16. Chiavi

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Esco dalla doccia e sento ancora il calore dell'acqua sulla pelle. Avvolta nell'asciugamano, mi dirigo sul balcone per una pausa. Accendo una sigaretta, lasciando che il fumo si disperda nell'aria fresca del pomeriggio. Mentre fumo, osservo le nuvole scorrere nel cielo, lasciando che i pensieri vaghino liberamente.

Mentre sono assorta nei miei pensieri, sento i passi di Vittorio avvicinarsi. Alzo lo sguardo e lo vedo entrare sul balcone. Il suo sguardo ardente mi fa rabbrividire leggermente, "È camera mia" gli ricordo spegnendo la sigaretta. "Se non volevi che qualcuno invadesse i tuoi spazi bastava chiudere la porta a chiave" dice con tono sarcastico. "Che vuoi?" gli chiedo mentre lui si avvicina a me prendomi la mano per farmi rientrare in camera "Sai, Elisa," comincia, il tono della sua voce carico di desiderio represso, "non posso fare a meno di pensare a te da quando sei entrata per la prima volta in questa casa".

"Che vuoi, Vittorio?" gli richiedo mentre le sue mani toccano la mia pelle scopreta. Con un movimento veloce sfila il laccio che tiene l'accappatoio rivelando il mio corpo nud. Vittorio mi guarda intensamente, il desiderio palpabile nel suo sguardo. "Voglio te, Elisa," ammette con voce roca, mentre le sue mani continuano a esplorare il mio corpo. "Ho desiderato questo momento da quando ti ho vista per la prima volta. Da quando mi hai interrotto e hai osato metterti contro di me. Nessuno mai mi ha risposto come hai fatto tu. Ma ho visto che sai quando abbassare la testa" La sua voce è carica di passione e desiderio, e il calore del suo respiro sulla mia pelle mi fa tremare "Sei la donna perfetta".

La mia paura cresce mentre Vittorio mi fa sdraiare sul letto. La sua presenza domina la stanza, mentre il mio cuore batte forte nel petto. Guardo impotente mentre si abbassa i pantaloni, sentendo il panico salire dentro di me. Non so cosa fare, ma il timore mi tiene immobile, incapace di reagire. "Ti prego, non farlo," sussurro, la voce tremante, mentre mi aggrappo al lenzuolo con le mani sudate. La mia mente urla di paura e disgusto mentre lui si avvicina sempre di più al letto.

La sua mano tocca la mia pelle, e un brivido di terrore mi scuote "Di cosa hai paura?" mi chiede. Il mio respiro diventa affannoso mentre cerco disperatamente le parole giuste per spiegare la mia angoscia. "Non posso," balbetto, stringendo il lenzuolo con forza. "Non sono pronta." La mia voce trema mentre ribadisco il mio rifiuto, ma Vittorio sembra ignorare le mie parole. Con un'espressione determinata, si avvicina ancora di più, ignorando la mia richiesta. La paura si trasforma in panico mentre lui si avvicina, sento le lacrime salire agli occhi mentre mi sento intrappolata e impotente. "Per questa volta sarò delicato" sussurra mentre sento la sua presenza sempre più vicina.

Il mio corpo si irrigidisce, mentre le parole di Vittorio mi investono come un pugno nello stomaco. Non c'è scampo, non c'è via d'uscita. La mia voce si spegne nel groviglio di angoscia che mi stringe la gola, e tutto ciò che riesco a fare è chiudere gli occhi e sperare che tutto finisca presto. Ma la realtà si fa più cruda quando sento la sua presenza sopra di me, ignorando ogni mia richiesta, ignorando il mio dolore. Il mio corpo, che avrebbe dovuto essere mio, viene violato senza pietà, mentre il dolore strazia ogni fibra del mio essere. Le lacrime scorrono silenziose lungo le mie guance.

Vittorio raggiunge il suo piacere egoista, mentre io rimango lì, incapace di muovermi. Il suo respiro pesante si fonde con il mio. Rimane accanto a me, come se nulla fosse accaduto, come se il mio dolore non avesse alcuna importanza. Il silenzio pesante avvolge la stanza, interrotto solo dal suono dei nostri respiri irregolari. Non osa guardarmi negli occhi "Come stai?" mi chiede. Vorrei dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma le parole si perdono nella mia gola, strozzate dalla paura e dalla vergogna. Guardo il soffitto, evitando il suo sguardo, sperando che questo incubo finisca presto. "Non lo so," riesco a dire alla fine, la voce appena un sussurro. "Mi fa male ovunque."

Vittorio si volta leggermente verso di me, ma evita ancora il contatto visivo. "Mi dispiace," ammette, la voce carica di una strana mescolanza di rimorso e indifferenza. "Non volevo farti del male."

"Lo sai che non volevo," rispondo, cercando di controllare le lacrime che minacciano di sgorgare di nuovo. "Non immaginavo tu fossi davvero vergine" afferma lui come se il problema più grande fosse quello. "Come riesci a immobilizzarmi? Mai ho avuto tanta paura di affrontare una persona, perchè ho paura di te?" gli chiedo mentre tremo tra le sue braccia. "Non volevo che ti sentissi così," ammette, la voce sommessa. Vittorio si alza dal letto e lascia la stanza. Rimango sdraiata, il cuore ancora pulsante nel petto, mentre il silenzio della camera si fa più opprimente con la sua assenza. Le lacrime che ho trattenuto iniziano a scorrere liberamente lungo le guance mentre cerco di elaborare ciò che è successo.

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