47. Verità

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La sera arriva e il ragazzo si presenta sotto casa mia con un mazzo di fiori profumati in mano. Il mio cuore batte forte nell'anticipazione mentre esco di casa per incontrarlo. "Ciao," mi saluta con un sorriso luminoso, offrendomi il mazzo di fiori con un gesto gentile. "Sei bellissima stasera," mi dice con un tono sincero, facendomi arrossire leggermente per il complimento. "Grazie," rispondo con sincerità, sentendomi felice per il suo apprezzamento. Con un gesto cortese, mi offre il suo braccio. "Mi chiamo Elisa," rispondo con un sorriso mentre accetto il suo braccio. "E io sono Marco," si presenta con un sorriso gentile, guardandomi negli occhi con interesse. Marco apre gentilmente la portiera della macchina e mi invita a salire. Con un leggero tremito di eccitazione, mi accomodo sul sedile, sentendo il ricordo della nostra notte precedente ancora vivo nell'aria intorno a noi. Marco si siede accanto a me, e il motore ruggisce con un suono familiare mentre ci avviamo verso la nostra destinazione. Marco mi sorride con gentilezza mentre guidiamo verso il ristorante, la conversazione leggera che ci accompagna lungo il tragitto. L'atmosfera intorno a noi è rilassata e piacevole, come se fossimo vecchi amici che si ritrovano dopo tanto tempo. Arriviamo davanti al ristorante e Marco si affretta a scendere per aprirmi la portiera, un gesto cortese che apprezzo sinceramente. "Grazie," dico con un sorriso mentre gli passo accanto.Entriamo nel ristorante e un'atmosfera accogliente ci avvolge, il profumo invitante del cibo che riempie l'aria. Marco mi guida verso un tavolo ben apparecchiato e ci sediamo, pronti per gustare una deliziosa cena insieme. La luce soffusa crea un'atmosfera intima e romantica, e non posso fare a meno di sentirmi emozionata all'idea di trascorrere questa serata con lui. Guardo Marco con un sorriso, sentendomi grata per la sua compagnia e per l'opportunità di conoscerci meglio. "Quindi, cosa fai nella vita?" mi chiede Marco con interesse, mentre gustiamo i nostri piatti. "Sono studentessa," rispondo con un sorriso, "sto per diplomarmi e sto pensando di continuare gli studi in Francia."

"Oh, interessante," risponde Marco, sollevando un sopracciglio con curiosità. "Cosa ti ha spinto a scegliere la Francia?" chiede, evidenziando il suo interesse genuino per la mia storia. "Mia madre vive lì, e vorrei trascorrere del tempo con lei," spiego, cercando di non addentrarmi troppo nei dettagli della mia situazione familiare complessa. Marco ascolta attentamente, nodendo con comprensione. "Deve essere bello avere un'altra prospettiva culturale," riflette, mostrando una profonda comprensione delle sfide e delle opportunità che comporta un cambiamento di ambiente. Mi volto verso di lui, incuriosita. "E tu, Marco? Cosa fai nella vita?" gli chiedo, desiderosa di scoprire di più sulla persona di fronte a me. Lui sorride, prendendo un respiro prima di rispondere. "Lavoro in un'azienda di consulenza," rivela "L'azienda De Luca è una delle più funzionanti, sebbene da qualche anno è gestita da una donna".

"De Luca?" chiedo curiosa. "Si, li conosci?" mi chiede lui. "La donna che tanto denigri si chiama Alice per caso?" continuo a domandare, lui si limita ad annuire "È la mia matrigna" confesso. Lui sembra bloccarsi "Non lo sapevo," ammette infine, la sua voce leggermente incerta. "Alice è una donna molto capace," affermo con fermezza, sentendomi difendere la mia matrigna nonostante la tensione che si sta accumulando tra noi. "Sono certo che lo sia," risponde, ma c'è un sottinteso di scetticismo nelle sue parole. "E allora perchè sminuirla?" chiedo irritata. "Credo che ci siano ambiti in cui le donne possono eccellere, ma c'è anche da dire che ci sono limiti," afferma con un tono che mi lascia perplessa. "Cioè?" chiedo, sentendomi sempre più irritata dalle sue parole. "Fondamentalmente, credo che le donne siano più adatte a ruoli domestici o di supporto," continua Marco, il suo tono diventando sempre più condescendente. "Non credo che abbiano le capacità o la determinazione necessaria per raggiungere posizioni di leadership." Mi sento sconvolta dalle sue parole misogine, ma cerco di mantenere la calma. "Non sono d'accordo," rispondo con fermezza. "Le donne possono eccellere in qualsiasi campo, se solo vengono date le opportunità e il riconoscimento che meritano."

