Bimba

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Sono seduta al banco della cucina a chiacchierare con Valentina e Angela. Ovviamente loro continuano a prendermi in giro, cosa per niente carina, perché sostengono che sono troppo cotta di Sarah. Io non posso neanche negarlo perché dicono che si nota eccessivamente, portando esempi su esempi e facendomi inevitabilmente arrossire. All'improvviso sento delle forti braccia appoggiarsi sulle mie spalle per circondarmi il collo. Mi giro e vedo Kumo affacciarsi. "Hey ragazze come va?" chiede. Io sorrido e gli rispondo "Tutto bene com'è andata la lezione?". Potrebbe sembrare un comportamento strano il suo, ma siamo entrambi molto affettuosi quindi non ci do molto peso. Inizia a raccontami un po' di quello che ha fatto il pomeriggio, restando nella stessa posizione, e io lo ascolto fin quando non vengo distratta dagli sguardi di Valentina e Angela che sembrano volermi comunicare qualcosa, ma non riesco a decifrarla. Prima che possa chiedere che cosa stiamo avendo, vedo con la coda dell'occhio passare la personcina che non esce mai dalla mia testa. Inconsciamente inizio a sorridere come un ebete, ne sono sicura perché sento Vale ridere. Così decido di interrompere Kumo, che non stavo per niente sentendo in quel momento, per salutarla. "Hey bimba" dico io per attirare la sua attenzione, mentre lei è rivolta di spalle e si sta prendendo una bottiglia d'acqua dal frigo. Ormai la chiamo così anche davanti agli altri. Lei si gira dopo aver chiuso il frigo e dice con una voce fredda che non le ho mai sentito "Ciao". Poi prende e se ne va fuori. Mi ha spiazzata. Non mi ha mai risposto in una maniera così glaciale e mi ha fatto molto male il modo in cui mi ha guardata, come se non fossi niente, nessuno. Non mi ha mai guardato così. È come ricevere una coltellata allo stomaco. Mi sento disorientata e penso si noti visto che Kumo si siede vicino a me mentre Ange e Vale mi guardano preoccupate. "Oi ci sei?" Mi chiede il ragazzo. "Scusa cosa?" chiedo io svegliandomi dalla trance in cui ero caduta. "Per caso tu e Sarah avete litigato? Non l'ho mai vista così nei tuoi confronti" dice dando voce ai miei pensieri e confermando che non siano solo paranoie. "No, non abbiamo litigato. Forse è successo qualcosa a lezione. Ma mi sembra strano, solitamente cerca conforto in me non mi tratta con indifferenza". Indifferenza. Questa parola appena uscita dalla mia bocca ha un retrogusto amarognolo che mi brucia la gola se penso di usarla per descrivere il modo in cui LEI si è comportata con me. "Effettivamente anche ieri mi è sembrata strana, come fosse infastidita. Stamattina si è alzata prima di me e non ci siamo proprio viste" rifletto ad alta voce. Mi alzo di scatto e dico "Devo andare a parlarle, scusate. Continuiamo dopo". Non aspetto loro risposte, prendo ed esco fuori. La trovo seduta sulla panchina con le ginocchia al petto che guarda il cielo. Non so come faccia ad essere così bella senza neanche provarci. È lì ferma a non fare nulla e mi sembra una dea. Con i capelli che le cadono sulle spalle e il leggero sole che le illumina il viso mostrando qualche nuova lentiggine. Mi sono così incantata nel guardarla che devo aver lasciato la maniglia della porta e me ne rendo conto solo quando la sento sbattere causando un forte rumore che fa sussultare non solo me ma anche la causa della mia sbadataggine. Lei di scatto mi guarda, io le sorrido imbarazzata mettendo le mani nelle tasche dei pantaloni e aspettando una delle sue solite battute che però non arriva. Lei mi guarda e si gira di nuovo verso il cielo quasi come se io non fossi lì. Coltellata numero due. Spero di non dissanguarmi prima di cena oggi. "Hey" dico io dolcemente avvicinandomi piano piano alla panchina, quasi come ad un gatto randagio, con la paura che facendo un rumore di troppo possa spaventarla e farla scappare. "Hey" dice lei provocandomi brividi lungo la schiena. Non è una cosa strana, amo il suo tono di voce sia quando canta che quando parla o ride quindi spesso mi provoca i brividi, ma questa volta è una sensazione negativa. È come se la regina delle nevi fosse passata al mio fianco e mi avesse soffiato addosso. "Com'è andata la lezione?" chiedo come se fosse tutto normale e non stessi soffrendo nel vederla così nei mie confronti. "Bene" dice lei continuando a guardare il cielo. Restiamo in silenzio per un po'. Aspettando una sua mossa e allo stesso tempo pensando a cosa dirle. Fino a che non scoppio e faccio quello che so fare meglio con lei : parlare a cuore aperto. "Hey" dico alzandomi e mettendomi davanti a lei. Mi abbasso in modo che le nostre facce siano allo stesso livello "Mi dici cos'è successo?". Le chiedo guardandola in quei bellissimi occhi nocciola mentre le sposto una ciocca di capelli che le copriva la faccia e la metto dietro all'orecchio. Lei mi guarda e per un secondo vedo di nuovo la solita luce nei suoi occhi, ma prima che ceda tutta la sua corazza, mi allontana la mano dalla sua guancia e abbassa le gambe creando più spazio tra i nostri corpi. "Niente" dice lei cercando di sembrare ferma, ma già sento il tremolio nella sua voce. "Non è successo niente e non ho niente" dice evitando sempre il mio sguardo. "Non ci credo" dico io, continuando a cercare i suoi occhi senza però trovarli. "Una persona non può avere niente