A pranzo, il clima è teso. Mio padre mi osserva con una ruga di disapprovazione incisa sulla fronte. "Un due in chimica, Elisa?" domanda, il tono della sua voce carico di delusione. "Pensavo che ti stessi impegnando di più a scuola."
"È un due e mezzo" lo correggo. Mio padre alza un sopracciglio, quasi incredulo per la mia correzione. "Non cambia molto la situazione, Elisa," ribatte, la voce ora più severa. "Rimane comunque un voto insufficiente. Devi fare di meglio."
Mi sento un nodo alla gola mentre cerco di trovare le parole giuste per difendermi. "Sto facendo del mio meglio, papà," rispondo con voce flebile. "Ma non è facile."
"Devi impegnarti di più," insiste lui, il tono autoritario. "Non possiamo permetterci che tu trascuri i tuoi studi."
Respirando profondamente, cerco di trattenere le lacrime di frustrazione che incominciano a sgorgare.Le sue parole mi fanno sentire come se fossi un fallimento, come se non fossi mai abbastanza buona per soddisfare le sue aspettative.
Mi alzo da tavola senza dire una parola, sentendo il peso delle sue aspettative pesare sulle mie spalle. Vittorio mi segue con lo sguardo mentre esco dalla stanza, e so che si aspetta di farmi una predica anche lui.
Una volta fuori dalla sala da pranzo, mi dirigo verso la porta d'ingresso senza nemmeno voltarmi indietro. Vittorio mi raggiunge poco dopo, il suo passo deciso risuona nell'aria silenziosa della casa.
"Elisa, aspetta," mi chiama mentre mi affretto ad aprire la porta. Mi volto per guardarlo, incontrando il suo sguardo intenso. "Dobbiamo parlare," continua con voce seriosa.
"Non c'è niente da dire," rispondo freddamente, sentendomi troppo emotiva per affrontare una conversazione con lui in quel momento. "Non ho voglia di discutere."
Vittorio sembra per un attimo sorpreso dalla mia reazione, ma poi la sua espressione si indurisce. "Non puoi ignorare il problema, Elisa," insiste. "Devi affrontare la realtà e fare qualcosa per migliorare la tua situazione."
Sento la mia rabbia montare di nuovo, mescolandosi alla frustrazione e alla tristezza che mi avvolgono. "Lo so cosa devo fare," ribatto con voce serrata, "ma non hai idea di quanto sia difficile per me."
Le mie mani tremano mentre accendo una sigaretta, cercando un minimo di conforto nel fumo che si disperde nell'aria. La tensione tra me e Vittorio è palpabile, come una tempesta pronta a esplodere.
"Non posso permettere che tu continui così," dice Vittorio con voce decisa, il suo sguardo penetrante che mi fa rabbrividire. "Devi fare di più, Elisa. Non possiamo continuare a ignorare i tuoi problemi."
Le sue parole mi pungono come spilli, aumentando la mia rabbia e la mia frustrazione. "E tu cosa ne sai dei miei problemi?" ribatto con voce tremante, sentendomi sopraffatta dalla mia stessa emotività. "Pensi di sapere tutto di me solo perché hai una certa idea di come dovrebbe essere la mia vita?"
Vittorio mi guarda con fermezza, senza cedere di un millimetro. "Non sto dicendo che so tutto di te," risponde con calma, "ma so che devi fare di più per te stessa. Non posso restare a guardare mentre ti auto-distruggi."
Le sue parole mi fanno male più di quanto vorrei ammettere. "Non mi dire cosa devo fare!" grido, sentendomi finalmente liberata dall'oppressione delle sue aspettative. "Sono stanca di cercare di essere quello che gli altri vogliono che sia. Voglio solo essere me stessa!"
Vittorio rimane in silenzio, il suo sguardo freddo e impassibile. Non c'è nulla che possa dire per calmare la mia tempesta interiore, e lui lo sa. Senza aggiungere altro, si volta e si allontana, lasciandomi sola con le mie sigarette e i miei pensieri tumultuosi.
Decido di non rimanere lì ad affrontare la tensione e la solitudine. Estraggo il telefono e cerco freneticamente il contatto di un amico fidato. Trovo il numero e compilo il messaggio con le dita che tremano leggermente:
"Hey, hai un attimo? Ho bisogno di parlarti. Posso venire da te?"
Invio il messaggio e aspetto con ansia la risposta, sperando che il mio amico sia disponibile a darmi un po' di conforto e sostegno in questo momento difficile.
