Ed ora?

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Prendo un respiro profondo. Questo è il punto di svolta. Potrebbe perdonarmi o allontanarmi da lei definitivamente. Non ci sono vie di mezzo. O comprende che non avrei potuto fare altro o mi odia per aver scelto il suo sogno e non noi credendo di non poter avere entrambi. La guardo, bella come sempre, e spero vivamente che provi a guardare il tutto dalla mia prospettiva. "C'è un motivo per cui ti ho lasciata Sarah" le dico tirandola leggermente a me per i fianchi e lei se lo lascia fare, avvicinandosi ancora di più quasi d'istino. Tutto ciò mi causa un sorriso spontaneo, adoro avere anche questo effetto sul suo corpo."E perché non me lo hai detto?" mi chiede e sento il suo tono ferito e mi sembra di ricevere una coltellata al cuore. Sento nella sua voce tutto il dolore che le ha causato non sapere il motivo dietro le mie azioni, non comprendere realmente la ragione per cui non potessimo più averci. "Non volevo provassi a farmi cambiare idea" le dico e vedo tristezza sul suo volto. Sento fisicamente le sue mura alzarsi e separarci. Si sta preparando per il colpo e ho paura di infliggerlo. Non so cosa stia pensando, anche se vorrei tanto. Vedo il suo volto contrarsi leggermente per evitare di mostrare tutte le emozioni che prova. "Prometti di non arrabbiarti?" le chiedo incastrando i nostri sguardi e la sento allontanarsi leggermente da me, spaventata probabilmente dalle mie parole. La tiro però di nuovo a me e le dico "Non è niente di quello che pensi" provando a rassicurare la serie di pensieri negativi che sicuramente le girano per la testa. "Dici Ila" mi dice dura e sento una fitta al cuore nel vederla così fredda con me. Prendo un respiro profondo e mi preparo per quello che sta per accadere, non ho vie di scampo. "Ti ho lasciato perché non volevo soffrissi" le dico portando una mano sulla sua guancia. La vedo combattuta. Da una parte vorrebbe lasciarsi andare nel mio dolce tocco e rilassarsi. Dall'altra vorrebbe mantenere una barriera tra noi, troppo confusa dalle mie parole che non offrono ancora la chiarezza che chiede. "Non volevo continuassi a distruggerti Sarah. Non riposavi quasi mai. Correvi per tutta Italia tra i milioni di impegni e le mie visite. Quando ci vedevamo era sempre tutto troppo intenso. Se venivo da te ti sentivi a disagio o in colpa. Se venivi da me spostavi altri tuoi appuntamenti, facendomi arrabbiare" le dico continuando ad accarezzarle la guancia. A queste mie parole leggo la realizzazione sul suo volto e nonostante stia mascherando le sue emozioni, so che della rabbia sta crescendo in lei. "Cosa?" mi chiede allontanando la mia mano dal suo volto provocando una forte fitta al mio stomaco. Cazzo. "Sarah la tua carriera era sul nascere. Non potevi permetterti di spostare tutte queste cose solo per vedermi. Non potevi passare più ora in auto che in un letto ogni giorno. Non potevamo continuare a farci male" le dico disperata mentre la vedo arrabbiarsi sempre di più. "Ma che cazzo stai dicendo" mi dice allontanandosi da me sempre di più e dirigendosi verso la riva. Inizio a seguirla non sapendo se fermarla o lasciarla prima sfogare e poi spiegarmi. La seguo cercando di capire come parlarle, cosa dirle, come affrontare tutto questo. Mi sento completamente persa ed in balia della paura di perderla, così tanto da non rosicare nemmeno a comprendere appieno cosa stia succedendo o casa stia facendo. "Mi hai lasciato per questo?" mi chiede arrivata fuori dall'acqua  mentre il suo respiro diventa irregolare e la vedo stringere i pugni. "Ti ho lasciato perché non potevi mettere a rischio la tua carriera" le dico subito provando di nuovo ad avvicinarmi. "No" mi dice subito notando il mio scatto verso di lei e facendomi bloccare all'istante. Che cosa ho combinato? "Vaffanculo" mi dice e sento tutto il suo dolore riversato in quelle parole. "È la mia fottuta carriera" dice iniziando ad alzare la voce e se non fossi