Conseguenze

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Lil mi porta nella sua camera non volendo farmi continuare a piangere nel bel mezzo della nostra casa. Ho combinato un casino. Ho detto cose che non penso davvero. Non potrei mai desiderare di non averla conosciuta. È troppo importante per me. La nostra relazione è la cosa più bella che mi sia capitata, lei è la cosa più bella che mi sia mai capitata. Come ho potuto dirle tutto questo? Resto sul letto di Angela rannicchiata su me stessa con le ragazze che continuano ad accarezzarmi anche se io non lo merito. Emma ha ragione. Io dovrei essere quella che piange da sola. Lei dovrebbe essere circondata da affetto e amore. Io sono la cattiva, quella che ha sbagliato. Lei è quella ferita, quella che dovrebbe avere il supporto di tutti. Eppure non è così. Mi alzo dopo non so quanto tempo perché ho bisogno di sciacquarmi il viso e allontanarmi dalle mie amiche. Ho bisogno di stare da sola. Mi alzo e mi chiudo a chiave nel bagno. Mi guardo allo specchio. Sono un casino. Fisso il mio riflesso quasi schifata da quello che vedo. Questo è il volto di una ragazza che ha distrutto la cosa migliore che le sia accaduta negli ultimi 18 anni di vita. Il volto di chi ho colpito la persona che ama nei suoi punti deboli. Di chi è stata così tanto accecata dal suo passato da perdere di vista il presente e dissolvere in un attimo il suo futuro. Odio la persona riflessa nello specchio. Odio che tutti siano attorno a me a confortarmi. Odio che Emma abbia così fottutamente ragione su tutto. Odio averla tratta in quel modo, averle detto tutte quelle cose. Odio essermela presa con lei quando lei stava semplicemente difendendo me. Stava cantando il nostro amore, quello che prova per me. Che forse provava per me. Ora come ora penso che l'unico sentimento che possa provare nei miei confronti è odio. Ed avrebbe ragione. Penso che lei si penta davvero di avermi conosciuto, di avermi dato tutto di lei, di avermi detto qualunque sua paura. E fa bene. Per tutto il male che le ho causato anche io quasi desidererei non averla incontrata. A me ha fatto più bene che male la nostra storia, ma so che per lei probabilmente non è così. L'ho fatta soffrire così tante volte e per motivi diversi che neanche capisco come sia possibile aver ricevuto il suo amore. Mi porto l'acqua gelata sul volto provando a calmarmi ma ormai non distinguo più l'acqua dalle mie lacrime. Singhiozzo piano cercando di non farmi sentire dalle ragazze fuori la porta. Guardo il mio riflesso e quello che ho attorno. Immagini di tutto quello che io e Ila abbiamo vissuto nel nostro bagno, iniziano a ripetersi nel mio cervello. Penso a quando eravamo amiche e lei mi guardava truccarmi sorridendomi dolcemente. Già li potevo leggere tutto ciò che provava per me ma lo ignoravo, troppo spaventata. Penso a quante volte ci siamo asciugate a vicenda i capelli, riempiendoci di baci e carezze, rassicurandoci reciprocamente dei nostri sentimenti anche nei momenti peggiori. Ripenso a quando dopo il mio compleanno ci siamo rinchiuse nel bagno e per la prima volta l'abbiamo fatto in casetta. Quanto l'atmosfera fosse bollente, quanto fosse tutto così intenso, come niente che avevo provato fino ad allora. Ripenso alle docce fatte insieme senza malizia, a quando ci toccavo per amore e non per desiderio. A tutti i baci sulla nostra pelle. Il mio pianto diventa sempre più forte e le ragazze se ne rendono conto. Bussano chiedendomi di aprire la porta ma non lo faccio fino a che non mi ricompongo. Odio farmi vedere così dagli altri. L'unica con cui mi sono sempre sentita a mio agio è Ila. Anche in questo ormai non sarà più il mio porto sicuro, non avrò le sue braccia pronte a stringermi quando