31. Gelosia

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Esco dalla scuola con la mente ancora piena dei recenti eventi, cercando di tenere a bada l'ansia che mi stringe il petto. Mentre mi dirigo verso l'uscita, uno splendido mazzo di fiori cattura la mia attenzione. Sorpresa, mi avvicino per vedere meglio, e il cuore mi salta un battito quando riconosco Alessio, il mio ragazzo, che mi sorride timidamente con il mazzo di fiori in mano. Un misto di emozioni mi travolge mentre corro verso di lui, gli occhi brillanti di felicità e gratitudine. "Alessio!" esclamo, la voce traboccante di gioia mentre mi avvicino. "Cosa fai qui con questi splendidi fiori?" chiedo, gli occhi che brillano di curiosità e affetto. Alessio mi sorride dolcemente, porgendomi il mazzo di fiori. "Volevo farti una sorpresa," risponde, il suo sguardo pieno di amore. "Perché sei stata così assente ultimamente, e volevo farti sapere che sono qui per te, sempre."

Dolcemente accetto il mazzo di fiori dalle mani di Alessio, sentendomi avvolta da un calore confortante. "Grazie, sono bellissimi," sussurro, la gratitudine riempiendo ogni parola. Senza esitazione, mi avvicino e lo bacio con tenerezza. Mentre mi abbandono al dolce momento con Alessio, sento improvvisamente un'ombra oscura avvicinarsi. Con un brivido, mi rendo conto che è Vittorio. Prima che possa dire una parola, il mio fratellastro si scaglia verso di noi con violenza, afferrandomi con forza e spingendomi via da Alessio.

"Che cosa pensi di fare, Elisa?" grida Vittorio, il suo volto contorto dalla gelosia e dalla rabbia. La sua presa è dura, dolorosa, mentre mi trascina via dal mio ragazzo. "Non capisci che non dovresti essere con lui? Che dovresti essere con me!" urla, la sua voce riempita di disperazione e frustrazione. Le lacrime sgorgano dai miei occhi mentre cerco di liberarmi dalla presa di Vittorio, ma è inutile. La sua forza è schiacciante, la sua rabbia soverchiante. Mi sento impotente, vulnerabile, mentre lui continua a urlare e a proiettare la sua rabbia su di me. Alessio cerca di intervenire, cercando di calmare la situazione, ma Vittorio lo respinge con un gesto brusco. "Questa è una faccenda tra me e mia sorellastra," tuona, il suo sguardo gelido e implacabile. Alessio si ritira, impotente di fronte alla furia di Vittorio, lasciandomi sola con il mio fratellastro. Le sue parole mi feriscono più di qualsiasi cosa, ma so che non posso lasciare che questa situazione diventi ancora più violenta. "Vittorio, per favore, calmati," supplico, cercando di farlo ragionare. Ma il suo sguardo è freddo, implacabile, come se non riuscisse a vedere nulla al di là della sua gelosia. "Non hai capito ancora, Elisa?" grida, la sua voce riecheggiando nel cortile della scuola. "Tu sei mia, capito? Mia!" continua, la sua presa stringendosi sempre di più intorno a me. Mi sento come se stessi annegando, soffocata dalla sua possessività, dal suo desiderio ossessivo. La paura mi paralizza mentre mi mette sulla Ferrari, tenendomi stretta al sedile, mentre cerco disperatamente di trovare una via d'uscita da questa situazione. Vittorio guida con una determinazione feroce, il suo volto contratto in una maschera di rabbia repressa. Non osa rivolgermi uno sguardo, eppure la sua presenza è opprimente, avvolgente. Il mio respiro diventa sempre più affannoso mentre la macchina continua a correre veloce lungo la strada deserta. Il silenzio oppressivo è interrotto solo dal rombo del motore e dal battito frenetico del mio cuore. Guardo fuori dal finestrino, cercando disperatamente una via di fuga, ma tutto ciò che vedo è l'asfalto che scorre sotto di noi senza fine. La paura mi stringe la gola, rendendo difficile anche respirare. Vittorio continua a guidare senza dire una parola, il suo volto teso e concentrato. La sua presenza accanto a me è come un peso, una minaccia costante che mi opprime. Cerco di radunare il coraggio per affrontarlo, per chiedergli di fermarsi, ma le parole rimangono bloccate nella mia gola. Mi sento impotente, intrappolata in questa situazione che sembra sempre più insostenibile.

