6. Chi comanda

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Dopo alcuni istanti di silenzio, in cui l'unico suono è il fruscio delle foglie mosse dalla brezza, estraggo il cellulare dalla tasca. Decido di contattare i miei amici, cercando un po' di normalità dopo l'inaspettato scontro di questa mattina. "Non crederete mai a cosa è successo stamattina," inizio, seguito da una breve descrizione dell'incontro con Vittorio e la confusione a colazione. Aggiungo un "Voglio solo dimenticare e godermi il weekend" per concludere, sperando in risposte che mi distraggano.

Mentre aspetto che i messaggi vengano letti e ricevuti, continuo a fumare in silenzio. Le risposte iniziano ad arrivare una dopo l'altra, ognuna con il proprio mix di incredulità e sostegno. "Che ne dici di andare a bere qualcosa stasera? Potrebbe essere il modo perfetto per staccare un po' e raccontarci tutto di persona!"

"Mi sembra un'ottima idea," rispondo, il morale già sollevato dall'idea di trascorrere del tempo con gli amici "Diciamo verso le 20:30?"

Gli amici accettano rapidamente la proposta, e l'organizzazione della serata procede spedita. Mentre sto lì, assorta nei miei pensieri, Vittorio si avvicina silenziosamente da dietro. Prima che possa reagire, afferra la sigaretta tra le mie dita e porta il filtro alle sue labbra. Inizia a fumare, tirando una lunga boccata, prima di espirare lentamente il fumo.

Mi volto verso di lui, sorpresa e leggermente irritata per la sua intrusione. "Che cosa credi di fare?" chiedo con voce ferma, cercando di riprendere il controllo della situazione. Vittorio mi guarda con un'espressione indifferente, ignorando la mia domanda mentre continua a fumare la sigaretta che ha appena preso da me. "Non ti è mai venuto in mente che potresti chiedere prima di prendere qualcosa che non ti appartiene?" dico con voce decisa, fissandolo negli occhi. Vittorio mi guarda impassibile, con un'ombra di sfida nei suoi occhi. "Non vedo il problema," risponde con calma, lasciando trasparire una nota di arroganza nella sua voce "Il tuo atteggiamento non ti rende più forte, solo più antipatica," aggiunge con un sorriso beffardo, provocandomi ulteriormente. "Sei sempre così arrogante?" gli domando con un'occhiata fredda.

Vittorio si irrigidisce, la sua espressione diventa più dura, la sigaretta tocca le sue labbra, poi si gira verso di me. Sentendo il fumo che si diffonde sulla mia faccia, mi irrigidisco istintivamente, respingendo la nuvola con la mano. "Sei disgustoso," sibilo, cercando di non far trapelare la mia irritazione crescente. La mia voce è carica di rabbia repressa mentre mi volto per evitare il suo sguardo. Vittorio sorride soddisfatto della mia reazione, un lampo di trionfo negli occhi. "Solo per farti capire chi comanda qui," ribatte con un tono glaciale, cercando di intimidirmi con il suo atteggiamento arrogante.

Con passo deciso e un misto di rabbia e frustrazione, decido di tornare in casa. Ignoro il sorriso trionfante di Vittorio, determinata a non concedergli ulteriori soddisfazioni. Le mie mani sono strette a pugno lungo i fianchi, i muscoli tesi dalla tensione mentre attraverso il cortile per raggiungere l'ingresso principale della villa.

Ogni passo che faccio è carico di determinazione e risolutezza, il mio sguardo fisso davanti a me, evitando di incrociare quello di Vittorio.

Mentre attraverso il corridoio principale della villa, cerco di ricomporre i miei pensieri e di trovare un po' di tranquillità. Le pareti imponenti e le decorazioni sontuose sembrano avvolgermi, ma non mi sento a mio agio in questo ambiente. La tensione dell'incontro con Vittorio continua a bruciare dentro di me, e mi rendo conto che non posso ignorare a lungo le questioni irrisolte tra di noi.

Decido di ritirarmi nella mia stanza, cercando un momento di calma e solitudine per elaborare gli eventi della mattinata. Mentre salgo le scale, riesco a sentire il rumore ovattato della vita quotidiana che continua nella casa intorno a me.

Una volta dentro la mia stanza, chiudo la porta dietro di me con un sospiro di sollievo. Mi lascio cadere sul letto, cercando di liberare la mente dalle tensioni accumulate. Sono stanca di questi conflitti e di questa costante lotta per il controllo. Forse è il momento di affrontare Vittorio e chiarire una volta per tutte le nostre divergenze. Ma per ora, ho bisogno solo di un momento di pace e di riflessione.

Mentre mi lascio cadere sul letto, sento il mio telefono vibrare accanto a me. Lo prendo e vedo che è Luca che chiama. "Ciao Luca, cos'è successo?" chiedo preoccupata.

"Elisa, papà è furioso. Ha sentito tutto quel fracasso stamattina e vuole parlare con te," dice Luca con voce ansiosa. "Stamattina è successo un po' di tutto, ma andrò subito da lui," rispondo, cercando di contenere la mia preoccupazione. "Vieni prima possibile, Elisa. Papà non è per niente contento," insiste Luca. "Lo so, arrivo subito," dico rapidamente, mentre mi alzo dal letto e mi preparo ad affrontare un'altra conversazione difficile con mio padre.

Scendo le scale con passo frettoloso, decisa a affrontare mio padre e risolvere la situazione. Arrivata in salotto, trovo mio padre seduto con un'espressione seria sul volto "Papà, mi hai chiamato?" chiedo, cercando di mantenere la calma nonostante la tensione nell'aria. "Sì, Elisa. Siediti," risponde mio padre, indicandomi il divano di fronte a lui. Mi siedo, sentendomi nervosa mentre aspetto che parli. "Ieri non eri a casa, stamattina tua madre mi chiama e mi dice che vuoi andare da lei il prossimo fine settimana, stamattina presto sento le tue grida, mi spieghi che sta succedendo?" chiede con voce severa "Voglio la verità, Elisa. Non riesco a capire cosa ti spinga a comportarti in questo modo," dice con voce carica di delusione.

Respiro profondamente, cercando di trovare le parole giuste per spiegare la mia situazione. "Papà, è stato un malinteso. Ho avuto una discussione con Vittorio questa mattina, ma posso spiegarti tutto," rispondo con sincerità, sperando che lui possa capire.

Mio padre mi guarda intensamente, come se volesse penetrare nel mio animo per trovare la verità. "Elisa, non posso tollerare i tuoi comportamenti impulsivi. Devi imparare a gestire le tue emozioni e ad affrontare i problemi in modo adulto," ribatte con fermezza.

Le sue parole mi colpiscono profondamente, facendomi riflettere sulla mia condotta. "Lo capisco, papà. Farò del mio meglio per risolvere le cose," rispondo con voce ferma, determinata a fare meglio.

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