aprirò la porta. Respiro per l'ultima volta profondamente e poi mi dirigo fuori. Le mie amiche provano ad abbracciarmi ma io non ricambio. Resto impassibile mentre il mio turbinio di pensieri continua a girare nella mia testa. "Vado a prendere un po' d'acqua" dico e le guardo sperando che capiscano che non voglio essere seguita. Vado in cucina e trovo Ila intenta a preparare la cena. Cri la guarda da lontano mentre parla con Gaia e Martina, forse cercando consigli su come riavvicinarsi a lei. Ila però non li considera minimamente. Non c'è la musica a risuonare per tutta la casa, ha indossato le sue cuffie. Non balla a tempo e non canticchia, è ferma e concentrata su quello che fa. Non è più Ila. "Ti presento la regina di ghiaccio" dice Emma alle mie spalle. "Se pensi che sia stata fredda oggi pomeriggio non hai idea di cosa ti aspetti ancora" continua per poi darmi una pacca sulla spalla e uscire fuori. Ila non degna neanche lei di uno sguardo e mi fa sentire un po' meno esclusa. Mi avvicino al frigo e prendo l'acqua. Mi siedo al tavolo e ogni tanto la guardo. I suoi movimenti sono sempre eleganti ma meno caotici adesso. È più precisa. Cerca nell'organizzazione delle sue azioni l'ordine che non c'è nella sua vita. Ricordo quando ballavamo e cantavamo insieme cucinando. O meglio quando lei cucinava e io l'abbracciavo o mi facevo abbracciare aiutando solo ogni tanto. Vorrei andare da lei e stringerla. Vorrei baciarla e dirle tutto quello che provo. Vorrei fissare i suoi occhi nei miei e abbattere tutte quelle fortificazioni che ha eretto attorno al suo cuore e rivedere di nuovo la sua anima, che mi fa innamorare sempre di più di lei. La guardo e sento nuove lacrime formarsi nei miei occhi. Mi alzo e mi dirigo fuori. Trovo Emma a fumare e le chiedo una sigaretta. Di solito evito di fumarle ma ho bisogno di scaricare tutti questi sentimenti, devo anestetizzare tutto questo dolore. Sento la ragazza seduta di fronte a me osservarmi ma cerco di portare il mio sguardo lontano da lei, non voglio che mi veda piangere. "Non devi abbatterti" mi dice interrompendo il silenzio che faceva da sottofondo ai miei pensieri. La guardo interrogativa. "Se ti arrendi ora l'hai persa definitivamente" spiega. "Non hai detto che avrei dovuto lasciarla andare?" le chiedo confusa ricordando il nostro discorso di poco da. Almeno credo sia avvenuto poco fa, ho perso completamente la concezione del tempo. Lei prende un respiro profondo e poi dice "Lei non si merita di essere tratta in questo modo. Merita di essere felice e amata. Per quello che hai fatto oggi dovresti allontanarti da lei il più possibile. Ma ho ripensato ai daytime che ho visto a casa e alle parole dell'amica che io e Ila abbiamo in comune. Nessuno l'aveva mai vista così felice Sarah. Neanche la sua migliore amica. Vederla sorridere così dopo tutto quello che ha passato, sentirla aprirsi finalmente con qualcuno senza restrizioni. È stato bellissimo. Ha fatto male vedere qualcuno fare quello che avrei voluto fare io. Capire di non essere la persona che potrà finalmente conoscerla davvero. Tu lo sei". Vedo lacrime formarsi nei suoi occhi e sento alcune delle mie fuggire dalle mie grinfie. Sento tutto il dolore che prova e mi sento ancora più uno schifo. Io ho avuto la possibilità di essere stata scelta da Ila e ho buttato via quest'occasione perché mi sono fatta annebbiare dal passato. "Questo implica anche che tu abbia un potere su di lei molto più grande di quello che credi. Se lotti per la sua fiducia e il suo amore, potresti riottenerli. Sarà molto lunga la strada però potresti provarci. Vedo come la guardi. Non so chi delle due sia più innamorata. Vedo quanto stai soffrendo. Ho letto il pentimento nei tuoi occhi mentre ti raccontavo