Il turco sbuffò incatenando gli occhi a quelli di Ginevra, ormai pieni di lacrime.
Era distrutto nel vederla così e in cuor suo sapeva che le sue parole erano sincere. Era arrabbiato ma voleva stringere la castana a sè e consolarla, ricordandole che era comunque innamorato di lei.
"Scusami Kenan" singhiozziò Ginevra, ormai turbata dalla situazione che aveva creato. Non riusciva a non piangere consapevole che lei fosse ferita quasi quanto il ragazzo che amava.
La castana regolarizzò il respiro, distogliendo lo sguardo e asciugandondosi le lacrime. Kenan osservò ogni suo singolo movimento e nel frattempo si slacciò la cintura.
Il calciatore non sapeva come comportarsi: il suo orgoglio lo frenava, gli diceva di farla scendere e di far passare qualche giorno. Ma l'altra parte di lui era certa che Ginevra c'entrasse poco che niente in quella faccenda, difatti la sua attenzione si spostò verso Riccardo.
"Lui? Era ubriaco?" chiese Kenan, richiamando su di sè l'attenzione di Ginevra che scosse la testa leggermente. Il turco, recepita la risposta, sbuffò infastidito e commentò sottovoce. "Quel bastardo".
"Io ti avevo detto di stare attenta" iniziò Kenan "non sono arrabbiato con te, sono solo infastidito Ginevra" concluse il turco. Allungò una mano sulla guancia della ragazza, asciugandole la guancia umida dal pianto.
Ginevra rabbrividì a quel contatto che durò solo qualche secondo ma che era stato capace di curare metà del male che aveva provato in quei pochi giorni.
"Mi dispiace Kenan" ribadì ancora la castana. "Va be, tranquilla. Purtroppo non posso picchiare quella testa di cazzo o mi rovinerei la carriera, fai finta che io l'abbia fatto" alzò le spalle Kenan, prima di ridacchiare cercando di mettere a suo agio Ginevra, che accennò ad un sorriso.
"L'ho picchiato io" mormorò la ragazza e Kenan le lanciò un'occhiata. "Oggi l'ho rivisto per farmi spiegare cosa fosse successo, ha fatto troppe battute e mi ha dato fastidio".
Il turco scoppiò a ridere, allungando le mani sul volante "brava!" esclamò, provando ad immaginarsi la scena.
Poi, tornò serio per qualche minuto. "Mi sei mancata" disse, lasciandosi sfuggire un sospiro. "Mi manchi tutt'ora Ginevra, vorrei davvero stringerti a me ma solo il pensierodi te, l'altra sera" fece una piccola pausa "ho bisogno di tempo".
Ginevra, annuì. Non poteva pretendere di riavere tutto come prima. Era consapevole che nonostante non fosse colpa sua, un briciolo di fiducia l'aveva persa.
"Va bene, tranquillo" disse, allungando la mano per aprire la portiera. Prima di scendere dall'auto, regalò un sorriso a Kenan "io sono tua, Kenan. Di nessun altro. Mi dispiace aver rovinato tutto".
Il turco ascoltò quelle parole. La vide scendere dall'auto, chiudendo la portiera. Osservò il suo corpo minuto entrare nel palazzo e sparire in esso.
Appoggiò la testa al sedile, ripensando a quelle parole che gli erano arrivate dritte al cuore. Quella ragazza gli faceva solo del bene ed era certo che non sarebbe passato molto tempo e che l'avrebbe cercata a giorni.
Si allacciò la cintura e prima di partire, guardò nel punto dove Ginevra era sparita. Picchiettò le dita sul volante. Si levò la cintura subito dopo e aprì la portiera, scendendo dall'auto con ancora in testa quella frase che la castana le aveva pronunciato prima di allontanarsi.
Si attaccò al citofono e Ginevra, che ormai era entrata da qualche minuto in casa ed era stata accolta dal fratello e la fidanzata, rannicchiati sul divano a guardare il televisore, guardò verso il citofono stranita.
"Chi è?" chiese la castana, interrotta subito da Kenan "fammi salire Ginevra". Un sorriso spuntò sul volto della ragazza che schiacciò il tasto per aprire il portone.
Kenan fece le scale di corsa, domandandosi se quello che stava per fare era davvero la scelta giusta o se stava buttando tutto all'aria. Ma per una volta, voleva mettere da parte l'orgoglio.
Ginevra aprì la porta nell'esatto momento in cui Kenan, con ormai il fiatone, aveva raggiunto il piano. Si guardarono per qualche secondo e il turco le sorrise prima di afferrarle il volto con le mani e tirarla a sè.
Le lasciò un bacio, lungo e lento, come se volesse cancellare dalle labbra di Ginevra ogni singola traccia del ragazzo che qualche notte fa si era impossessato senza alcun rispetto di esse.
Ginevra, timidamente allungò le mani dietro al collo di Kenan, spingendolo a sè. Anche lei voleva cancellare dalle sue labbra l'inutile tocco di Riccardo. Kenan era ciò di cui aveva bisogno, senza di lui non era più in grado di sentirsi bene.
Il calciatore, si staccò da lei, accennando un sorriso a Ginevra che ormai con le guance rosse, ricambiò.
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Il numero quindici - Kenan Yildiz
FanfictionSe dovessero chiedere a Ginevra di parlare del destino, molto probabilmente userebbe come esempio lei e Kenan. Parlerebbe di come il suo telefono, cadendo a terra quella sera allo Juventus Stadium, le avesse fatto incrociare gli occhi brillanti del...