41. Conto Salato

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Mentre la sera avanza e il momento di uscire si avvicina, mi trovo di fronte allo specchio, cercando di nascondere i segni della mia tormentata giornata dietro uno strato di trucco. Con mano tremante, cerco di delineare con cura gli occhi, sperando che il trucco possa nascondere la paura che mi attanaglia. Tuttavia, il mio sforzo viene interrotto quando sento la porta cigolare leggermente. Mi giro e vedo Vittorio entrare nella stanza con passo deciso, il suo sguardo freddo fissato su di me."Elisa, è ora di andare," ordina con voce ferma, la sua presenza riempiendo la stanza con una tensione palpabile. Il mio cuore inizia a battere più velocemente mentre mi rendo conto di non avere altra scelta che obbedire. "Non voglio andare con te," rispondo con voce debole, cercando di nascondere la mia paura dietro una maschera di determinazione. Tuttavia, so che la mia resistenza è inutile contro la sua volontà implacabile.Vittorio si avvicina lentamente, il suo sguardo fisso sul mio, come se volesse penetrare nella mia anima. "Devi venire con me," insiste con tono autoritario, la sua voce riempita di un'intensità che mi fa rabbrividire. Sentendo la sua presenza avvicinarsi, sento il terrore salire dentro di me. Con un sospiro di rassegnazione, mi sforzo di trovare la forza per affrontare la situazione. Non c'è scampo, devo seguirlo. "Va bene," dico finalmente, il mio tono piegato dalla rassegnazione. Alzo lo sguardo verso di lui, cercando di nascondere la mia paura dietro un'espressione neutra. Vittorio annuisce soddisfatto, come se avesse ottenuto ciò che voleva. Si volta e esce dalla stanza, lasciandomi sola con i miei pensieri tumultuosi.Con passo incerto, mi dirigo verso l'ingresso, cercando di prepararmi mentalmente per quello che verrà. Il mio stomaco è una massa di nodi mentre mi avvicino alla porta, la mia mente riempita di incertezza e timore. Con un respiro profondo, affronto la mia paura e varco la soglia, pronta ad affrontare quello che la serata ha in serbo per me. Vittorio mi attende fuori con la Ferrari, il suo sorriso presuntuoso illuminato dai fari dell'auto. "Vieni, sali," mi intima, aprendo la portiera con un gesto sprezzante. Con un misto di timore e riluttanza, mi avvicino all'auto e mi accomodo sul sedile del passeggero. Mentre percorriamo la strada, Vittorio mi lancia uno sguardo tagliente, il suo viso contratto da un'espressione di disapprovazione. "Non potevi vestirti in modo meno provocante?" sibila, il suo tono carico di irritazione. Mi sento un brivido lungo la schiena mentre mi stringo nel sedile, cercando di nascondere la mia insicurezza dietro un'apparente calma. "Mi piace così" rispondo sembrando sicura di me. "Non ti ho chiesto cosa ti piace a te!" sbraita, la sua voce riempita di furore. "Sei qui con me e devi comportarti come dico io."

Vittorio stringe le mani sul volante, i suoi occhi freddi fissi dritto davanti a sé mentre il silenzio pesante avvolge l'abitacolo della Ferrari. Vittorio non dice una parola, ma il suo silenzio è ancora più opprimente delle sue parole. Sento il suo sguardo bruciante su di me, ma non osa incrociare il mio.

La Ferrari si ferma davanti a un elegante ristorante, i fari illuminano la facciata decorata con luci scintillanti. Il cuore mi batte più forte mentre scendo dall'auto, cercando di nascondere la mia agitazione dietro un sorriso forzato. Vittorio mi afferra il braccio con forza, guidandomi verso l'ingresso con un passo deciso.Entriamo nel ristorante e il calore dell'ambiente mi avvolge come una coperta accogliente. Il suono allegro delle conversazioni e il profumo invitante del cibo riempiono l'aria, creando un'atmosfera vivace e accogliente. Vittorio mi conduce al tavolo riservato, il suo sguardo freddo e imperioso non lascia spazio a obiezioni. Ci sediamo, e il cameriere si avvicina per prendere le nostre ordinazioni. Anche se sono circondata da lusso e comfort, non riesco a godere di nulla. Mentre il cameriere si allontana per portare le nostre ordinazioni, Vittorio incrocia le braccia, fissandomi con uno sguardo scrutatore. "Sembri nervosa," osserva, la sua voce fredda come il ghiaccio. "È tutto a posto?".

Respiro profondamente, cercando di mantenere la compostezza nonostante il tumulto di emozioni che mi assale. "Sì, tutto bene," rispondo con un sorriso teso, sperando di convincerlo. Il silenzio si prolunga, rendendo l'atmosfera sempre più tesa e opprimente. Le parole di Vittorio rimbalzano nella mia mente, mentre cerco disperatamente di trovare un modo per distogliere la sua attenzione dalla mia evidente agitazione. Tuttavia, ogni tentativo sembra inutile di fronte alla sua capacità di penetrare nella mia maschera di apparente calma.Il cameriere ritorna con i nostri piatti, interrompendo momentaneamente il flusso di pensieri tumultuosi che mi assalgono. Cerco di concentrarmi sul cibo di fronte a me, ma la mia mente è ancora occupata dalla tensione tra me e Vittorio. Mentre il cameriere si allontana silenziosamente, lasciandoci soli di nuovo, il peso del suo sguardo continua a bruciare sul mio viso."Elisa," mi chiama Vittorio, il tono della sua voce ora più morbido, ma ancora carico di una sinistra autorità. "Se c'è qualcosa che ti preoccupa, dimmelo. Non sopporto il nervosismo a tavola."