ciò che era realmente accaduto. Ho quasi sentito il tuo urlo interiore contro di te" continua con la sua voce calma e ferma, e non posso che abbassare la testa. Le sue parole mi travolgono come una valanga facendomi rivivere ogni istante. "Sono sicura che ci sia un motivo per cui tu sia stata accecata dalla rabbia e dal dolore, dimenticando il tipo di persona che Ila è. Devi spiegarlo a lei. Non avere paura di aprirti e sfogarti. Devi essere onesta al cento per cento. Parlarle di tutto e giustificati. Anche lei sa che c'è di più sotto. Mi ha chiesto dove fossi quando sono andata in camera sua a consolarla. Se ci fosse qualcuno con te. Nonostante tutto lei ti pensava. Nonostante avesse già messo la sua corazza di ghiaccio, il fuoco continuava a ardere per te dentro di lei, sciogliendone alcune parti. Lotta per lei se sei disposta ad affrontare quello che ti ha sempre frenato nella vostra relazione. Se sei disposta a cucire queste ferite allora dille tutto e lei ti aiuterà a farlo. Farà molto male, ma ne vale totalmente la pena per lei" dice e io incastro i nostri sguardi. Mi alzo e l'abbraccio piangendo. Ha detto parole così forti e così vere. La ama così tanto da aiutare me a riconquistarla. Non so se io avrei la sua stessa forza. "Grazie" le sussurro allontanandomi e vedendo che anche lei ormai ha il volto rigato dalle lacrime. "Trattamela bene" dice. "Se le fai male un'altra volta poi te la vedi con me" continua tra il serio e lo scherzo. Abbasso la testa arrossendo imbarazzata. "Lasciala stare stasera. Ha bisogno di questo tempo. Domani magari prova a parlarle. La conosco forse anche meglio di me, capirai quando è il momento" dice per poi alzarsi e rientrare. Mi asciugo le lacrime e ripenso alle parole di Emma. Cerco di metabolizzare tutto ed elaborare il mio piano di domani. "A tavola" dice Gaia uscendo per chiamarmi. Sono tentata dal non mangiare, davvero non ne ho voglia e la ragazza sembra capirlo. Mi guarda arrabbiata ma io abbasso la testa per l'imbarazzo e la delusione che leggo nei suoi occhi. Non ho mai parlato del mio rapporto altalenante con il cibo, ma tutti o quasi sembrano averlo capito. Sospira e rientra lasciandomi di nuovo da sola con i miei pensieri. Dopo poco sento la porta riaprirsi e chiudo gli occhi sospirando e dicendo "Gaia davvero non riesco a mangiare". "Ti sforzi allora" dice l'ultima voce che mi aspettavo di sentire in questo momento. Ila mi porge un piatto, anche abbastanza sostanzioso, e una posata. La guardo ma la sua espressione è sempre dura, anche adesso mentre si occupa di me non riesce a mostrare nessuna emozione. Prendo il piatto e le sussurro un piccolo grazie. Si siede sulla panchina di fronte a me e tira fuori una sigaretta iniziando a guardarmi. "Non entro fino a che non lo finisci tutto" dice per poi accendere la sua sigaretta. "Ma è tanto" dico fissando il cibo è muovendolo nel piatto. "Almeno metà e poi un frutto allora" dice. "Devi mangiare, non voglio sentire che non hai fame" dice seria e dura. Alzo lo sguardo e la vedo contrarre la mascella. "Okay scusa" dico iniziando a mangiare e la sento fare un sospiro sollevato. Restiamo in silenzio rubandoci ogni tanto degli sguardi. Il mio cuore però si sente meglio vedendola così preoccupata per me. Il mio rapporto con il cibo è sempre stata una delle cose che più la spaventa. Odia sentirmi dire che non ho fame o sapere che ho saltato qualche pasto. Anche se io faccio tutto inconsciamente, non dimentico a posta di mangiare o mi sforzo di non farlo. Semplicemente succede. Lei però non mi ha mai permesso di non mangiare. Mi ha sempre convinto a fare tutti i pasti, seppur magari con porzioni più piccole. Sorrido pensando a tutte le volte che mi ha portato barrette o merendine