completamente travolta dalle emozioni che mi fanno provare le sue parole, mi sentirei estremamente in imbarazzo nell'avere questa conversazione davanti a tutti. "Non avevi e non hai nessun diritto di scegliere per me" mi continua a dire e sento lame affilate attraversarmi il corpo. Sento il cuore stringersi e sgretolarsi. "Come cazzo ti è venuto in mente Ila?" mi chiede esasperata passandosi una mano tra i capelli. "Per mesi ho pensato di aver sbagliato qualcosa, di aver detto o fatto qualcosa che ti aveva ferita e portata a lasciarmi" dice dirigendosi verso di me con rabbia. "Per mesi ho pensato che avessi conosciuto qualcun altro, che non provassi più nulla per me" dice e vedo uma lacrima solcarle il volto. "E tu mi hai lasciato perché volevi che dormissi di più" dice sbuffando ironicamente e non posso evitare di iniziare a piangere nel vederla così distrutta. "Non volevo scegliessi tra me e la tua carriera" le dico disperata cercando di farle capire il mio punto di vista. "Non aspettava a te decidere. Cazzo Ila. È la mia carriera e anche la mia relazione. Hai scelto tu per entrambe, ti rendi conto? Io non conto niente? Quello che volevo io e pensavo? Quello di cui avevo bisogno?" mi dice e sento smepre più lacrime scendere dai miei occhi e la vedo nelle stesse condizioni. "Prima di salire sul palco per fare andare avanti la mia carriera, io pensavo a te. Avevo bisogno dei tuoi abbracci per calmarmi, delle tue parole che mi spronavano. E tu non c'eri. Quando mi hanno chiamato per altro concerti ed ero così felice, la prima persona che avrei voluto chiamare ogni volta eri tu. Ma tu non c'eri per me, non mi avevi voluta al tuo fianco. Cazzo Ila" dice coprendosi il volto con le mani e la sento singhiozzare. "Sarah ti prego" le dico avvicinandomi ma lei si allontana da me e penso sia la cosa più dolorosa della mia vita vedere che si scansa da me. "Non voglio che mi abbracci. Non voglio che ti avvicini a me ora" mi dice dura e sento il mio cuore distruggersi in mille pezzi. "Vuoi che me ne vada?" le chiedo restando lontana da lei, combattendo con tutta me stessa il desiderio di stringerla e confortarla. Lei alza il suo sguardo e leggo nei suoi occhi la risposta. Annuisco e mi avvicino a lei lentamente. "Vado in hotel. Vorrei tanto parlare con te di tutto questo. Io l'ho fatto pensando che fosse la cosa migliore per te, forse ho sbagliato. Ero convinta di avere la verità in mano e non ho considerato te, i tuoi sentimenti, ciò che avresti provato in seguito al mio gesto. Ti giuro che ho sempre avuto te in testa. Ho fatto ciò che ho fatto perché credevo fosse la cosa giusta per te. Mi dispiace di averti fatto soffrire così tanto, te lo giuro.
Vorrei parlarne per bene con te, da sole magari" dico abbassando lo sguardo imbarazzata di star avendo questo discorso al centro della spiaggia, con tutta la famiglia di Sarah che ci sta osservando. La guardo di nuovo e vedo che ha gli occhi puntati sulla sabbia. Prendo un respiro profondo e mi allontano sotto lo sguardo inquisitore e aggressivo di tutti i presenti. Prendo la mia roba e noto Chiara scambiarmi uno sguardo dispiaciuto. Lei sa meglio di tutti quanto mi facciano male le parole della cantante. Raggiungo la macchina cercando di trattenermi il più possibile, ma appena sento la portiera sbattere le lacrime iniziano a scendere e non ho il potere di fermarle. Mi tappo la bocca cercando di soffocare il più possibile i miei singhiozzi ma sono sicura che chiunque passasse accanto alla mia auto riuscirebbe a sentirmi. Sento il mio respiro dimezzarsi mentre le scene vissute poco fa si ripetono colpendomi sempre più forte nello stomaco. Risento nella mia testa il suo tono così carico di dolore e sento un attacco di panico dietro l'angolo. Il solo pensiero di poterla perdere per sempre fa nascere un senso di vuoto dentro di me. Penso ad un futuro completamente senza lei e sento di stare per avere un infarto tanto il dolore al mio cuore è forte. È letteralmente come se