"Non è niente di cui preoccuparsi, Vittorio," rispondo, cercando di mantenere la mia voce tranquilla nonostante il tumulto di emozioni che ribolle dentro di me. "Solo un po' di stress scolastico, sai com'è." Cerco di sorridere, sperando che possa dissimulare la mia ansia. Vittorio annuisce con comprensione, ma posso percepire che c'è qualcosa che non gli torna. "Sei sicura?" insiste, la sua voce morbida ma penetrante. "Assolutamente,"

Dopo aver finito il pasto, il silenzio ritorna tra noi mentre aspettiamo il cameriere per la conta. Vittorio si guarda intorno con un'aria di disinteresse, ma posso percepire la sua attenzione ancora rivolta a me, come se volesse scrutare ogni mio movimento. "Vuoi un dolce?" chiede, interrompendo il mio stato di riflessione. "No, grazie," rispondo con un sorriso forzato, cercando di evitare il suo sguardo penetrante. "Sono già sazia." Vittorio annuisce, ordinando il conto mentre il cameriere si avvicina al nostro tavolo. "Eccolo," dice, posizionando la ricevuta di fronte a Vittorio che con un gesto deciso prende il portafoglio per pagare il conto. "Quanto?" chiedo poi mettendo mano al mio portafoglio per pagare la mia parte, sperando che non costi un rene visto l'ambiente e il vino. "Basterà un bocchino in macchina" sorride in modo malizioso. La mia mano si ferma nel gesto di aprire il portafoglio, un brivido di disgusto mi attraversa mentre capisco il significato delle sue parole. "Non è divertente, Vittorio," rispondo con voce fredda, cercando di nascondere il mio sdegno dietro un'apparente calma. Il suo sorriso si allarga, il suo sguardo diventa ancora più penetrante. "Oh, ma io non sto scherzando," ribatte con tono beffardo. La nausea mi assale mentre mi rendo conto della sua proposta indecente. Respiro profondamente, cercando di mantenere la calma nonostante la rabbia che ribolle dentro di me. "Io pago la mia parte," dico con voce ferma, posando il denaro sulla ricevuta senza degnarlo di uno sguardo. Con un movimento rapido, Vittorio afferra il denaro che ho appena posato sulla ricevuta e lo inserisce nel suo portafoglio. "Non hai bisogno di preoccuparti di queste cose, Elisa," dice con tono sprezzante, consegnando al cameriere il conto saldato. La mia indignazione aumenta mentre lo osservo compiere quel gesto arrogante. "Non permetterò che tu mi tratti così," ribatto con voce tremante, cercando di controllare la mia rabbia. Vittorio mi lancia uno sguardo glaciale, il suo volto impassibile come una maschera. "Fa' meglio a imparare a essere grata," mormora con tono minaccioso.

Usciamo dal ristorante, e Vittorio mi conduce alla sua Ferrari parcheggiata fuori. Con il cuore che batte velocemente nel petto, mi siedo nel sedile del passeggero mentre Vittorio prende il posto di guida. L'aria notturna è fresca mentre attraversiamo le strade illuminate della città, e il silenzio pesante che si è insinuato tra di noi aggiunge un'atmosfera tesa all'aria.Vittorio si immerge nel traffico cittadino, ma non ci vuole molto prima che la metropoli si trasformi in paesaggi più tranquilli e bui. Guida fino a un posto appartato, dove le luci della città svaniscono, sostituite da un'oscurità profonda e avvolgente. Mi rivolgo a Vittorio con uno sguardo nervoso, sperando che la mia espressione di disgusto lo faccia desistere. Tuttavia, il suo sguardo è freddo e determinato, privo di qualsiasi empatia. "Vieni qui," ordina, con voce autoritaria. Il mio stomaco si stringe mentre mi muovo per obbedire, temendo ciò che potrebbe succedere se mi opponessi.Raggiungo Vittorio nel sedile del guidatore, cercando di nascondere il mio terrore dietro una maschera di calma. Le sue mani afferrano i miei capelli con forza, costringendomi a chinarmi verso di lui. Il mio respiro è affannoso, il cuore batte violentemente nel petto mentre sento il suo sguardo penetrante su di me. Con un sospiro pesante, mi inchino verso il suo grembo. Con le mani tremanti, mi avvicino al suo membro, sentendo il mio stomaco contorcersi dall'orrore. "Per favore, Vittorio, non farlo," sussurro, ma le mie suppliche cadono nel vuoto. La sua presa sui miei capelli si fa più forte, costringendomi ad avvicinarmi ulteriormente. "Lo farai perché lo dico io," mormora con voce bassa, carica di minaccia. Il mio cuore batte sempre più forte mentre mi ritrovo costretta in quella situazione angosciante. Con un senso di nausea crescente, sento la sua mano stringere la mia testa, spingendola verso il suo membro. Il mio respiro si fa irregolare mentre cerco disperatamente di respingere l'impulso di vomitare. Le lacrime scorrono lungo le mie guance mentre la mia bocca si apre involontariamente per accogliere la sua volontà.

Il mio corpo si agita nel tentativo di resistere, ma la sua presa è ferma e implacabile. Quando finalmente tutto è finito, mi ritrovo a tremare di paura e disgusto, sentendomi vuota e ferita nell'anima. Il silenzio avvolge l'auto, interrotto solo dal suono del mio respiro affannoso e dalle mie lacrime silenziose. "Ecco, così si comporta una brava ragazza," sussurra con una voce carica di arroganza, come se avesse appena compiuto un grande successo.

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