48. Puttane

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Vittorio irrompe nella mia camera con passo deciso, lo sguardo acceso di rabbia e delusione. La porta sbatte contro il muro con un tonfo sordo, mentre io mi ritrovo congelata dalla sua improvvisa apparizione. "Sei uscita di nuovo con quel ragazzo?" chiede, la sua voce tagliente come una lama affilata. Mi alzo di scatto dal letto, sentendo il cuore battere all'impazzata nel petto. "Vittorio, io..." inizio, ma le parole si inceppano nella mia gola mentre cerco di trovare una spiegazione. Lui avanza verso di me con passo fermo, "Se ti dico di non fare qualcosa tu non devi farla" afferma "E adesso, se osi dire una sola parola sull'attività della mia famiglia reputati morta"

"Vittorio, ti prego, ascoltami," imploro con voce tremante, cercando di trovare un modo per farlo ragionare. Ma lui non sembra disposto ad ascoltare, la sua rabbia brucia come fuoco nei suoi occhi scuri. Mi sento immobilizzata dalla paura mentre Vittorio si avvicina con fermezza. Le sue mani afferrano con forza i miei polsi, il suo sguardo intenso brucia attraverso di me. "Vittorio, per favore," balbetto, ma le mie suppliche cadono nel vuoto mentre lui mi getta sul letto con decisione. "Avrei dovuto inserirti subito nel mercato delle puttane"

Le mie mani cercano freneticamente di liberarsi dalla presa implacabile di Vittorio, ma è inutile. Il suo corpo pesante sopra di me mi opprime, impedendomi di muovermi. "Vittorio, per favore, smetti," imploro con voce tremante, mentre le mie mani cercano disperatamente di respingere il suo peso opprimente. Ma le mie suppliche sembrano cadere nel vuoto mentre la sua furia brucia con intensità sempre maggiore. "Dovrei farti capire chi comanda qui," ringhia tra i denti, il suo respiro affannato che si mescola al mio in un sinistro duetto di angoscia e terrore. Le mie lacrime si mescolano al sudore sulla mia pelle. Dopo un'eternità di angoscia e terrore, finalmente sento il suo corpo rilassarsi sopra di me. Il respiro affannato si calma, e il suo peso oppressivo si allenta leggermente. La sua furia si placa momentaneamente quando raggiunge l'apice del piacere, e il suo respiro affannato si fonde con il mio "Vestiti," ordina con voce fredda e distante. Con mano incerta, raccolgo i miei vestiti sparsi per la stanza, cercando di nascondere la mia nudità vulnerabile. Con un gesto brusco, Vittorio mi afferra per il braccio e mi trascina fuori dalla stanza, senza una parola di conforto o di spiegazione. Il suo sguardo è freddo e distante mentre mi guida verso l'uscita, il suo corpo rigido come una statua di pietra. Con passo pesante, seguo il suo andare senza dire una parola, la mia mente offuscata dal dolore e dalla confusione. Arriviamo alla macchina, e Vittorio apre la portiera con gesto brusco, senza nemmeno guardarmi negli occhi. Mi siedo sul sedile del passeggero, cercando di nascondere la mia fragilità dietro una maschera di indifferenza. Il rumore del motore si accende con un ronzio familiare, mentre la macchina si mette in moto con un sussurro di potenza. Non ci vuole molto prima che arriviamo in una via deserta, illuminata solo dalle luci al neon dei bordelli.

Vittorio si ferma davanti a uno di questi edifici decadenti, il suo sguardo scorre sulle figure oscure che si muovono nell'ombra come spettri della notte. "Tutte mie," mormora con un sorriso crudele, il suo volto illuminato dalla luce fredda dei lampioni. "Marco si è sempre occupato di trovare nuove puttane," aggiunge con disprezzo "E probabilmente mi avrebbe portata a te tra qualche giorno" afferma Vittorio che si volge verso di me, il suo sguardo penetrante mi avvolge con un senso di oppressione. "Ma tu, Elisa, sei mia lo stesso" dichiara con voce sicura, il tono gelido che fa eco nel buio della notte.​ Mi trovo paralizzata dalla paura mentre guardo Vittorio, il suo volto illuminato dalla luce fioca dei lampioni. "Non ti permettere di toccarmi mai più," sussurro con voce tremante, cercando di tenere a bada le lacrime che minacciano di sgorgare dai miei occhi. Vittorio mi fissa con intensità, la sua espressione impassibile. Sento il mio respiro affannoso e il cuore che batte furiosamente nel petto mentre mi ritrovo sola, circondata dal silenzio e dall'ombra. Vittorio mi fa scendere dall'auto e insieme entriamo nell'edificio. L'atmosfera è tetra, e il suono dei nostri passi riecheggia nel vuoto. "Questo è dove tutto accade," mormora Vittorio, indicando con gesto ampio l'ambiente circostante. La luce fioca delle lampade a basso consumo rivela stanze spoglie e corridoi desolati. "Qui dentro si muovono ingenti somme di denaro," continua, la sua voce carica di orgoglio e arroganza. "E adesso, Elisa, tu farai parte di tutto questo."

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