alle lezioni, giusto per farmi fare qualche spuntino in più. Finisco tutto il piatto e lei si alza per riprenderlo dalle mie mani. "Grazie" dice lasciando un bacio sulla mia fronte e poi tornando in cucina. Lei mi ha aiutata e mi ha anche chiesto grazie. Ma come cazzo fa ad essere così fottutamente perfetta? Esasperata porto la testa tra le mie mani e prendo respiri profondi. Approfitto che Ila sia girata per lavare i piatti e vado in camera. Mi faccio una doccia sperando di calmarmi e lavarmi da dosso tutte le emozioni negative di oggi, ma neanche un bagno con l'acqua santa potrebbe farmi sentire meglio in questo momento. Esco indossando una maglia di Ila e dei pantaloncini. Trovo la proprietaria di parte del mio pigiama nel suo letto con un libro in mano. Lo stesso libro che io ho finito poco fa. Che lei mi ha consigliato di leggere. Mi osserva dalla testa ai piedi e lotta per non fare scappare un piccolo sorriso nonostante i suoi occhi continuino ad essere impenetrabili. Io abbasso la testa ed arrossisco avvicinandomi al mio letto. Mi siedo e la guardo ma lei subito si alza e va in bagno. Sospiro delusa, speravo che avremmo potuto scambiare qualche parola. Mi stendo e rivolgo il volto verso il suo letto. Ripenso a quante volte abbiamo dormito insieme lì. Quante volte mi sono intrufolata sotto le sue coperte perché avevo bisogno dei suoi abbracci e dei suoi baci, anche prima di capire cosa provassi per lei. Sento di star per piangere di nuovo, allora chiudo gli occhi e provo ad addormentarmi. Non voglio che esca e mi trovi in lacrime. Nonostante i miei sforzi però sento il cuscino bagnarsi. Così mi giro dall'altro lato per evitare che lei lo veda. Sento la porta del bagno aprirsi e mi irrigidisco sperando che non abbia notato i miei singhiozzi strozzati. Lei però si posiziona nel suo letto e si addormenta. Sospiro cercando di calmarmi e mi addormento tra le lacrime.
Passano diversi giorni in cui non riesco neanche a salutarla la mattina. Si sveglia ad orari sempre diversi e scappa dalla nostra camera. Non parla con nessuno che non sia Emma. Non pensavo di poterlo mai dire, ma sono contenta che sia qui. Certo a volte le vedo e penso che lei ci stia un po' provando con Ila, facendomi arrabbiare, ma preferisco questo al pensare che stia da sola. Cri ha provato a parlarle ma riceve solo risposte fredde. Io cerco e aspetto il momento giusto ma lei trova sempre nuovi modi per evitarmi. Si allena da sola prima di tutti, non so quante lezioni sta facendo al giorno per passare il minor tempo possibile in casa. Quando c'è si dedica a cucinare con le cuffiette quindi si estranea completamente da noi o va a lavarsi o parla con Emma ma appena qualcuno entra nel discorso lei si ammutolisce e rimette la sua maschera d'indifferenza. Vederla mi fa sempre più male. Dormire affianco a lei senza a poterla stringere sta diventando sempre più difficile. La guardo e sento la tentazione forte di alzarmi e accarezzarle il volto, di riempirla di baci e abbraccia, di raccontarle il motivo per cui sono come sono. Io so di avere un problma alla base e ho sempre avuto paura di affrontarlo. Lei non sa cosa sia successo perché ho sempre evitato di entrare nei dettagli per paura che non mi avrebbe poi voluto dopo aver saputo la verità. Eppure ora mi sembra l'unico modo per riavvicinarla a me. Magari sapere il motivo per cui mi comporto in questo modo potrebbe farla essere meno arrabbiata con me. Ogni giorno mi sveglio pensando che anche lei lo sta facendo, sotto lo stesso tetto, nella mia stessa stanza, ma ormai in un letto diverso dal mio. Ogni giorno appena apro gli occhi allungo il mio braccio verso quella che era la sua parte del mio letto cercando di creare un contatto diretto con la sua