Mi sveglio con un sobbalzo quando sento la porta cigolare leggermente mentre si apre. Gli occhi ancora annebbiati dal sonno, guardo nella direzione del rumore e vedo Alice che entra con cautela nella stanza. La sua presenza rassicurante mi calma istantaneamente, anche se mi chiedo cosa possa essere accaduto per giustificare il suo arrivo così improvviso.
"Elisa, sei qui?" chiede, la sua voce morbida che penetra nel buio della stanza. "Cos'è successo? Papà e io siamo stati preoccupati per te," confessa, la preoccupazione scolpita sul suo volto delicato.
Un brivido di ansia mi attraversa mentre mi alzo da terra frettolosamente, cercando di nascondere il disagio che mi pervade. "Niente di importante," rispondo rapidamente, sperando che il mio tono non tradisca la mia agitazione.
Alice mi guarda con occhi pieni di preoccupazione, evidentemente non convinta dalla mia risposta evasiva. "Sei sicura? Tuo Papà era così agitato, ha cercato ovunque," insiste, il suo tono morbido ma determinato. "Sì, sono sicura," ribatto con un sorriso forzato, sperando di mettere fine alla conversazione. Non voglio preoccupare Alice con i miei problemi, né tantomeno farla coinvolgere in situazioni spiacevoli dove c'entra suo figlio.
La sua espressione resta però perplessa, come se sapesse che sto nascondendo qualcosa. Ma, rispettando la mia volontà, non insiste ulteriormente, limitandosi a porgere una mano di conforto.
Respiro profondamente, cercando di calmare il tumulto delle emozioni che mi assale. Anche se non posso condividere con Alice ciò che è successo, il suo semplice gesto di preoccupazione mi fa sentire meno sola.
Elisa accompagna Alice giù per pranzo, il cuore ancora appesantito dal peso dei segreti che porta con sé. Entrano nella sala da pranzo, dove il padre di Elisa, Luca e Vittorio stanno già seduti a tavola, discutendo animatamente tra di loro. "Mio Dio, Elisa, finalmente sei qui," esclama mio padre con un sorriso di sollievo. "Abbiamo cercato ovunque."
"Mi dispiace, sono stata fuori a fare una passeggiata," rispondo rapidamente, sperando di evitare ulteriori domande sulla mia assenza.
Vittorio mi guarda con occhi scrutatori, ma non dice nulla, concentrandosi invece sul suo piatto. Luca, seduto accanto a lui, mi sorride debolmente, come se volesse rassicurarmi. "Pensavamo che, visto i tuoi risultati disastrosi, Vittorio ti potrebbe dare una mano" afferma papà.
Vittorio alza lo sguardo, un'espressione di sopresa dipinta sul volto. "Davvero?" chiede, la sua voce piena di sarcasmo. "Non credo che possa fare miracoli."
"Sono d'accordo con Vittorio" affermo volendo evitare di passare altro tempo con lui. Il papà annuisce con fermezza, guardandomi con una combinazione di preoccupazione e autorità. "Elisa, è importante che tu prenda sul serio la tua istruzione," dice con voce severa. "Vittorio ha dimostrato di essere un ottimo studente, e potrebbe darti preziosi consigli su come migliorare."
Sento il mio stomaco stringersi mentre le sue parole penetrano nella mia mente già turbata. "Lo so, papà," rispondo con un sospiro, cercando di nascondere la mia crescente frustrazione. "Farò del mio meglio."
Vittorio alza un sopracciglio con scetticismo, ma non interviene, lasciando che mio padre continui a insistere sulla sua proposta. Mi alzo lentamente dalla sedia, seguita da Vittorio che si avvia verso lo studio. Le pareti del corridoio sembrano chiudersi su di me mentre avanziamo, il mio respiro diventa più pesante con ogni passo. Entriamo nello studio e Vittorio chiude la porta dietro di noi con un tonfo sordo.
Il silenzio pesante della stanza mi circonda mentre guardo intorno, cercando di ignorare lo sguardo scrutatore di Vittorio. "Allora," inizia lui chiudendo la porta "Dove vuoi iniziare?"
"Da nessuna parte, non ho bisogno di aiuto, specialmente del tuo."
"Tuo padre non la pensa così" afferma lui con arroganza prendendo il mio collo tra le sue mani. La mia pelle si raffredda al contatto delle sue mani intorno al mio collo, il suo tocco oppressivo come una morsa. "Lasciami andare!" sibilo con voce strozzata, cercando di liberarmi dalla sua presa.
