25. Dagli Sgabuzzini ai Ristoranti

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La settimana ricomincia e come al solito, Vittorio si offre di accompagnarmi a scuola. Mentre salgo in macchina, l'aria è carica di tensione silenziosa. "Come è andata la tua serata ieri?" chiede Vittorio, cercando di rompere il ghiaccio "Ho visto che c'era un'auto nel cortile".

"È andata bene," rispondo con cautela, evitando lo sguardo diretto. Vittorio annuisce, ma posso percepire che c'è ancora qualcosa che lo preoccupa. "Posso sapere con chi eri?" mi chiede poi. "Non ti riguarda" rispondo fredda. "È entrato un casa mia, mi riguarda" afferma lui. "Sono stata con Alessio" rispondo con onestà.

Vittorio si ferma improvvisamente, la sua espressione diventa seria. "Alessio?" ripete, la sua voce ora carica di preoccupazione. "Elisa, ti rendi conto di cosa stai facendo?"

"Lo so cosa sto facendo," rispondo con determinazione, incontrando finalmente il suo sguardo. Vittorio sembra essere senza parole per un momento, poi annuisce lentamente. "Spero quanto meno che non vi siete baciati di nuovo" afferma lui. "No, infatti, ma è stato decisamente più bravo di te" affermo poi con un sorriso malizioso.

Mi guarda con uno sguardo carico di delusione e rabbia mentre apro la portiera dell'auto. "Scendi," ordina con fermezza. "Fanculo" sussurro sbattendo la portiera e continuando a piedi verso la scuola.

Arrivo a scuola affannata, guardo Vittorio circondato dalle mie amiche. "Elisa, come stai?" mi chiede una delle mie amiche, ma la sua voce sembra lontana, come se provenisse da un altro mondo. "Sto bene," rispondo con un sorriso teso, cercando di mascherare la tempesta di emozioni che ribolle dentro di me. Ma Vittorio è lì, nel mio campo visivo, e il suo sguardo mi perseguita, riportandomi indietro a quella discussione in macchina, al peso delle sue parole che ancora risuonano nelle mie orecchie

Durante la ricreazione, sento il bisogno di prendere una boccata d'aria fresca e mi dirigo verso il bagno. Mentre cammino lungo il corridoio, incrocio lo sguardo di Vittorio. La tensione tra noi è palpabile, ma cerco di ignorarla e proseguo il mio cammino. Improvvisamente, sento una presa ferma sulla mia mano, e prima che possa reagire, Vittorio mi tira vigorosamente in uno sgabuzzino vicino.

"Che cosa pensi di fare?" chiedo, cercando di liberare la mia mano dalla sua stretta. "Abbiamo bisogno di chiarirci," risponde lui, il suo tono carico di tensione.

Mi sento intrappolata nella piccola stanza buia, il mio cuore batte veloce contro il petto mentre mi preparo a affrontare quello che verrà. Vittorio mi guarda intensamente per un istante, poi avvicina il suo volto al mio. Posso sentire il calore del suo respiro sulla mia pelle mentre si avvicina sempre di più, fino a quando i nostri labbra si incontrano in un bacio carico di desiderio e rabbia repressa. Le sue mani stringono saldamente la mia vita e le sue labbra si avvicinano al mio orecchio "Sei mia, solo mia, e solo io posso scoparti" sussulta.

Mi ritrovo sospesa nel vuoto, tra le braccia di Vittorio, le sue mani mi tengono saldamente, quasi con ferocia, mentre posso sentire il calore del suo corpo contro il mio. Spinge con violenza, ogni movimento è carico di desiderio e possessività, ogni sussurro un'eco di lussuria e dominio.

Le pareti dello sgabuzzino sembrano restringersi intorno a noi. Con un gemito di estasi, Vittorio raggiunge l'apice del piacere, e nel tumulto delle sensazioni mi sussurra all'orecchio con voce carica di rabbia e disprezzo. "Sei solo una troia," mormora, il suo tono tagliente come un coltello affilato, mentre il suo corpo ancora fremebondo si ritira dal mio. Il mio corpo è esausto, avvolto dalla fatica e dalla confusione, mentre la mia mente è annebbiata dalle emozioni contrastanti.

Vittorio si allontana da me, lasciandomi sola nella penombra dello sgabuzzino. Con passi incerti, esco dallo sgabuzzino e mi dirigo verso la porta del bagno.

La luce accecante del corridoio mi investe mentre attraverso il corridoio, cercando di ignorare lo sguardo scrutatore dei miei compagni di classe che sembrano percepire la mia vulnerabilità.

