservata. Mi siedo, cercando di mantenere un'espressione neutra nonostante l'imbarazzo. "Spero che ti piaccia questo posto, Elisa," mi dice con gentilezza Alice. Faccio un cenno con la testa, cercando di mostrare un minimo di entusiasmo, anche se in realtà mi sento piuttosto a disagio.

Poco dopo, vedo Luca con un ragazzo familiare avvicinarsi al tavolo. "Oh, ecco Vittorio" afferma sorridente Alice. Piu si avvicina più quel volto mi sembra familiare. "Buonasera" sorride il ragazzo "Scusate il ritardo".

"Tranquillo Vittorio" sorride sua madre "Non hai ancora conosciuto Elisa, la sorella di Luca" afferma poi. Il suo sguardo si posa su di me. Il sorriso di Vittorio si allarga leggermente mentre i suoi occhi incontrano i miei, e per un istante mi sembra di cogliere una scintilla di riconoscimento nei suoi occhi. "È un piacere conoscerti, Elisa," dice con gentilezza, tendendomi la mano. "Lo stesso vale per me," rispondo, cercando di nascondere il mio imbarazzo.

"Mi sembra di averti già vista da qualche parte," commenta Vittorio con un sorriso sornione, guardandomi intensamente. "Probabilmente ti sei sbagliato," ribatto con tono freddo, senza concedergli la soddisfazione di darmi fastidio. "Potrebbe essere possibile a dire il vero" afferma papà "Andate nella stessa scuola, lui è un'anno avanti".

"Lunedì potresti accompagnarla a scuola" propone poi sua madre. "Preferisco l'autobus" la interrompo tornando su quel menu complicato dove ci vorrebbe una laurea per comprenderlo senza fregature. "Sembra che stai studiando quel menu come se fosse un testo di scuola" afferma Vittorio quasi come un rimprovero. "Voglio solo essere sicura di ordinare qualcosa che gradisco" rispondo cercando di mantenere la calma. "Elisa è eterna nelle sue scelte" afferma mio fratello che sembra andare d'accordo col figlio della compagna di papà. "Pensa sempre troppo, come sua madre," aggiunge mio padre. Senza dare spiegazioni, mi alzo da tavola e esco dal locale. L'aria fresca mi colpisce mentre mi avvicino all'ingresso. Istintivamente, pesco un pacchetto di sigarette dalla borsa e ne accendo una. Il fumo mi avvolge, offrendomi un momento di tranquillità mentre cerco di calmare i miei pensieri.

Mentre fumo in solitudine all'esterno del locale, Vittorio esce e con un gesto deciso butta a terra la mia sigaretta. "Ma che cazzo di probleimi hai?" chiedo irritata per la sua azione. "Entra" mi ordina con freddezza. "Forse prima non sono stata chiara, ma nessuno mi dice cosa fare" affermo con determinazione. "Non mi sembra che tu abbia avuto problemi a seguirne uno, sbaglio o non volevi venire con tuo padre?" ribatte Vittorio, il tono glaciale della sua voce sottolinea la tensione tra noi. "Non è affar tuo," rispondo seccamente, stringendo la mascella per contenere la rabbia che bolle dentro di me. "Allora entra, mia madre non sopporta la gente maleducata" afferma poi. "Ma evidentemente sa come comportarsi coi bugiardi. Sappiamo entrambi che non eri fuori quando io e mio fratello siamo arrivati e non voglio sapere dove siete stati prima di venire qui".

"Non ti ripeterò la terza volta di entrare" dice Vittorio con tono deciso, infiorando quello che ho detto. Il suo tono deciso e la sua determinazione mi fanno rabbrividire. Mi rendo conto che non vale la pena continuare a discutere con lui, quindi decido di cedere. "Va bene," rispondo infine, gettando via la sigaretta a terra e seguendolo all'interno del locale.

Mentre entro nel locale seguendo Vittorio, sento lo sguardo interrogativo di mio padre che mi segue con gli occhi. Appena mi siedo di nuovo al tavolo mio padre mi guarda con rimprovero"Tutto bene, Elisa?" chiede cercando di capire perché mi sono allontanata. Annuisco senza dare risposta.

"Com'è andata stamattina il progetto?" chiede Alice al figlio "Dev'essere stata una lunga sessione per non riuscire a tornare in tempo a casa".

"È stato impegnativo" risponde Vittorio. "O immagino che sexsione impegnativa" aggiungo con malizia. Vittorio mi guarda con un misto di sorpresa e irritazione, mentre mio padre scuote leggermente la testa, probabilmente disapprovando il mio tono provocatorio. "Elisa, non è il caso di fare commenti del genere," rimprovera mio padre con voce severa "Contrariamente a te, Vittorio s'impegna a scuola portando ottimi risultati".

"Cosa ne sai dei miei risultati scolastici? Non sai nemmeno i mei voti" rispondo innervosita "Non ti è mai interessato nulla del nostro andamento scolastico".

"Questo non è vero" risponde papà cercando di trattenere la rabbia. "Elisa, tuo padre si è sempre interessato per i suoi figli" interviene Alice. Decido di interrompere la discussione prima che diventi ancora più tesa. Con un sospiro profondo, mi alzo dalla sedia, sentendo lo sguardo preoccupato di mio padre che mi segue mentre mi allontano dal tavolo. "Ci vediamo a casa." affermo uscendo prima che potessero dirmi qualcosa.

Appena fuori, Vittorio mi raggiunge con un'espressione preoccupata. "Vuoi un passaggio?" mi offre gentilmente. "Sono stata dotata di piedi, posso camminare per qualche chilometro".

Lui non accetta la mia risposta prendendomi con la forza "Che minchia fai?" gli chiedo agitata. Senza rispondere si avvicina a una ferrari rosso fuoco e apre la portiera facendomi accomodare "Ti accompagno a casa" risponde chiudendo l'abitacolo con noi dentro. "Ti ho detto che voglio andare da sola" ribadisco mentre lui accende il motore. Vittorio continua a guidare in silenzio mentre la strada si srotola davanti a noi. "Dovevo andare pure io," afferma improvvisamente, distogliendo lo sguardo dalla strada per guardarmi. La sua espressione sembra riflettere un misto di determinazione e incertezza.

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