4. Festini

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Continua a guidare fino a una lussuosa villa illuminata da luci colorate e il suono di musica che si diffonde nell'aria. Rallenta davanti all'ingresso e si volta verso di me con un'espressione di invito. "Diverti ma non metterti nei guai" dice con tono pacato, cercando forse di stemperare la tensione tra noi.

Non appena mi allontano dalla macchina, mi dirigo verso il bar, cercando un momento di distrazione dalla situazione tesa con Vittorio. Mentre mi avvicino al bancone, un ragazzo con un sorriso amichevole si avvicina e mi offre un drink.

"Posso offrirti qualcosa da bere?" chiede con gentilezza, decido di accettare l'offerta come un modo per distogliere la mente dai pensieri complicati che mi assillano. "Grazie,", rispondo con un sorriso timido.

Mentre mi godo il momento di distrazione offerto dal ragazzo al bancone, noto con sorpresa che Vittorio si avvicina rapidamente, con lo sguardo carico di rabbia. Prima che io possa capire cosa sta succedendo, lo vedo buttare per terra il mio drink "Cosa cazzo fai?" mi chiede irritato. "Bevo?" rispondo ovvia "O meglio bevevo visto che ha questa mania di buttare le cose a terra" preciso poi. "Tu, come osi non rispettare i patti?" chiede poi all'altro ragazzo "Non hai il diritto di avvicinarti a lei," grida Vittorio, la sua voce carica di furia contenuta. "Io non sapevo che fosse tua," risponde il ragazzo, difendendosi con un tono difensivo ma deciso. "È meglio che ti ricordi di questo la prossima volta," minaccia Vittorio, stringendo i pugni.

Con un'esplosione di rabbia repressa, Vittorio scaglia il suo pugno contro il volto del ragazzo, che viene sbalzato all'indietro dall'urto improvviso. Mentre la situazione degenera in una colluttazione caotica, Vittorio si avvicina a me con determinazione. Le mie gambe vacillano e la visione diventa sfocata, mentre Vittorio mi afferra con forza sollevandomi dallo sgabello. "Che stai facendo?" chiedo, la voce impastata dall'effetto del drink. "Ti porto a casa," risponde con fermezza, ignorando le mie proteste. "Non voglio andare con te," riesco appena a mormorare, la testa che mi gira sempre di più. Vittorio ignora le mie parole e mi trascina fuori dalla villa, lontano dal caos che si sta scatenando dietro di noi.

Mentre Vittorio mi trascina via dalla villa, sento il mondo intorno a me sfumare in una nebbia confusa. Le luci lampeggianti e i suoni distorti si fondono insieme, mentre il mio equilibrio vacilla pericolosamente. "Vittorio, lasciami andare!" urlo, cercando di liberarmi dalla sua presa ferma. Ma le mie proteste sembrano cadere nel vuoto, poiché Vittorio continua imperterrito il suo cammino verso la sua auto. Con gesti determinati, mi fa accomodare sul sedile del passeggero della sua Ferrari, ignorando completamente le mie proteste.

"Sai cosa voleva fare quel ragazzo?" mi chiede quando siamo distanti. "Offrirmi un drink? La gente gentile lo fa" rispondo. "Quel tipo i drink li droga così poi riesce a portarsi ragazze come te a letto" afferma come se mi stesse rimproverando. "Come puoi saperlo?"

Vittorio mi lancia uno sguardo serio, senza distogliere lo sguardo dalla strada. "Conosco quel ragazzo. Non è la prima volta che lo fa."

"Forse dici così perchè lo fai anche tu" affermo con tono accusatorio. Vittorio stringe il volante con più forza. Il silenzio che segue è pesante, carico di tensione e rabbia repressa. "Non sai di cosa parli," risponde infine.

Finalmente arriviamo davanti a casa, ma il mio corpo sembra non volermi ascoltare. La mia vista si annebbia e le mie gambe cedono sotto di me. Con un gesto repentino, Vittorio mi afferra tra le braccia, sostenendomi con fermezza. La sua presa è sicura, eppure sento il suo respiro faticoso mentre mi solleva.

"Ti porto dentro," annuncia con voce calma, ma sento una traccia di preoccupazione. La mia testa poggia contro il suo petto mentre mi abbandono al suo sostegno, accettando il suo aiuto nonostante la nostra discordia.

Con passi misurati, Vittorio mi porta dentro casa sua e saliamo le scale fino alla mia stanza. La mia testa giace contro il suo petto mentre mi regge con delicatezza, e posso sentire il suo battito cardiaco regolare, un suono rassicurante nell'oscurità. Con un movimento fluido, mi depone delicatamente sul letto, posando con attenzione la mia testa sul cuscino.

Vittorio mi guarda con occhi preoccupati. "Elisa, dovresti cambiarti e riposarti."

Lo guardo con diffidenza, ancora arrabbiata per essermi trovata coinvolta in tutta questa situazione. "Posso badare a me stessa."

Ma lui ignora la mia risposta e si china per afferrare il mio braccio. "Devi toglierti questi vestiti. Non sono adatti per dormire."

Mi libero dal suo tocco con uno sguardo gelido. "Non ho bisogno del tuo aiuto. Posso gestirmi da sola."

Vittorio solleva un sopracciglio, evidentemente irritato dalla mia ostinazione. "Elisa, smettila con questa testardaggine. È evidente che non sei in grado di badare a te stessa."

Rimango in silenzio mentre lui mi aiuta a togliere gli abiti, Il suo tocco è caldo sulla mia pelle scoperta, vorrei urlargli di smetterla, di lasciarmi in pace, ma una parte di me sa che devo rimanere calma, almeno per ora.

Dopo avermi sistemato con un pigiama caldo, Vittorio mi porge una coperta e mi copre con cura, come se fossi una bambina. "Ora riposati." La sua voce è morbida, quasi rassicurante, ma io non riesco a sopportare la sua presenza più di un secondo. "Vattene. Non voglio vederti qui." La mia voce è fredda e tagliente, ma lui non sembra affatto turbato mentre esce dalla stanza, lasciandomi sola con i miei pensieri tumultuosi.

Il mio respiro è irregolare mentre mi adagio sul morbido materasso, e il calore della coperta mi avvolge come un abbraccio. Rannicchiata sotto le coperte, cerco di trovare conforto nel tepore del letto. Ma non importa quanto mi sforzi, non riesco a scacciare i pensieri che mi assillano. Riesco a sentire il battito del mio cuore martellare nel petto. Mi lascio andare al sonno, sperando che questo porti conforto.

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