qualcuno mi stesse torturando lentamente. Sento dolore per tutto il corpo e non riesco a trovare sollievo. Pensieri e frasi si susseguono nella mia testa facendo entrare in un girone che mi risucchia e mi schiaccia. Le lacrime nei miei occhi ormai mi offuscano la vista e sento di star perdendo tutti i sensi. Sento solo i miei singhiozzi e le parole di Sarah mischiate ai miei pensieri negativi che girovagano nella mia testa. Non vedo nulla chiaramente. Non riesco a respirare. Metto le mani sullo sterzo e lo stringo forte cercando di calmarmi. Provo a prendere respiri profondi ma sembra che l'aria non sia più attrono a me. Chiudo gli occhi cercando di visualizzare Sarah al mio fianco, che mi prende la mano e mi accarezza il dorso. La immagino al mio fianco che mi sussurra cose dolci all'orecchio e mi accarezza i capelli. La sento rassicurarmi che troveremo un modo per stare insieme. Che non mi lascerebbe mai. E stringo sempre più forte lo sterzo perché vorrei così tanto crederle. Vorrei che fosse qui davvero. Che mi dicesse realmente tutte queste cose. Che mi guardasse e mi dicesse che non ci separeremo mai davvero. Ma lei non c'è. Siamo lontane. Il sedile vuoto al mio fianco non è altro che la rappresentazione plastico del vuoto che sento dentro di me da quando ci siamo lasciate. Vorrei essere più forte di così. Vorrei credere di più nei suoi sentimenti e nella purezza dei miei gesti. Perché io faccio tutto per lei. Ho sempre fatto tutto perché pensavo al suo bene. Ma spesso si sbaglia accecati da sentimenti così forti. E si paga il prezzo anche dei gesti d'amore più alti. Dopo svariati minuti in cui cerco solo di evocare il suo tocco, riesco a calmarmi abbastanza da guidare fino al mio hotel, fortunatamente vicino alla spiaggia. Sento il telefono vibrare e squillare svariate volte. Ma non lo prendo. Ho bisogno di tempo per me. Io sono sempre così. Ho bisogno di metabolizzare per bene le mie emozioni e poi estraniarle. Lei è l'unica che riesce a farmi aprire subito. L'unica con cui riesco davvero ad essere me stessa. L'unica che mi capisce e sa cosa dirmi, sempre. Gli altri possono avere solo versioni più filtrate di me. Non perché non ci tenga a loro o non mi fidi, ma perché le paranoie nella mia testa urlano più forti del mio cuore. Raggiunta la stanza non perdo tempo a gettarmi sotto l'acqua gelida sperando che mi dia un senso di sollievo. Che risveglio i miei sensi. Ma non provo nulla se non dolore. Cazzo. Potrei davvero averla persa. Questa è l'unica frase a cui penso mentre mi osservo allo specchio. Capelli gocciolanti, occhi rossi che piangono ormai da piu di un'ora senza pausa, volto contratto che vorrebbe mostrarsi forte ma rispecchia solo il vuoto che ho dentro, labbra rosse e gonfie a cause dei morsi inflitti per diminuire il suono del mio pianto, volto che mostra la consapevolezza di aver probabilmente buttato nella merda la cosa più bella della sua vita. Mi allontano non volendo osserva più il mio riflesso, troppo pieno di verità che non sono pronta ancora ad affrontare. Voglio ancora fare finta di poter stare con lei, di poterla abbracciare quando mi sveglio o mentre dormì per il resto della mia vita, di poterla prendere in giro e stuzzicarla ogni volta che voglio. Non sono pronta ad accettare che ci sia anche solo una piccola possibilità che ciò non sia vero. Sento il mio telefono squillare per la milionesima volta e vorrei soltanto prenderlo e lanciarlo contro il muro. Odio questo suono nelle mie orecchie, non sopporto di sentirmi oppressa anche dalle loro chiamate. Vorrei dare un pugno nel muro per scaricare questa tristezza e trasformarla in rabbia, sentimento per me molto più gestibile della sofferenza di ora. Prendo il telefono pronta ad urlare contro chiunque abbia deciso di interrompere il mio vortice di pensieri, ma appena leggo il nome della mia migliore amiche e noto le centinaia di notifiche tra chiamate e messaggi dei miei migliori amici e di  Chiara, mi sento in colpa anche