37. Mattinata

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La stanza è pervasa da un'atmosfera tranquilla e serena, interrotta solo dal leggero respiro di Alessio e dal dolce cinguettio degli uccelli fuori dalla finestra. Mi stiracchio delicatamente, sentendo i muscoli rilassati dopo una notte di riposo rigenerante. Il profumo del caffè proveniente dalla cucina mi avvolge, invitandomi a cominciare la giornata con energia e vitalità. Con un sospiro di contentezza, mi accoccolo ancora un momento accanto a Alessio, godendomi la dolcezza del momento presente. Dopo un momento, sento la sua mano stringere la mia con dolcezza. "Buongiorno," mormora con voce ancora sonnolenta, i suoi occhi che si aprono lentamente per incontrare i miei. Un sorriso si forma sulle sue labbra mentre si stiracchia, e mi sento avvolta da una sensazione di calma e serenità. "Buongiorno," rispondo con un sorriso, perdendomi nel calore del suo sguardo. "Come hai dormito?" chiedo, preoccupata di averlo disturbato durante la notte. "Benissimo, grazie a te," risponde con dolcezza, avvicinandosi per darmi un delicato bacio sulla fronte.

Dopo esserci alzati dal letto, ci prepariamo per andare a fare colazione insieme. Alessio mi offre il suo braccio mentre scendiamo le scale, e camminiamo fianco a fianco verso la cucina. Il profumo del caffè appena preparato riempie l'aria, e il tavolo è già apparecchiato con frutta fresca e croissant appena sfornati. Dopo un po', mentre stiamo finendo di mangiare, mi guarda negli occhi con un'espressione affettuosa. "Ti sei divertita ieri sera?" chiede, interessato. "Sì, è stata una serata meravigliosa," rispondo sinceramente, ricordando con gioia i momenti trascorsi insieme.

Dopo aver finito la colazione, ci alziamo dal tavolo e iniziamo a raccogliere le tazze e i piatti per metterli nel lavandino. Alessio si avvicina e prende gentilmente i bicchieri dalle mie mani. "Lascia fare a me, posso occuparmene io," propone con un sorriso premuroso. "Grazie," rispondo con un sospiro di sollievo, riconoscente per la sua gentilezza. Dopo aver sistemato tutto usciamo dalla casa insieme e ci dirigiamo verso l'auto parcheggiata fuori. Alessio apre la portiera per me con un gesto galante, e salgo a bordo ringraziandolo con un sorriso. Mentre guida, siamo immersi nel silenzio confortevole della sua compagnia, godendo della quiete della mattina. Arriviamo davanti a casa mia e Alessio si ferma con l'auto. "Grazie per avermi accompagnato," dico con gratitudine, guardandolo negli occhi. "È stato un piacere," risponde con sincerità, sorridendo. Con un gesto spontaneo, ci avviciniamo e ci scambiamo un tenero bacio. Poi, con un sorriso radioso, Alessio mi aiuta a prendere i sacchetti e mi segue fino alla porta di casa. Mio padre ci guarda con un'espressione curiosa mentre apre la porta, ancora in vestaglia, i capelli leggermente arruffati dall'appena svegliarsi. "Buongiorno, signor Rossi," saluta Alessio con gentilezza. "Buongiorno" risponde aiutandolo a prendere le mie buste. Alessio mi sorride affettuosamente "Ti chiamo più tardi," sussurra dolcemente prima di darmi un leggero bacio sulla guancia. Entro in casa, osservando il mio papà che mi guarda con curiosità. "Ciao papà,"

Mio padre mi sorride, ma posso notare che c'è qualcosa di diverso nel suo sguardo, come se avesse qualcosa da chiedermi. "Ciao Elisa, hai passato una bella serata?" domanda con tono leggermente interrogativo. "Stupenda" rispondo "Alessio è davvero speciale".

Mio padre annuisce, un lieve sorriso giocando sulle sue labbra. "Sono contento che tu abbia trascorso del tempo piacevole," dice con sincerità, ma c'è ancora una nota di curiosità nella sua voce. "Alessio sembra un bravo ragazzo. Adesso però vai a prepararti, andiamo dai genitori di Alice a pranzo" mi informa. "Devo proprio venire?"

"A breve saranno anche i tuoi nonni" mi risponde mettendo una mano sulla mia spalla. "Non lo saranno, è inutile fingere che siamo una famiglia perchè non lo siamo. Solo perchè tu stai con Alice non significa che io la debba considerare mia madre o debba considerare suo figlio Vittorio mio fratello. Il mio unico fratello è Luca e mia madre è in Francia coi miei veri nonni"

Mio padre ascolta le mie parole con attenzione, il suo sorriso si affievolisce leggermente mentre parlo. "Non ti chiedo di considerarli come la tua vera famiglia, ma di provare a comportarti con gentilezza e rispetto nei confronti di Alice e Vittorio. Sono persone importanti per me, e mi farebbe piacere se potessi fare uno sforzo per avvicinarti a loro."

Annuisco lentamente, accettando la sua richiesta. "Farò del mio meglio, papà," rispondo con voce calma, cercando di assicurargli che terrò conto dei suoi sentimenti.

Dopo aver accettato la richiesta di mio padre, mi avvio verso il bagno per prepararmi. Decido di iniziare con un bagno caldo per rilassarmi e mettere a fuoco la mia mente per l'incontro imminente con la famiglia di Alice e Vittorio.

