30. Scoperti

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Il primo bagliore dell'alba filtra attraverso le tende socchiuse, illuminando delicatamente la stanza e portando con sé il profumo fresco del nuovo giorno. Ancora immersa nel sonno, sento il calore del corpo di Vittorio accanto a me, il suo respiro regolare che crea una dolce melodia nell'aria tranquilla. Mentre mi agito leggermente nel sonno, sento il suono di passi avvicinarsi alla porta. Lentamente, i miei occhi si schiudono, e mi trovo a fissare il volto stupito di mio fratello Luca che mi guarda con occhi spalancati di fronte alla scena che si presenta davanti a lui. "Elisa?" chiama sottovoce, cercando di non disturbare il nostro sonno. "Vittorio?" aggiunge con un tono di confusione. Mi sveglio lentamente, il cuore che batte più forte mentre cerco di capire cosa stia succedendo. Mi sforzo di mettere a fuoco la situazione, ma la realtà mi colpisce come un fulmine: sono nel letto con Vittorio, mio fratello mi ha scoperta. Il suo sguardo mi attraversa, una miscela di sorpresa, confusione e forse anche un po' di dolore. Mi sento in imbarazzo, vulnerabile, come se avessi tradito la fiducia di mio fratello. "Luca..." balbetto, cercando di trovare le parole giuste per spiegare la situazione. La mia mente è un turbinio di emozioni contrastanti, eppure riesco a percepire la delusione nel suo sguardo. Vittorio si sveglia accanto a me, il suo sguardo ancora annebbiato dal sonno mentre si siede sul letto, rendendosi conto della presenza di Luca nella stanza. "Luca, aspetta..." inizia Vittorio, ma la sua voce muore nel silenzio della stanza. Non c'è bisogno di parole; il nostro legame è evidente, scolpito nella luce dell'alba che illumina la nostra intimità svelata. Mi sento intrappolata, incapace di muovermi, di parlare. Vorrei che il suolo si aprisse e mi inghiottisse, cancellando questo momento imbarazzante. Luca, ancora in silenzio, si allontana lentamente dalla porta, il suo sguardo che oscilla tra me e Vittorio.

Mi vesto rapidamente, cercando di nascondere la vergogna che mi avvolge come un mantello. Senza dire una parola, seguo Luca fuori dalla stanza, il cuore pesante e gli occhi abbassati. Appena varco la soglia, la tensione nell'aria è palpabile. Luca si ferma di colpo, voltandosi verso di me con uno sguardo carico di rabbia e delusione. "Come hai potuto, Elisa?" sibila, la sua voce graffiante nell'aria. Le sue parole mi colpiscono come un pugno nello stomaco, eppure so di non poter negare la verità. "Lo so, Luca, mi dispiace," riesco a dire, le parole che escono come un sussurro. La sua espressione si indurisce ancora di più, il suo sguardo tagliente come una lama. "Mi avevi detto che avevate problemi ma non pensavo questo tipo di problemi" Le sue parole mi fanno male più di qualsiasi cosa, eppure so che ha ragione. Ho deluso mio fratello, tradendo la sua fiducia e compromettendo il nostro legame fraterno. "È più complicato di quel che sembra" affermo. "Il tuo ragazzo, Alessio, lo sa che vai a letto col tuo fratellastro?" mi chiede infastidito. "No, Luca, non lo sa," rispondo con un filo di voce, cercando di nascondere il terrore che mi sta consumando dall'interno. "Non gliel'ho mai detto."

Luca mi guarda con sguardo severo, il suo disappunto palpabile nell'aria. "E perché no? Perché stai nascondendo questa verità?" chiede, la sua voce vibrante di frustrazione e disillusione. Le mie spalle cedono sotto il peso delle sue parole accusatorie, e mi sento come se fossi sul punto di crollare. "Non è così semplice." singhiozzo . Luca scrolla il capo con disapprovazione, il suo sguardo penetrante bruciandomi con il suo giudizio silenzioso. "Non puoi continuare a nasconderti dietro a questa bugia, Elisa," dice con fermezza "Quello che fate è semplicemente disgustoso" afferma con ribrezzo. Le sue parole mi trapassano come lame affilate, e mi sento come se un gelo mi avvolgesse dall'interno. "Lo so, Luca, ma... ma non so cosa fare," balbetto, cercando di trovare il coraggio per difendermi. Ma le mie parole si perdono nel vuoto, annegate dalla delusione nel suo sguardo.

