La mattina dopo, sento un lieve tocco alla porta e so che è mio padre che viene a svegliarmi per andare a scuola. "Elisa, è ora di alzarsi," annuncia con voce calma. Con un sospiro, mi siedo sul letto, ancora stordita dal sonno, e annuisco per confermare di aver sentito.
Mi preparo di fretta, cercando di mettere insieme tutto il necessario per la giornata, ma quando scendo le scale, vedo il bus scolastico allontanarsi in lontananza. "Il bus è già passato?" chiedo incredula, guardando mio padre con un'espressione di frustrazione. "Sì, mi dispiace, sembra che abbiamo perso l'autobus questa mattina," risponde mio padre quasi felice "L'unica opzione rimasta è che ti porti Vittorio in macchina," suggerisce.
Mi sento in trappola, costretta ad accettare la compagnia di Vittorio nonostante la mia riluttanza. Con un nodo allo stomaco, mi dirigo verso la macchina "Pronta per un viaggio insieme, sorellina?" chiede con un tono di sfida, i suoi occhi scintillanti di malizia. "Non sono tua sorella" rispondo salendo sulla sua Ferrari.
Vittorio sorride soddisfatto, avviando la macchina con un ronzio potente del motore. "Beh, allora, che cosa sei per me?" chiede, il suo sorriso diventando ancora più beffardo.
"Non sono niente per te," rispondo, stringendo le mani sul sedile, cercando di ignorare la sensazione di disagio che cresce dentro di me.
Vittorio ride, il suono riempie l'abitacolo della macchina mentre procediamo lungo la strada. La sua presenza accanto a me è come un peso, una costante minaccia che mi rende nervosa e ansiosa.
Dopo qualche minuto, arriviamo finalmente davanti alla scuola. Con un sospiro di sollievo, apro la portiera e scendo dalla macchina. Vittorio fa lo stesso, chiudendo la portiera con un tonfo sordo.
Entriamo insieme nel cortile della scuola, il suono delle nostre scarpe che battono sul selciato risuona nell'aria silenziosa del mattino. I miei occhi si incrociano con quelli di alcuni compagni di classe che ci osservano con curiosità mentre passiamo.
"Che giornata stupenda," commenta Vittorio con sarcasmo, il suo tono carico di disprezzo. Ignoro il suo commento e continuo a camminare verso l'edificio principale della scuola.
Dopo aver attraversato il cortile, entriamo nell'edificio e ci dirigiamo verso le nostre rispettive aule. Vittorio si ferma di fronte alla porta della sua classe, mi rivolge un breve saluto e poi scompare all'interno.
Io proseguo lungo il corridoio fino alla mia aula, dove mi siedo al mio posto e tiro fuori i libri per la prima lezione della giornata. Anche se la mia mente è ancora turbata dall'evento del mattino, cerco di concentrarmi sulle lezioni che mi aspettano.
Durante la ricreazione, mentre mi dirigo verso il bar per prendere qualcosa da mangiare, Vittorio si avvicina con un sorriso sulle labbra. "Hey, Elisa, lascia che ti offra qualcosa," propone con un tono amichevole, indicando il bancone del bar.
Io esito, riluttante ad accettare il suo gesto. "Non è necessario, grazie," rispondo, cercando di essere cortese ma risoluta.
Vittorio alza un sopracciglio, osservandomi con un'espressione maliziosa. "Oh, non fare così. È solo un piccolo gesto," insiste, con un tono che suggerisce che non accetterà un rifiuto. Anche se non voglio avere debiti con Vittorio, sento che accettare il suo gesto è la cosa più semplice da fare in questo momento , non volendo fare una scena in pubblico. "Va bene, grazie," dico con un sorriso forzato, dirigendomi verso il bancone del bar insieme a lui.
"Vittorio Tessari ti ha offerto la merenda?" mi chiede incredula Clara mentre torno dalle mie compagne con la pizzetta in mano. "Penso sia il sogno di tutte essere considerate da lui" aggiunge Emma. Sorrido debolmente, cercando di non far trasparire il mio disprezzo per Vittorio. Anche se molti lo vedono come il ragazzo più ambito della scuola, io non riesco a vedere oltre la sua facciata di arroganza e presunzione. "Beh, forse per alcune," dico cercando di essere diplomatica, anche se dentro di me ribolle la repulsione per il comportamento di Vittorio.
Le mie compagne continuano a parlare tra di loro, discutendo animatamente su quanto Vittorio sia affascinante e generoso. Nel frattempo, io cerco di concentrarmi sulla mia pizzetta, cercando di ignorare il senso di disgusto che provo ogni volta che penso a lui.
Alla fine della giornata scolastica, mi ritrovo di fronte a una situazione che preferirei evitare: dover tornare a casa con Vittorio. Mentre camminiamo verso la sua macchina, provo un senso di disagio crescente, consapevole del fatto che sarò costretta a trascorrere ancora del tempo con lui. Vittorio, al contrario, sembra perfettamente a suo agio, camminando con passo sicuro e un sorriso sornione stampato sul viso.
"Pronta per il viaggio di ritorno, sorellina?" chiede con un tono beffardo, le sue parole trasudano presunzione e arroganza. "Non vedo l'ora di arrivare a casa," rispondo con voce fredda, cercando di mantenere la distanza tra noi.
Saliamo nella macchina e il viaggio inizia, il silenzio che si è installato nell'abitacolo è palpabile. Cerco di concentrarmi sul paesaggio che scorre fuori dal finestrino, cercando di ignorare la presenza di Vittorio seduto accanto a me. La sua vicinanza è come un peso sulle mie spalle, un costante ricordo della situazione in cui mi trovo.
Durante il viaggio, il silenzio oppressivo si rompe quando Vittorio decide di parlare. "Sai, potremmo provare a essere più amichevoli l'uno con l'altro," propone con un sorriso sornione. La sua voce è calma, ma posso percepire un sottotesto di sfida.
"Non credo che tu abbia interesse a essere amichevole," rispondo con freddezza, senza nemmeno voltarmi a guardarlo. La tensione tra noi è palpabile, come se fosse possibile tagliarla con un coltello.
Vittorio ride leggermente, come se trovasse divertente il mio rifiuto. "Non preoccuparti, Elisa. Prima o poi imparerai ad apprezzare la mia compagnia," ribatte con un tono che mi fa rabbrividire. La sua sicurezza mi spaventa, ma cerco di non dare segno di cedimento.
Il resto del viaggio procede in un silenzio carico di tensione, con le nostre parole che rimbalzano nell'abitacolo come eco di un'atmosfera tesa e carica di conflitto.
Arriviamo a casa in un clima di ostilità silenziosa, con le nostre parole che si perdono nell'aria carica di tensione. Appena scendo dalla macchina, sento il sollievo di essere finalmente libera dalla presenza opprimente di Vittorio.
Cammino verso l'ingresso con passo deciso, cercando di ignorare il suo sguardo penetrante che sembra bruciare sulla mia schiena. "A dopo, Elisa," mormora con un sorriso sardonico mentre mi allontano.
Senza voltarmi indietro, entro in casa e chiudo la porta dietro di me con un sospiro di sollievo. Anche se so che la pace sarà solo temporanea, almeno per ora posso godermi un momento di calma e solitudine.

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Mine
Chick-LitElisa, dopo il divorzio dei genitori, sarà costretta a iniziare una nuova vita con la compagna del padre e suo figlio Vittorio