Vittorio stringe leggermente di più, il suo sguardo freddo e implacabile mentre mi guarda negli occhi. "Dovresti essere più collaborativa, Elisa," mormora con voce minacciosa. "Avevi promesso che non mi avresti fatto più del male" sussulto cercando di far uscire fiato dalle mie labbra. "Infatti ieri sera non sono stato io a scoparti" afferma con un ghigno "Ma so che Francesco si è divertito" Vittorio ride, un suono carico di cinismo e malizia. "Dovresti essere grata, Elisa," mormora con un tono beffardo. "Francesco è un uomo di esperienza, ti ha insegnato cose che io non avrei mai potuto."
Le sue parole mi riempiono di disgusto e orrore, la mia mente traballante mentre cerco di trovare un senso a tutto ciò. "Sei un mostro," sibilo, le lacrime minacciando di sgorgare dai miei occhi. "Non sei mio fratello, sei solo un mostro." affermo mentre il suo respiro caldo sul mio viso mentre mi costringe a incontrare il suo sguardo. "Sono tuo fratello, Elisa," mormora con malizia. "E presto imparerai che devi obbedire ai miei desideri, altrimenti le conseguenze saranno molto peggiori."
Le sue parole mi avvolgono come un gelido vento d'inverno, gelandomi fino alle ossa. Tremo di rabbia e disgusto, ma anche di paura. Riesco a malapena a trattenere le lacrime, ma non gli darò la soddisfazione di vederle cadere.
Con un ultimo sforzo di volontà, riesco a liberarmi dalla sua stretta, allontanandomi da lui con passi incerti. "Non ti avvicinare più a me," dico con voce tremante, cercando di mantenere un briciolo di autorità nella mia voce. Vittorio afferra una corda vicino alla scrivania e mi afferra per i polsi, legandoli saldamente alla sedia. La mia resistenza è inutile contro la sua forza, e mi ritrovo immobilizzata, impotente di fronte al suo sadismo.
"Non ti ho detto di muoverti,," mormora con un sorriso sprezzante, stringendo ancora di più i lacci intorno ai miei polsi. La paura mi invade mentre cerco disperatamente di liberarmi, ma è inutile.
Vittorio si avvicina, il suo viso a pochi centimetri dal mio, il suo respiro caldo sul mio volto. "Studierai fino a quando non avrai imparato la tua lezione," sibila con un tono di minaccia, la sua voce come un pugnale che mi trafigge l'anima.
Le mie lacrime scendono silenziose lungo le guance mentre mi rendo conto della mia totale impotenza di fronte a lui. Sono intrappolata in una stanza con il mio carnefice, senza speranza di salvezza. E so che questa sarà solo l'inizio di un incubo senza fine.
Vittorio osserva con soddisfazione la mia impotenza, il suo sorriso sprezzante bruciando come fuoco sul mio volto. "Dovresti essere grata per questa lezione, Elisa," mormora con malizia, la sua voce echeggiando nell'aria come un'eco sinistra. "Imparerai a obbedire, una volta per tutte."
Ancorata alla sedia, il tempo sembra dilatarsi in un eterno presente di tormento. Le pagine dei libri davanti a me diventano sfocate, mentre la voce di Vittorio si trasforma in un eco costante, riempendo la stanza con la sua presenza opprimente. Ogni minuto trascorso in quella prigione mentale mi rende più consapevole della mia impotenza, alimentando la fiamma della ribellione che arde dentro di me.
Ma anche se il mio corpo è imprigionato, la mia mente è libera di vagare verso l'orizzonte della speranza. Immagino un futuro in cui sono padrona del mio destino, in cui nessuno può più piegarmi alla propria volontà. E mentre combatto contro le catene che mi tengono legata alla sedia, so che un giorno, presto o tardi, troverò il coraggio di spezzarle e liberarmi.
Ma per ora, resto lì, combattendo una battaglia silenziosa contro le forze che cercano di sopprimere il mio spirito. E mentre il tempo continua a scorrere implacabile, mantengo viva la fiamma della speranza, sapendo che un giorno, finalmente, sarò libera.

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Mine
ChickLitElisa, dopo il divorzio dei genitori, sarà costretta a iniziare una nuova vita con la compagna del padre e suo figlio Vittorio