Mentre il peso delle sue parole si fa sempre più opprimente, la porta si apre di scatto "Tu non devi fare proprio un cazzo" afferma Vittorio afferrandomi. Vittorio stringe la mascella con determinazione, ma un'ombra di rimorso sembra attraversare il suo sguardo mentre osserva la scena. "Luca, lasciaci un momento," ordina con voce dura, il suo tono carico di tensione. Mi sento intrappolata tra i due, impotente di fronte alla mia situazione. Guardo Luca con occhi imploranti, sperando che possa capire la mia disperazione. Con un sospiro profondo, Luca annuisce leggermente, come se comprendesse la mia richiesta silenziosa. "Va bene," risponde, la sua voce calma e comprensiva. Rimango sola con Vittorio, il cui sguardo sembra ora oscillare tra determinazione e incertezza. Mi guarda con intensità, come se volesse leggere ogni mio pensiero, ogni mia emozione. Il silenzio si fa denso tra noi, interrotto solo dal suono dei nostri respiri affannati, carichi di tensione e desiderio represso. Il suo sguardo brucia come fuoco mentre mi fissa, e improvvisamente, con un movimento fulmineo, la sua mano si abbatte sul mio viso con un suono sordo. Un dolore acuto squarcia la mia guancia mentre il mondo sembra fermarsi intorno a me. "Come hai potuto?" sibilo Vittorio, la sua voce carica di rabbia e disprezzo. "Sei solo una dannata puttana," mormora con disgusto, la sua mano afferrando i miei vestiti con forza, strappandoli senza pietà. La mia pelle brucia dove ha colpito, eppure il dolore fisico è nulla in confronto al dolore dell'anima, al senso di tradimento che mi avvolge come una morsa. Le lacrime iniziano a rigare il mio viso, ma non riesco a emettere un suono, troppo sopraffatta dall'orrore di ciò che sta accadendo. Vittorio mi guarda con occhi infuocati, il suo volto contorto dall'ira mentre si avvicina con determinazione. Mi afferra con forza, spingendomi contro il letto con brutalità, mentre il terrore si diffonde dentro di me come un'onda nera. La sua presenza è oppressiva, soffocante, e il mio corpo trema di paura mentre cerco disperatamente di liberarmi dalla sua presa. Con un movimento violento, mi spinge giù sul letto, il mio petto urta contro il materasso con forza. Il suo respiro è pesante, carico di desiderio distorto e rabbia repressa. Le sue mani afferrano i miei fianchi con fermezza, il suo corpo che si avvicina al mio con determinazione. "Non vali nulla," mormora, il suo tono pieno di odio. "Sei solo una stupida troia che non merita nulla." Sento il mio cuore battere furiosamente nel petto, sento il suo corpo contro il mio, la sua presenza che mi invade. Le lacrime scorrono incessanti sul mio viso, una testimonianza muta della mia sofferenza. Vorrei solo che tutto finisse, che questa tormenta si plachi e mi lasci finalmente in pace. Ma Vittorio non mostra segni di clemenza, la sua furia alimentata da un odio profondo che mi spaventa più di qualsiasi altra cosa. Mentre il climax si avvicina, la sua presa diventa più intensa, il suo respiro affannato riempie la stanza mentre si avvicina sempre più al culmine del piacere. Il mio corpo è un campo di battaglia, combattendo contro il desiderio e la repulsione mentre mi lascio travolgere dalla sua brutalità. "Preparati per la scuola," ordina Vittorio con voce rauca, interrompendo il momento carico di tensione. Le sue parole sono un colpo di grazia per la mia dignità spezzata, ma so di non avere scelta se non obbedire. Tremando, mi alzo dal letto, cercando di nascondere le ferite visibili e invisibili che mi ha inflitto. Le mie gambe sono deboli mentre mi dirigo verso il bagno per prepararmi, consapevole che il peso del suo sguardo mi seguirà ovunque vada.

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