Mentre l'acqua calda scorre, mi concedo un momento di tranquillità, lasciando che la tensione si sciolga via. Una volta fuori indosso una minigonna di jeans che si adatta comodamente e mette in risalto le mie forme, sopra una maglietta bianca a maniche corte, leggermente aderente, che si infila perfettamente nella parte superiore della gonna. Ai piedi indosso un paio di eleganti tacchi alti nude, che aggiungono un tocco di femminilità e slanciano la figura.

Esco dalla mia camera per ritornare da mio padre in salotto, tuttavia, il mio passo si interrompe bruscamente quando mi imbatto in Vittorio lungo il corridoio. Il suo sguardo è fermo su di me, carico di una tensione palpabile. "Cosa vuoi, Vittorio?" chiedo con voce incerta, notando la sua espressione seria. Senza dire una parola, Vittorio afferra il mio braccio e mi trascina rapidamente nella sua stanza, chiudendo la porta dietro di noi con un tonfo sordo. La sua presa è ferma, quasi dolorosa, e posso sentire il battito accelerato del mio cuore mentre cerco di capire cosa stia succedendo. "Com'è andata ieri sera?" mi chiede buttandomi sul letto con violenza "L'hai ripagato bene?"

"Non è affar tuo, Vittorio," rispondo con voce tremante, cercando di mantenere la calma nonostante la mia crescente ansia. La sua mano si avvicina al mio viso, tracciando delicatamente il contorno delle mie labbra con un tocco che brucia come il fuoco. "Oh, ma è affar mio, Elisa," sussurra con un tono carico di malizia, il suo respiro caldo sul mio collo. Le sue dita si insinuano tra i miei capelli, stringendo con forza, mentre il mio respiro si fa sempre più affannoso. "Mi devi ancora qualcosa," continua, i suoi occhi ardenti che bruciano nel mio. Sentire la sua presenza così vicina mi fa rabbrividire di paura e disgusto, ma cerco di nasconderlo dietro un'espressione di determinazione. Il suo tocco diventa sempre più insistente, esplorando ogni centimetro della mia pelle con una determinazione che mi fa rabbrividire. "Vittorio, smettila," sussurro, cercando di liberarmi dalla sua presa oppressiva. Ma lui non sembra sentire le mie parole, continuando a avanzare con una ferocia che mi spaventa. "Hai fatto sesso con lui, vero?" mormora con voce carica di rabbia e delusione, il suo sguardo che brucia nel mio con intensità. "Si" rispondo "E mi è piaciuto"

I suoi occhi si infiammano di rabbia e delusione mentre le sue labbra si stringono in una linea sottile. Vittorio si alza in piedi con un movimento brusco, la sua figura tremante di rabbia. "Sei una puttana," sibila con amarezza, il suo sguardo tagliente come lame. Con un movimento rapido e violento, mi schiaffeggia, il colpo che mi fa sobbalzare e la pelle che brucia sotto il suo tocco "Ma sei mia, solo mia" continua con voce rabbiosa, i suoi occhi freddi come ghiaccio mentre mi fissa con intensità. "Non mi importa ciò che pensi di me" affermo con determinazione "L'unica persona che amo e che mi da piacere è Alessio. Tu mi dai solo ribrezzo"

Il viso di Vittorio si contorce dalla rabbia, le sue mani serrate a pugno "Come osi parlare così?" dice visibilmente innervosito. "Non puoi amare nessun altro se non me," proclama con voce dura, la sua presa stringendosi sempre di più. La paura mi assale mentre cerco di liberarmi dalla sua stretta, ma le sue dita sono come morse di ferro intorno al mio polso. "Sei mia, Elisa. E non permetterò a nessun altro di portarti via da me," dichiara con fermezza, il suo volto contorto dalla gelosia e dalla possessività. "Non puoi decidere chi amo," sussurro con voce tremante. Il suo viso si contorce in una maschera di rabbia e disprezzo, e con un grido di frustrazione, Vittorio si scaglia contro di me con una violenza che mi lascia senza fiato. Le sue mani stringono il mio collo con una forza spietata, impedendomi di respirare, mentre il terrore mi invade completamente. Riesco a sentire il suono dei miei singhiozzi soffocati, le lacrime rigano il mio viso, offuscando la vista "Sei mia, capito?" urla, la voce impregnata di rabbia e disperazione. La sua presa diventa ancora più feroce, lasciando segni rossi sulla mia pelle. Riesco a mormorare appena: "Ti prego, Vittorio, basta..."

Mentre Vittorio continua a esprimere la sua rabbia, una voce proveniente dal piano di sotto lo chiama insistentemente. "Vittorio! Elisa! Dove siete?" La sua attenzione viene distratta per un istante, e approfittando di quell'attimo di distrazione, riesco a sgusciare via dalla sua presa. Respirando affannosamente, Vittorio mi guarda con occhi torbidi, ancora vibrante di rabbia repressa, con gesti apparentemente gentili, mi sistema l'abbigliamento e mi aiuta a raddrizzare i capelli, ma il tono della sua voce rimane carico di minaccia e tensione. "Devi imparare a tenere la bocca chiusa, Elisa," mormora tra i denti, la sua voce un sottile sibilo di pericolo "Sei così bella, non vorrei sfigurarti" sussurra asciugandomi le lacrime. Con un nodo alla gola, annuisco debolmente, cercando di nascondere la paura.

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