Con la luce dritta negli occhi mi sveglio dal torpore del sonno. Sono ancora vestita e il mio trucco è finito gran parte sul cuscino. I miei stivali sono ordinati ai piedi del letto così come la mia borsa. Mi alzo e finalmente risento le mie gambe. Lentamente vado nel bagno della camera, dove vedo come mi ha distrutta la serata.
Dopo essermi sistemata lasciando le parvenze di una appena sveglia chimo mia mamma. Appoggio il cellulare all'orecchio, il segnale squilla una, due volte, poi la sua voce familiare e rassicurante risuona dall'altra parte della linea.
"Mamma," inizio, cercando di mantenere la voce ferma e chiara, nonostante la stanchezza. "Buongiorno, amore. Come stai? Tutto bene?" la sua voce trasmette immediata preoccupazione, come se potesse percepire a distanza il mio stato d'animo. "Sì, mamma, sto bene," rispondo, cercando di suonare più convincente di quanto mi senta. "In realtà, volevo chiederti... potrei venire a casa il prossimo weekend? Mi farebbe davvero piacere passare un po' di tempo con te."
"Certo, tesoro! Sarà meraviglioso averti qui. Ma hai forse qualche problema? Qualcosa che non va?" La sua intuizione materna non fallisce mai. "E solo che mi manchi" affermo dicendo mezza verità.
"Allora ti aspetto per il prossimo fine settimana. Vuoi che venga a prenderti o viaggerai da sola?"
"Penso di viaggiare da sola. Ti terrò aggiornata"
"Va bene, tesoro. Fai attenzione, e chiamami se hai bisogno di qualcosa, okay?"
"Lo farò, promesso. Grazie, mamma. A presto."
"A presto, amore. Ti voglio bene."
"Anch'io ti voglio bene, mamma."
Chiudo la chiamata, sentendomi già un po' meglio. Scendo al piano di sotto cercando la cucina. Sembra che ancora stiamo dormendo tutti. Dalle enormi vetrate vedo il giardiniere. Servirebbe una mappa per orientarsi qui. "Signorina il colloquio è per di qua" mi richiama una donna matura col grembiule bianco "Venite, vi accompagno" afferma facendomi segno di seguirla. Senza fare domande la seguo, magari mi fa fare un tour gratuito della reggia.
La donna, in silenzio, mi guida per corridoi sfarzosi. "Dove stiamo andando?" le chiedo. "Nella sala da pranzo. L'attende li" afferma con serietà. Apre una doppia porta che da su un'enorme sala da pranzo apparecchiata per la colazione "Signor Vittorio, c'è un'altra candidata" afferma la donna fermandosi all'estremità. Vittorio sta seduto a capotavola nascosto dal gigante vaso coi fiori che sta a centro tavola. "A dir il vero sono qui per la colazione ma adesso sono curiosa del colloquio" affermo sedendomi per poi prendere un cornetto in mano. "Dorota, lei vive qui" afferma Vittorio rimprevado la donna "Assicurati che le altre siano effettivamente candidate".
"Chiedo scusa signore" afferma andandosene. "Che colloquio è?" gli chiedo curiosa. "Non ti importa, esci" mi risponde con freddezza. "Voglio fare colazione" rispondo restando seduta. "E io aspetto delle ragazze".
"Per i colloqui?" gli chiedo insistendo curiosa. "Non è affar tuo la mia vita" risponde battendo sul tavolo la tazza che teneva in mano. "Dovrei sapere chi vive sotto il mio stesso tetto ma evidentemente la stessa domestica mi scambia per?".
"Per una escort" risponde Vittorio. "Vaffanculo" dico a voce alta alzandomi da tavola per uscire sbattendo la porta con forza.
La donna stava ancora lì tra i corridoi "Come osi prendermi per una prostituta!" esclamo con rabbia. La donna, colpita dalla mia reazione, alza le mani in un gesto di pace. "Mi scusi, signorina, è stato un malinteso. Non era mia intenzione offendere," si giustifica, il suo tono ora è pieno di rimorso.
"Un malinteso? Davvero?" La mia voce è ancora carica di rabbia, ma inizio a realizzare che forse la colpa non è interamente della donna. "E lui? Che diritto ha di trattarmi così?"
La domestica abbassa lo sguardo, "Il signor Vittorio a volte può essere... difficile. Vi prego di non prendervela troppo."
"Difficile? È arrogante e maleducato!" La mia frustrazione con Vittorio sta raggiungendo il limite. "E tu, perché lo copri?"
"È il mio lavoro proteggere la casa e tutti quelli che ci vivono, inclusa lei," risponde la donna con un tono che suggerisce una lealtà inflessibile verso la casa e i suoi abitanti, nonostante le circostanze. Ignorando il tentativo della donna di calmare le acque, mi dirigo direttamente verso una panchina isolata nel giardino, dove estraggo una sigaretta dalla borsa. Il gesto di accenderla è automatico, quasi terapeutico, mentre mi lascio avvolgere dalla tranquillità del giardino. La tensione inizia a sciogliersi mentre esalo il fumo.
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Mine
ChickLitElisa, dopo il divorzio dei genitori, sarà costretta a iniziare una nuova vita con la compagna del padre e suo figlio Vittorio