Arriviamo a casa in silenzio, il motore della Ferrari ronzante nella quiete del pomeriggio. Vittorio parcheggia con precisione, il suo volto impassibile e distante mentre scende dall'auto. Mi sento come un fantasma accanto a lui, invisibile agli occhi del mondo, trascinata in un vortice di eventi su cui non ho alcun controllo.Entriamo in casa e mi sforzo di mantenere un'apparenza calma, nonostante il turbinio di emozioni che mi assale dall'interno. Vittorio si muove con sicurezza attraverso le stanze, come se nulla fosse accaduto, come se il nostro viaggio in macchina non fosse stato altro che un normale tragitto. La sua indifferenza mi fa rabbrividire, il suo silenzio più assordante di qualsiasi grido di dolore.In cucina, la madre di Vittorio è intenta a preparare la cena, il suo sorriso luminoso che si spegne quando ci vede entrare. "Ciao ragazzi, come è andata la giornata?" chiede con un tono leggero, ma posso percepire una nota di preoccupazione nella sua voce. Vittorio risponde con un sorriso affabile, una risposta vaga che non dice nulla di ciò che è davvero accaduto. Mi sento come se fossi intrappolata in una bolla di falsità, costretta a giocare una parte che non mi appartiene. Cerco di mantenere la calma, di non tradire con il mio comportamento l'orrore che ho vissuto poco prima. Fingo di essere tranquilla, di essere normale, mentre dentro di me la tempesta continua a infuriare. Guardo Vittorio con occhi pieni di sfida, chiedendomi come possa essere così insensibile alla mia sofferenza, come possa fingere che nulla sia successo. Mi siedo al tavolo della cucina, cercando di mascherare la mia agitazione dietro una facciata di normalità. La madre di Vittorio ci osserva con occhi premurosi, ma non osa porre domande, forse intuendo che qualcosa non va. Vittorio si muove con la grazia di sempre, ma riesco a cogliere un'ombra di tensione nei suoi movimenti, un lieve tremito nella sua voce quando parla."Cosa farete stasera?" chiede la madre di Vittorio, cercando di rompere il silenzio imbarazzante che ci avvolge. "Forse possiamo guardare un film tutti insieme," suggerisce con un sorriso speranzoso. Vittorio annuisce distrattamente, ma il suo sguardo è perso nel vuoto, come se la sua mente fosse altrove."Certo, potrebbe essere divertente," risponde, la sua voce leggermente distorta dalla tensione. Mi guarda di sottecchi, i suoi occhi bruciando di una luce che non riesco a decifrare. Sento un brivido lungo la schiena, una sensazione di pericolo imminente che mi stringe il cuore.Nel silenzio che segue, sento il ticchettio del grande orologio a pendolo sulla parete, il suono regolare e monotono che sembra segnare il tempo che scorre implacabile. Mi concentro su quel suono, cercando di trovare un po' di pace interiore in mezzo al caos che mi circonda. Il pranzo passa in un falso clima di normalità, ma so che sotto la superficie qualcosa si sta sgretolando lentamente. Quando finalmente questa tortura finisce, mi alzo in fretta dalla sedia, desiderosa di allontanarmi da questa atmosfera opprimente. "Devo fare i compiti," dico rapidamente, cercando una scusa per scappare. Mi affretto verso la mia stanza, sentendo il cuore battere con forza nel petto.

La porta si apre di scatto e Vittorio entra nella stanza con passo deciso, il suo sguardo freddo e determinato. Il mio cuore si ferma per un istante, il terrore avvolgendomi come una morsa mentre mi ritrovo intrappolata nella sua presenza opprimente."Elisa," mormora con voce cupa, la sua figura avvicinandosi minacciosamente. "Abbiamo ancora da discutere."La mia gola si stringe, incapace di emettere un suono mentre lo vedo avvicinarsi con passo deciso. Le mie gambe tremano sotto il peso della paura mentre cerco disperatamente di trovare un modo per sfuggire alla sua stretta.Senza dare tempo alla mia mente di reagire, Vittorio si avvicina rapidamente e mi afferra con forza, costringendomi contro il muro con una violenza che mi fa sobbalzare. Le sue mani sono ruvide mentre mi stringono con fermezza, il suo sguardo bruciante di desiderio distorto."Adesso tu farai esattamente quello che dico io," sibila con voce bassa, la sua presenza soffocante mentre mi sento come una preda intrappolata nella sua trappola.L'orrore mi invade mentre mi rendo conto delle sue intenzioni, ma sono paralizzata dalla paura mentre lui si avvicina sempre di più. Le sue mani afferrano i miei capelli con violenza, costringendomi a chinarmi verso di lui, mentre il mio stomaco si contorce dalla nausea."Per favore, no..." balbetto disperatamente, le lacrime iniziano a rigare il mio viso mentre imploro il suo perdono silenzioso.Ma le mie suppliche cadono nel vuoto, annegate dalla sua brama di potere e controllo. Con un gesto rapido, mi costringe a fare quello che vuole, mentre il mio corpo trema di terrore e disgusto. Il mio corpo si contorce dall'orrore mentre sento la sua umiliazione colare calda sul mio viso, lasciando una sensazione viscosa e disgustosa. Le lacrime scivolano senza sosta lungo le mie guance, mescolandosi con il disgusto e la vergogna che avvolgono la mia anima. "Sei solo una stupida puttana," mormora con disprezzo, il suo tono carico di disprezzo e trionfo. sue parole mi perforano come spine, infliggendo ferite invisibili che mi tormenteranno per sempre. "Ti prego, smettila. Non posso continuare così."

Vittorio ride sadicamente mentre mi costringe alla sottomissione, la sua voce tagliente come un coltello nella mia mente tormentata. "Troppo tardi per i tuoi preghiere, puttana," sibila con disprezzo.Il suo respiro pesante riempie la stanza, carico di desiderio mentre la sua presa su di me si fa sempre più oppressiva "Questo è quello che sei, Elisa," mormora con una freddezza che mi fa gelare il sangue nelle vene. "Una puttana senza valore, buona solo per servire i miei desideri."

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