per averlo solo pensato. Loro sono semplicemente persone che ci tengono a me e sono preoccupate. Chiara non sa nemmeno dove ho l'albergo, cosa che mi ha chiesto ripetutamente nei suoi messaggi. I ragazzi saranno sicuramente stati avvisati da Chiara e conoscendomi, sapranno cosa sto passando ora. Vogliono solo essermi vicini e supportarmi. Devo imparare a non cacciarli in questi momenti. Così prendo in respiro profondo ed accetto la chimata. "Hey Giò" dico sentendo subito un sospiro di sollievo dall'altro capo del telefono. "Cazzo Ila mi hai fatto preoccupare così tanto" dice e sento tutto il sollievo che prova nel sentire la mia voce. "Scusa Gio, sai che ho bisogno di metabolizzare tutto prima" le dico portandomi una mano sul viso disperata e stanca e triste. "Lo so Ila, lo so. Però vorrei contassi di più anche su di noi. Noi ci siamo per te, sempre" sento dirle e subito il mio cuore batte nuovamente all'impazzata. Mi guardo allo specchio e vedo il riflesso di una ragazza che ha sofferto tanto. Che è stata colpita da chi ha promesso di proteggerla. Quando sente queste parole ripenso a quante volte le abbia sentite e quante volte si siano dimostrate solo menzogne. "Lo so Gio. Ma anche tu lo sai" le dico e la sento sospirare. Giovanna e Vincenzo sono tra le persone di cui mi fido di più nella mia vita. Sono tra i pochi che mi hanno visto piangere, si contano sulle dita di una mano, sanno quasi tutto di me. Ma comunque non riesco a farmi vedere completamente vulnerabile da loro. Solo Sarah mi ha visto davvero cosi. Solo lei può farmi sentire sicura anche nel mostrare le mie debolezze. C'è voluto del tempo, ho troppe barriere attorno a me, mura solide e alte che mi proteggono. Eppure lei lo ha fatto quasi senza sforzo. Mi ha sempre spaventata perché sapevo che avesse questo potere su di me, da subito l'ho capito. Da quando eravamo semplici amiche io facevo di tutto per lei. Mi sarei annullata completamente se l'avesse resa felice. Ma solo lei ha questo potere. Con gli altri, per quanto ci tenga, riesco sempre a scegliere quanta vulnerabilità mostrare. "Vuoi parlarne?" mi chiede sapendo di non poter controbbattere. So che le faccia male. Lei si è subito aperta con me e odio non riuscire a farlo con lei. Ma ogni volta che ci provo è come se una parte del mio cervello bloccasse la mia bocca e mi facesse ritornare sui miei passi. "Mi piacerebbe pensare ad altro" le dico onestamente mentre decido di mettermi il pigiama. "Sai che non ti fa bene, sopprimere i tuoi sentimenti Ila" mi dice a mo di predica e per quanto sappia che sia vero, odio sentirglielo dire. Voglio semplicemente non pensare al mio cuore sanguinante. Perché dovrebbe essere una cosa cattiva? Perché devo sentirmi in colpa? "Possiamo anche non parlare. Sei tu che mi hai chiamato" dice sentendo la rabbia annebbiare tutti i miei pensieri. Non capsico perché io debba affrontare sempre i miei sentimenti e venga sgridata quando non lo faccio. Sono un'adulta che sa benissimo le conseguenze delle sue azioni. So perché mi tengo dentro tutto e so perché mi fa bene parlare di certi aspetti. "Non fare la stronza con me non attacca. Ti conosco" mi dice Gio e ciò non fa altro che frustrarmi ancora di più. Come se uno tsunami di realizzazione mi avesse colpito in pieno volto. Odio che mi conosca. Odio che sappia che sto provando a ferirla solo perché voglio che mi lasci in pace. Odio sapere che lei ci tiene troppo a me e che si sentirebbe dire le peggiori cose da ma pur di farmi sfogare, non mi abbandonerebbe mai. Odio sapere tutto questo e non riuscire a dirle tutto quello che sento. Odio essere così. E mentre penso a questo sento la mia rabbia aumentare. "Cosa vuoi sentire Gio?" le chiedo mentre lacrime causate da un misto di rabbia e tristezza mi solcano il volto. "Vuoi sentirti dire che mi sento una merda? Che vederla così ferita da ciò che ho fatto mi ha uccisa? Che mi prenderei a pugni perché l'ho fatta soffrire così tanto? Che ho una fottuta paura