14. Progetto

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Il suono del telefono che vibra mi distoglie dai miei pensieri mentre sono immersa nei compiti di casa. Estraggo il telefono dalla tasca e leggo il messaggio di una compagna di classe, Marta, "Hey Elisa! Possiamo iniziare il progetto d'arte oggi pomeriggio? Domani ho una visita e non posso venire"

La proposta di Sara mi coglie di sorpresa ma non vedo perchè non accordare "Ok, ma non sono a casa di mia madre. Riesci a venire qui?" le chiedo spiegandole la posizione della casa. "Si, nessun problema. Ci vediamo tra poco".

Scendo al piano di sotto dove incontro subito papà, impegnato a leggere un libro. "Papà" lo chiamo richiamando la sua attenzione "Sta venendo Marta, dobbiamo fare un progetto insieme" lo informo. Papà alza lo sguardo dal libro e mi sorride con un'espressione di approvazione. "Va bene, Elisa. Fatemi sapere se avete bisogno di qualcosa," risponde con calma, tornando alla sua lettura.

Mentre aspetto l'arrivo di Marta esco nel porticato dove accendo una sigaretta lasciando che il fumo si disperda nell'aria fresca del pomeriggio.

Respiro profondamente, lasciando che la nicotina mi calmi i nervi mentre attendo l'arrivo della mia compagna di classe. Il suono dei passi di Marta che si avvicinano mi fa alzare lo sguardo, e le faccio cenno di salutare quando mi vede sul porticato.

"Hey, Elisa! Sono qui," annuncia Marta con un sorriso mentre si avvicina. Rispondo con un sorriso e spengo la sigaretta, pronta a iniziare il nostro progetto d'arte.

Mentre Marta si siede accanto a me per iniziare il progetto d'arte, prendo il computer portatile e avvio il programma PowerPoint per preparare la presentazione. Inizio a organizzare le diapositive mentre discutiamo delle idee per il nostro progetto.

Poco dopo, la porta si apre e Vittorio entra nella stanza con il suo solito portamento sicuro e affascinante. Marta, con gli occhi illuminati dall'emozione, si illumina alla vista di lui, mentre io reagisco con un misto di irritazione e disagio.

"Hey ragazze, come va?" chiede Vittorio con un sorriso, avvicinandosi al tavolo dove stiamo lavorando. "Bene prima che entrassi tu" rispondo innervosita "Mio padre non te l'ha detto che lo studio era occupato?" gli chiedo irritata. "Si, e mia ha detto anche di venire a controllare se andava tutto bene e avevate bisogno di aiuto" risponde lui. "Un aiuto non fa mai male" afferma Marta guardando Vittorio.

Mentre Vittorio si avvicina al tavolo con il suo sorriso affascinante, io non posso fare a meno di notare lo sguardo illuminato di Marta, che si rivolge a lui con un'aria di ammirazione. "Oppure visto che hai deciso di essere così disponibile puoi levarti dai coglioni" gli propongo. Marta sembra colta di sorpresa dal mio tono brusco. "Elisa, calmati. Vuole solo aiutare," cerca di intervenire, ma la mia pazienza è ormai al limite.

"Non hai bisogno di difenderlo," ribatto con un'espressione dura, fissando Marta con uno sguardo acuto. "So cosa vuoi, non fingere di essere amica mia quando tutto quello che vuoi è avvicinarti a lui," aggiungo, lasciando trapelare la mia delusione e la mia rabbia.

Marta mi guarda con gli occhi spalancati, visibilmente ferita dalle mie parole. "E allora? Avrei potuto fare benissimo il progetto da sola ma visto che sei diventata la sorella del famoso Vittorio non vedo perchè non farti fare qualcosa di utile" cerca di protestare, ma la tensione è già palpabile nell'aria. "Fatti fottere" esclamo irritata "Visto che sei in grado di farlo da sola non vedo l'ora di vedere come viene e prendere un bel voto senza muovere un muscolo".

"Perchè sei così sicura che io dica che il progetto sia nostro?" mi chiede lei con aria di sfida. "Perchè altrimenti mostrerò alla prof davanti la classe quando ti sei limonata suo figlio e gli hai venduto dell'erba" rispondo ricattandola "Contrariamente a te io ho la fedina pubblica pulita".

La mia risposta tagliente fa tacere Marta, che mi guarda sbigottita. Le sue labbra si serrano in una linea sottile, la sua espressione tradisce la paura mista alla rabbia. Dopo un momento che sembra durare un'eternità, Marta rompe il silenzio con un'espressione tesa. "Non lo farai," mormora con voce tremante, cercando di mantenere la compostezza.