Finalmente raggiungo la porta della mia classe e, con un respiro profondo, la apro lentamente. La voce del professore si spegne mentre il mio ingresso attira l'attenzione di tutti.

Con il viso arrossato e gli occhi abbassati, mi dirigo al mio posto, cercando di ignorare gli sguardi curiosi e le voci sussurrate che mi circondano. Mi sento fragile e esposta, come se tutti potessero vedere dentro di me e scoprire la mia vergogna più profonda.

La campanella segna la fine delle lezioni e mi preparo mentalmente ad affrontare il resto della giornata. Vittorio dovrebbe essere qui ad aspettarmi, ma quando esco dalla scuola, non lo vedo da nessuna parte. Invece, là fuori, tra la folla di studenti che si disperde, vedo Alessio, con un mazzo di rose in mano.

Il mio cuore batte più velocemente mentre mi avvicino a lui, un misto di sorpresa e nervosismo mi travolge. "Ciao, Elisa," mi saluta con un sorriso gentile, mentre mi porge il mazzo di rose. "Queste sono per te."

Riesco a malapena a trovare le parole mentre accetto il regalo, il calore del suo sorriso mi fa sentire più a mio agio. "Grazie, sono bellissime," rispondo con un sorriso timido, mentre le mie guance si tingono di rosso.

Alessio mi guarda negli occhi con dolcezza. "Volevo ringraziarti per la bellissima serata di ieri," dice con sincerità. "Che ne dici di andare a pranzare insieme?" mi propone. "Mi piacerebbe molto," rispondo con entusiasmo, cercando di nascondere la mia felicità di fronte a Vittorio, che osserva la scena con uno sguardo carico di tensione. "Grazie per l'invito."

Alessio sorride soddisfatto, ma posso percepire una sottile tensione nell'aria. "Dove preferisci andare a pranzo?" mi chiede gentilmente, cercando di rendere l'atmosfera più leggera.

Guardo rapidamente Vittorio, cercando di non far trasparire nulla della mia confusione. "Non importa, scegli tu," rispondo, sperando di non aver suscitato ulteriori turbamenti tra i due. Alessio annuisce con un sorriso comprensivo. "Va bene, allora possiamo andare al ristorante in centro," suggerisce, cercando di mantenere la calma nonostante la tensione palpabile.

Accetto la sua proposta con un sorriso, rassicurata dalla sua tranquillità. "Mi sembra perfetto," rispondo. "A me sembra pessimo" interviene Vittorio avvicinandosi. Alessio si gira verso di lui, cercando di mantenere la compostezza. "Non volevo creare problemi, ma se preferisci possiamo rinviare," propone con gentilezza. Vittorio scuote la testa con un'espressione dura. "No, andate pure," dice con voce fredda. "Non voglio essere un ostacolo."

Con un sospiro, mi volto verso Alessio, cercando di dissipare la tensione. "Scusami per Vittorio," dico con sincerità, sentendomi a disagio per l'intera situazione. Alessio mi sorride gentilmente, cercando di rassicurarmi. "Non preoccuparti, capisco," risponde con dolcezza. "Andiamo, cerchiamo di goderci il pranzo."

Mi sforzo di rilassarmi mentre camminiamo verso il ristorante, ma la sensazione di disagio persiste. Spero che la nostra giornata possa migliorare nonostante l'inizio turbolento.

Dopo un pranzo teso, usciamo dal ristorante e ci dirigiamo verso l'auto di Alessio. Il silenzio che ci accompagna è imbarazzante, e cerco disperatamente di trovare qualcosa da dire per alleviare la tensione.

"È stato un buon pranzo," dico, cercando di rompere il ghiaccio.

Alessio annuisce con un sorriso. "Sì, è stato piacevole passare del tempo insieme," risponde con gentilezza.

Mentre ci avviciniamo all'auto, Alessio si ferma improvvisamente e mi guarda negli occhi con intensità. Posso sentire il mio cuore battere più forte mentre mi avvicino a lui. Senza dire una parola, si avvicina e mi bacia dolcemente, un gesto che mi riempie di emozioni contrastanti.

Dopo un momento, ci allontaniamo, entrambi un po' imbarazzati. "Grazie per il pranzo," dico con un sorriso timido "E per le rose"

Alessio mi sorride, gli occhi luminosi dietro i suoi occhiali da sole. "È stato un piacere," risponde, aprendo la portiera per me.

Entro nell'auto, sentendomi ancora sconvolta dal bacio improvviso. Mentre ci dirigiamo verso casa, cerco di mettere a fuoco i miei pensieri, cercando di capire cosa provo veramente.

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