Mentre Marco mi accompagna a casa, la tensione tra noi è palpabile. Arrivati davanti alla porta di casa mia, Marco si ferma e mi guarda intensamente. "Elisa, sai, penso che dovremmo trovare un modo per saldare il conto della cena," dice con un sorriso malizioso, gli occhi pieni di desiderio. "Assolutamente no!" gli rispondo con fermezza, la voce carica di rabbia e disgusto. Senza pensarci due volte, gli do uno schiaffo sul viso, il suono della mia mano che colpisce la sua guancia riempie l'aria circostante. Marco si ferma, attonito, mentre si tiene la guancia arrossata, lo sguardo pieno di sorpresa e indignazione. "Ma che diavolo ti prende?!" protesta, la voce carica di irritazione e frustrazione. Alice esce dalla porta di casa con uno sguardo interrogativo sul viso. "Marco? Cosa stai facendo qui?" chiede con un tono di sorpresa, la sua voce echeggia attraverso il cortile.Marco si volta verso di lei con una smorfia di dolore sulla guancia e un'espressione di imbarazzo. "Signora De Luca, io... ero solo... stavo solo...," balbetta, cercando di trovare una spiegazione coerente mentre si raddrizza e cerca di riprendere la sua compostezza.Alice lo guarda con sospetto, leggendo chiaramente la situazione. "È meglio che tu te ne vada, Marco," dice con fermezza, il suo tono severo ma controllato. "E domani parleremo di questo in ufficio."Marco annuisce rapidamente, la sua faccia arrossata dalla vergogna mentre si allontana rapidamente dal cortile. Una volta che è scomparso dalla vista, Alice si rivolge a me con uno sguardo severo ma preoccupato. "Che ci facevi con lui, Elisa?" chiede, la sua voce piena di domande mute e preoccupazione mentre mi fa rientrare a casa. "L'ho incontrato ieri in discoteca" confesso. Alice mi guarda con una mescolanza di sorpresa e apprensione dipinta sul volto. "In discoteca?" ripete, quasi incredula. "Non pensavo ti piacesse frequentare quei posti." La sua voce è carica di preoccupazione mentre mi fa entrare in casa."Lo so, non è stato un'idea brillante fidarmi ciecamente," ammetto con un sospiro, seguendola nel soggiorno. Alice si siede accanto a me sul divano, il suo sguardo serio mentre mi prende una mano tra le sue."Elisa, c'è qualcosa che devi sapere," inizia con voce bassa, come se temesse che qualcuno possa sentire. "L'azienda De Luca, dove lavora Marco, non è esattamente ciò che sembra. Si occupa di traffico di droga e appalti pubblici illegali."Il mio stomaco si contrae in una morsa di paura e disgusto mentre ascolto le sue parole. "Cosa intendi?" chiedo, la voce appena un sussurro mentre cerco di elaborare l'informazione."Vuoi dire che Marco è coinvolto in tutto questo?" chiedo con una voce strozzata dall'angoscia.Alice annuisce con gravità, la sua espressione seria mentre mi guarda fisso negli occhi. "Sì, anche Vittorio è coinvolto. È stato introdotto nell'azienda da suo padre, prenderà il controllo dopo la laurea in economia."Il mio respiro diventa affannoso mentre cerco di metabolizzare la notizia. "Ma mio padre... lui non sa niente di tutto questo?" chiedo con voce incerta, temendo la risposta.Alice scuote leggermente la testa. "No, e preferirei che rimanesse così. Questa è una situazione pericolosa, Elisa, e non voglio coinvolgere tuo padre più di quanto già lo sia."La mia mente è in tumulto mentre cerco di affrontare la realtà inquietante di quello che mi sta dicendo. "Cosa devo fare?" chiedo, la voce impregnata di paura e incertezza. "Silenzio. Solo, qualora dovessi incontrare altri ragazzi preferirei me ne parlassi, per evitare tu frequenti miei dipendenti o clienti com'è già successo".

"Alessio era un dipendente?" chiedo curiosa. "Un cliente indebitato. È per questo che Vittorio l'ha ucciso. Funziona così" mi spiega Alice come se fosse tutto normale. Sono sconvolta, confusa e terribilmente spaventata per quello che potrebbe significare per me e per la mia famiglia. Mentre cerco di riorganizzare i miei pensieri, sento una presenza alle mie spalle. Vittorio si avvicina con passi decisi, la sua presenza avvolge la stanza come un'ombra oscura. "Che cosa sta succedendo qui?" chiede con voce dura, il tono carico di tensione contenuta. Il suo sguardo si posa su di me, penetrante e implacabile, mentre cerco di nascondere il terrore che mi attanaglia.Alice si volta verso di lui, il suo volto impassibile ma carico di autorità. "Non è affar tuo, Vittorio," risponde con fermezza, il suo tono freddo e distante. "Stiamo solo avendo una conversazione familiare."Vittorio fissa sua madre con un misto di incredulità e rabbia. "Dovresti sapere meglio di me che le conversazioni familiari non si svolgono a quest'ora della notte," ribatte con un sarcasmo tagliente. Il suo sguardo si sposta nuovamente su di me, scrutandomi con un'intensità che mi fa rabbrividire. "Elisa, fuori. Ora."Mi alzo di scatto, sentendo il cuore battere all'impazzata nel petto. "Sì, certo," rispondo con voce flebile, mentre mi affretto ad uscire dalla stanza, sentendo il peso del suo sguardo sulle mie spalle mentre mi allontano.

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