per te?" dice lei infastidita, abbassando la testa per nascondersi. "Una persona qualsiasi si" dico io e poi continuo alzandole il volto e lasciando la mia mano sotto il suo mento "ma la mia personcina preferita, quella che mi sorride sempre, che, a dirla tutta, con il suo bellissimo sorriso riesce a migliorare anche le mie peggiori giornate, e che non vedo sorridere da un po', no, non può avere niente" finisco guardandola negli occhi e leggendo in essi finalmente Sarah. Abbozza un sorrisino e abbassa lo sguardo, questa volta imbarazzata. "Eccolo vedi questo mi piace tanto tanto" dico sorridendo e puntando al suo di sorriso. Lei ride e si copre il volto "Dai scema smettila" dice tra una risata e l'altra. La sento e penso che questo è il suono che devono avere gli angeli, non può esserci qualcosa di più perfetto del suono delle sue risate ne sono più che sicura. "Ora però devi farmi il tuo bellissimo sorriso, quello pieno pieno in cui arricci anche il naso, lo sai che è il mio preferito" dico in tono di sfida e punzecchiandole la pancia per farla ridere ancora. Lei mi guarda e alzando gli occhi al cielo dice "Lo sai che odio quel sorriso e che io non ho un sorriso b-". "Brutto" la interrompo io prima che dica qualcosa di offensivo sul suo stupendo sorriso, non capisco davvero a cosa sia dovuta tutta questa insicurezza, è stupenda. "Lo so che non hai un sorriso brutto, infatti ho detto quello bellissimo mio preferito, non uno dei tuoi soliti belli" continuo sorridendole prima che possa correggermi. Lei mi guarda e ride, mi mostra quel sorriso che mi fa impazzire, che fa volare tutte le farfalle del mondo nel mio stomaco, che mi fa perdere forza nelle gambe. Ovviamente io resto lì incantata a guardarla. "Eccolo" dico con il mio sorriso da ebete stampato in volto, non che io possa fare altro visto che non riesco mai effettivamente a controllare le mie emozioni o i miei gesti quando sono con lei, è tutto una conseguenza diretta di quello che fa. "Bene" dico alzandomi e rompendo il nostro gioco di sguardi, prima che i miei occhi cadano su quelle labbra che vorrei tanto baciare. "Ora possiamo davvero parlare io e te. La corazza l'abbiamo tolta" dico sedendomi accanto a lei. "Puoi dirmi cos'è successo?" le dico e le prendo la mano. Sapendo che la rilassa molto il contatto fisico e la aiuta ad aprirsi, inizio ad accarezzarle la mano con il pollice per farle capire che sono qui pronta ad ascoltarla. Lei però sembra combattuta. Ha quella solita faccia un po' contratta che ha solo quando sta cercando di rielaborare i suoi pensieri e le sue emozioni, non la vedevo da molto tempo. Vorrei fermarla, ma so che peggiorerebbe solo la situazione, quindi le do il suo tempo e resto in silenzio ad aspettarla. "Non so come spiegare tutto" dice chiudendo gli occhi e sospirando. Quando li riapre si gira con il corpo verso di me e fissa il suo sguardo nel mio. Io la mimo, e mi rivolgo completamente verso di lei. "Iniziamo dal capire verso chi provi questi sentimenti" dico io. Lei all'inizio è titubante e capisco subito di essere io la causa del suo malumore. Subito ripenso a tutto quello che ho fatto e detto, cercando qualche errore ma non capisco cosa possa aver fatto. Questo mi fa sentire ancora peggio, perché significa che non mi sono resa conto di farle del male. Lei deve aver letto il panico sul mio volto e dice "Forse è meglio evitare Ila, non penso che-". "No" la interrompo io. "Ti ha fatto del male inconsapevolmente e non sai quanto mi dispiaccia" le dico accarezzandole la guancia. Lei si rilassa al mio tocco e così lascio lì la mia mano mentre continuo e dico "La sai che l'ultima cosa che vorrei è farti stare male bimba. I-". Mentre dico questo vedo la sua faccia cambiare totalmente ed infuriata mi interrompe e dice "Non sono una bimba" scacciando poi la mia mano dalla sua guancia. Questa reazione mi ha preso alla sprovvista. "Lo so. Mi hai sempre detto che ti piace che ti chiami così" dico non capendo l'improvviso cambio di atmosfera. "Pensavo lo usassi come vezzeggiativo, per definirmi tenera non per definirmi piccola d'età" dice girandosi completamente davanti a sé, come prima. Le rotelle nella mia testa iniziando a girare e girare ma io continuo a non capire cosa stia succedendo. "Lo faccio perché tu sei tenera e perché sei piccola sia d'età che di statura rispetto a me. Ma non come una cosa negativa" dico cercando di capire quale sia il problema. "Si certo, questo è quello che dici a me, ma il mio essere piccola poi lo usi come qualcosa di negativo con altri per dire che sono immatura magari" dice lei triste e arrabbiata. Appena sento questa frase, mi si accende una lampadina. Sarah deve aver sentito me, Matteo e Valentina parlare di lei l'altro giorno, ma forse non ha sentito bene tutta la conversazione. Appena collego tutto non posso che ridere. A questo Sarah si gira ancora più arrabbiata e, quando vedo che sta per alzarsi, mi rendo conto che è stato orribile da parte mia ridere senza darle spiegazioni sulla mia risata. "Aspetta aspetta" dico prendendole il braccio ed impedendole di alzarsi. "Scusa, non avrei dovuto ridere" dico guardandola mortificata. Lei mi guarda e incrocia le braccia al petto come a dire 'su ora spiega'. Io prendo un respiro ed inizio un discorso che sarà molto imbarazzante.

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