di perderla? Cosa vuoi sentire Gio. Questo non è nemmeno un pizzico di quello che sento" dico sentendo il forte desiderio di prendere a bugni qualcosa. Ripenso alla mia sacca da boxe ne garage e vorrei tanto poterla avere ora. "Non posso Gio, non posso. Scusa non riesco" le dico coprendomi il volto e cercando di controllare i miei singhiozzi. "Ila hey, ti prego parlami. Non fare così" dice e sono sicura che anche lei stia piangendo adesso. Odio fare così male. Ma perché sono così sbagliata? "Gio ti prego. Ho bisogno di stare da sola" le dico cercando di avere un tono fermo ma la mia voce trema per tutte le emozioni che sto provando. "Va bene" dice sospirando sconfitta, so che ormai si è arresa al mio modo di gestire le emozioni. So che non lo sopporti, ma sa che non c'è nessun altro modo per me. Non so funzionare in nessun altro modo. Ci salutiamo e continuo a piangere. Mi appoggio al muro del bagno e mi porto le gambe al petto lasciandomi andare al dolore. Sapere che stesse male e vederla stare male mi hanno fatto soffrire in modi completamente diversi. Non riesco a gestire la notizia di averla ferita così tanto. E la cosa peggiore è che non me ne sono resa nemmeno conto. Sapevo stesse male ma pensavo a tutte le cose bells che stava vivendo e pensavo compensassero il dolore. Ma non è così. Piano fino a che non ho più lacrime. Sento l'addome iniziare a farmi male, l'ho contatto per troppo tempo e adesso mi fa male perfino respirare. Mi sento stanca. Devastata. Sbagliata. Esausta mi dirigo verso il letto e mi getto su di esso. Guardo il soffitto e poi guardo la luna. Istintivamente inizio a giocare con il mio ciondolo. Chissà se anche lei la sta guardando. Chissà se ogni sera mi pensa guardandola, come faccio io. Chissà se ogni volta che sole e luna sono in cielo insieme sorride sperando che sia un segno di speranza per la nostra storia. Chissà se pensa ai nostri momenti felice quando piange, come faccio io. Chissà se si rifugia nella sua mente con me quando ha l'ansia e vorrebbe solo essere fra le mie braccia, io lo faccio sempre. La immagino sempre che mi stringe e mi calma, come solo lei sa fare. Vorrei piangere ancora perché tutto il dolore non è uscito dai miei occhi insieme alle lacrime. Tutto il dolore è ancora dentro di me e fa male. Ma non ci riesco. Provo tanto e non provo niente. Ho un mal di testa fortissimo. Vorrei solo averla al mio fianco. Provo a chiudere gli occhi ed immaginarla stesa accanto a me. Mi immagino di abbracciarla come facevo sempre, di affogare nel suo dolce profumo, di sentirmi a casa percependo il calore emanato dal suo corpo contro il mio, di stringere le sue mani tra le mie e magari lasciarci piccoli baci sul dorso. Con questi pensieri nella mia testa sorrido felice e mi addormento, basandomi dell'illusione che mi sono creata nella mente. Illusione che non so se si avvererà mai. Illusione che vorrei realizzare ora. Illusione che mi dà più calma di qualunque persona fisicamente al mio fianco. Dormi sognando di essere di nuovo con lei. Di sorridere spensierate. Di viaggiare. Io fra il pubblico ai suoi concerti. Lei che mi fa dediche e compone sempre più canzoni su noi due. All'improvviso però vengo svegliata da un rumore strano. Sognavo di essere in mare al tramonto con Sarah tra le mie braccia. E poi ho sentito qualcuno bussare sul legno. Ma non avevamo nulla se non una coperta noi. Lì ho iniziato a sveglairmi a causa del rumore assordante. Era tutto così perfetto nella mia mente. Ora mi sono svegliata e trovo solo un letto freddo e vuoto, come ciò che sento dentro. Mi alzo confusa da chi potrebbe mai essere venuto nella mia stanza alle tre di notte. Guardo attraverso lo spioncello della  porta e non credo a ciò che vedo. Apro d'istinto la porta, credendo che anche la mia ultima immagine sia solo una mia illusione. "Hey" mi dice guardandomi e sono abbastanza sicura di vederla davanti a me davvero. Cazzo. Ed ora?

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