Il mio sguardo non vacilla di fronte al suo, rimango ferma e determinata. "E invece è proprio quello che farò," ribatto con voce ferma, senza esitazione "La tua dignità in quella scuola è tra le mie mani".

Marta si arrende alla mia minaccia e si alza dalla sedia con un'espressione sconfitta. Le sue spalle sono curve, il suo passo incerto. "Va bene, farò quello che vuoi," mormora con voce soffocata dall'umiliazione, prima di dirigere uno sguardo carico di rancore nella mia direzione. Con un gesto rassegnato, raccoglie le sue cose e esce dalla stanza senza nemmeno guardarmi. Posso sentire il suo respiro pesante mentre si allontana, lasciandomi sola con Vittorio.

Vittorio si avvicina lentamente, il suo sguardo intensamente fisso su di me. Posso sentire il calore del suo respiro sulla mia pelle mentre si avvicina sempre di più. Le mie guance si arrossano mentre cerco di mantenere la calma, incerta di cosa aspettarmi da lui.

Senza dire una parola, Vittorio solleva delicatamente il mio mento con un dito, inchinandosi verso di me. Il mio respiro si ferma mentre i nostri volti si avvicinano sempre di più, "Mi ero quasi dimenticato di quanto tu fossi arrogante" afferma "pensi di poter controllare ogni situazione, di avere il controllo su tutto e su tutti," spiega con voce calma, ma il tono è carico di significato. "Ma ci sono cose che non puoi controllare, Elisa. Ci sono situazioni che sfuggono al tuo controllo, per quanto tu possa provarci."

Le sue parole mi colpiscono come un fulmine, facendo emergere una serie di emozioni contrastanti. Rabbia, confusione, frustrazione. Mi sento vulnerabile di fronte a lui, esposta alla sua percezione acuta della mia personalità e delle mie debolezze. Il suo tono è gelido, ma nonostante ciò, riesco a percepire il sottinteso della sua minaccia. Il mio stomaco si contorce in un nodo di ansia mentre mi rendo conto delle implicazioni delle sue parole.

"Non hai il diritto di giudicarmi," ribatto con voce tremante, cercando di mantenere una parvenza di fermezza. Con un gesto deciso, mi fa inginocchiare di fronte a lui, costringendomi a piegare la testa in segno di sottomissione. Il mio orgoglio urla di ribellarsi, ma il suo dominio su di me è schiacciante. Il pavimento freddo morde le ginocchia mentre mi trovo lì, vulnerabile e indifesa di fronte al suo potere. Si abbassa di nuovo i pantaloni e raccoglie i miei capelli in un pugno.

Il gusto amaro invade la mia bocca mentre Vittorio spinge con forza il suo membro dentro, violando ogni mia barriera, fisica e mentale. Le mie lacrime si mischiano al suo gusto salato mentre l'umiliazione mi avvolge soffocando ogni mia resistenza.

Mi sento ridotta a uno strumento del suo piacere, incapace di combattere contro la sua tirannia. Il mio silenzio urla il mio dolore, ma le mie urla rimangono soffocate dal peso del suo controllo. Vittorio, con una smorfia di trionfo sul viso, continua a spingersi dentro di me con fermezza, approfittando del mio stato di vulnerabilità per soddisfare i suoi desideri egoistici. Ogni movimento del suo corpo mi riempie di disgusto e vergogna, ma sono impotente di fronte alla sua tirannia implacabile.

"Mia, completamente e irrevocabilmente mia," mormora con voce carica di dominio, mentre i suoi movimenti diventano sempre più intensi. La sua presa sul mio viso è serrata, costringendomi a guardarlo negli occhi mentre mi schiaccia contro di lui. Il mio corpo reagisce con una mescolanza di disgusto e rassegnazione mentre sento la sua eccitazione crescere dentro di me. Le sue parole mi avvolgono come una catena.

Con un gemito di piacere, Vittorio raggiunge il suo culmine, riversando il suo piacere dentro di me. "Ingoia," ordina con voce autoritaria. Riesco a malapena a trattenere le lacrime mentre obbedisco al suo comando, inghiottendo il suo piacere insieme al mio orgoglio frantumato. "Perchè mi fai questo?" gli chiedo mentre si riveste. Vittorio mi guarda con un sorriso beffardo, i suoi occhi scintillanti di malizia. "Perché posso," risponde con un tono sprezzante, lasciando cadere le sue parole come colpi di pugnale nel mio cuore. "Perché sei mia e farò di te ciò che voglio."

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