Dopo qualche minuto, finalmente arriva la risposta. Il mio amico Marco conferma che è disponibile e mi invita a raggiungerlo a casa sua. Un senso di sollievo mi pervade mentre mi preparo velocemente a lasciare la casa di mio padre.
Mi trovo alla fermata dell'autobus, il cuore ancora pesante per la tensione a casa. Mentre aspetto, sento il rumore dei motori dei veicoli che passano e il brusio della gente intorno a me. Il sole cala lentamente all'orizzonte, tingendo il cielo di sfumature calde. Finalmente, l'autobus arriva e salgo a bordo, lasciandomi alle spalle la casa di mio padre e tutte le sue aspettative opprimenti. Con ogni chilometro che mi allontana, mi sento un po' più libera, anche se so che le mie sfide non sono ancora finite.
Mentre sono alla fermata dell'autobus, sento gli sguardi insistiti di alcuni uomini che si avvicinano, attratti dall'abbigliamento che ho scelto per la giornata. Ignoro le loro occhiate indesiderate, cercando di rimanere concentrata sul mio obiettivo di lasciare la casa di mio padre. Tuttavia, non posso evitare di sentire la tensione nell'aria mentre alcuni di loro si avvicinano, con smorfie suggestive e commenti volgari.
"Hey bella, dove vai?" chiede uno di loro con un sorriso sfacciato, cercando di attirare la mia attenzione.
"Non è affare tuo," rispondo bruscamente, stringendo la borsa più forte mentre mi allontano leggermente.
Ma gli uomini non sembrano disposti a lasciarmi in pace così facilmente. Continuano a seguirmi, con commenti osceni e proposte indecenti, rendendo l'attesa all'autobus ancora più angosciosa.
"Vuoi un passaggio? Sono disponibile," insiste un altro, con un tono che fa rabbrividire la mia pelle.
"Non mi interessa," rispondo con freddezza, desiderando ardentemente che l'autobus arrivi presto per portarmi via da questa situazione.
Finalmente, l'autobus si avvicina, e il mio cuore batte più forte dall'emozione del sollievo. Salgo a bordo con un sospiro di sollievo, lasciandomi alle spalle quegli uomini indesiderati e la tensione che hanno portato con sé.
Una volta seduta sul sedile, mi lascio andare ad un respiro profondo, cercando di riacquistare la calma. Guardo fuori dal finestrino, osservando il paesaggio urbano scorrere mentre l'autobus si muove lungo le strade affollate. La mia mente è ancora piena di pensieri tumultuosi, ma almeno sono lontana da quella situazione spiacevole.
Raggiungerò presto la casa del mio amico, dove spero di trovare un po' di conforto e sostegno in mezzo a tutto questo caos. Con un senso di determinazione rinnovato, mi preparo per affrontare quello che verrà, determinata a non lasciare che gli eventi mi travolgano completamente.
L'autobus procede lungo la strada, attraversando quartieri familiari e zone commerciali. Il rumore costante del traffico si mescola al vociare degli altri passeggeri sull'autobus. Mi sento un po' più al sicuro ora, circondata da estranei che, seppur anonimi, mi danno una sensazione di normalità.
Il tempo sembra scorrere più velocemente mentre mi avvicino alla fermata desiderata. Con un brivido di anticipazione, premo il pulsante per segnalare al conducente che devo scendere. L'autobus si ferma con un sobbalzo, e mi alzo in piedi, pronta ad affrontare il prossimo passo.
Scendo dall'autobus con un senso di liberazione, lasciandomi alle spalle la tensione e l'ansia degli ultimi momenti. Mi dirigo verso la casa del mio amico con passo deciso, sentendomi un po' più leggera con ogni passo che mi allontana dalla situazione tesa a casa di mio padre.
Arrivata alla porta, faccio un respiro profondo prima di suonare il campanello. Marco mi accoglie con un sorriso amichevole, e mi invita ad entrare. La sua casa è calda e accogliente, e mi sento subito più a mio agio. "Come stai, Elisa?" mi chiede lui, preoccupato, notando forse la tensione sul mio volto. "Meglio ora," rispondo con un sorriso teso, cercando di apparire più tranquilla di quanto mi senta realmente.
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Mine
Chick-LitElisa, dopo il divorzio dei genitori, sarà costretta a iniziare una nuova vita con la compagna del padre e suo figlio Vittorio