pelle sentendone troppo la mancanza e sperando di iniziare una delle nostre sessioni di coccole prima di alzarci. Non la trovo e, con ancora in mente i miei sogni in cui noi siamo di nuovo insieme, in cui abbiamo già fatto pace, mi arrabbio pensando che lei si sia alzata senza di me. Apro gli occhi e cerco i suoi nella stanza ma poi guardo il suo letto e ricordo tutto. Pensieri del nostro litigio e della nostra nuova routine si fanno strada nella mia mente ricordandomi che quei pensieri felici sono solo sogni o momenti del passato. Quindi mi stendo di nuovo sul letto guardando il soffitto senza provare emozioni, o meglio con troppe emozioni che decido di ignorare. Ricordo come mi faceva sentire bene stringere la sua mano ed accarezzarle il dorso provocandole un dolce sorriso mentre teneva gli occhi chiusi come se si stesse godendo al massimo il momento, come se sapesse che non sarebbe durato per sempre. E sospirava contenta. Il mio cuore impazziva sempre a quel suono così puro e felice. Mi stringeva di più a se e mi lasciava piccoli baci sulla testa ancora con gli occhi chiusi. Sospirava di nuovo come se avesse trovato la pace, come fosse nel suo Eden terreno tra le mie braccia. Solo dopo alcuni minuti apriva gli occhi e li incastrava con i miei lasciandomi finalmente vedere la sua anima e permettendomi di affondare in quel nero pece che sapeva leggermi dentro. Mi guardava intensamente accarezzandomi la guancia come se mi stesse ripagando dei gesti che io le avevo offerto in segno di amore. E restavano li anche per dieci minuti dopo che le nostre sveglie avevano suonato. Il mondo attorno a noi non esisteva, c'eravamo solo noi e la nostra bolla. Ma ora questa bolla non esiste più. Per colpa mio io ora sono nel mio letto da sola, senza le sue braccia e le sue carezze. Senza i suoi occhi. Sono sola con un buco nel petto che segna la tua mancanza. Ora lei si sveglia senza di me e corre lontano da me il più velocemente possibile. Non resta tra le mie braccia e non mi guarda. Ogni mattina continuo ad affogare nelle lacrime che lascio sul mio cuscino, per poi alzarmi e indossare un finto sorriso perché non voglio che lei veda quanto sto soffrendo. Non voglio che possa sentirti in colpa nel vedermi così a pezzi. Perché alla fine l'unica colpevole sono io.  Il mio cuore è ormai frantumato in milioni di pezzi e provare ad aggiustarlo da sola mi sembra inutile ed impossibile, perché molto parti di me sono nelle sue mani e molti pezzi che io stringo tra la mani in realtà sono suoi. Prendo così un respiro profondo e mi preparo a vivere un altro giorno senza di lei al mio fianco. Mi alzo dal letto sperando di vederla per più di cinque minuti oggi, sperando di riuscire finalmente a parlarle. Ma non so se accadrà e la paura di non riuscirci rallenta i miei movimenti e mi toglie tutte le energie.

POV ILA
Sono distrutta. Sono emotivamente bloccata. Non riesco a gestire le mie emozioni così le spengo ritrovandomi a non sentire più niente. Quando poi approfondisco quello che sento, il dolore diventa troppo per poterlo gestire e torno indietro all'indifferenza. Anche se ogni mattina non posso evitare che aprire gli occhi sia una pugnalata al cuore. Ogni giorno mi sveglio e la trovo rannicchiata sul fianco che stringe la coperta o il cuscino e vorrei tanto avvicinarmi e abbracciarla. Farla sentire di nuovo al sicuro. Ma lo merita? Mi ha detto di non voler avere più niente a che fare con me. Mi ha detto che non avrebbe mai voluto conoscermi. So che non lo pensa davvero, so che ci sia qualcosa più in fondo che io no so ancora e che l'ha portata a dire queste cose. Ma non riesco ad eliminare la scena dal mio cervello. Vedo i suoi occhi pieni di odio che mi bucano l'anima mentre mi sputa veleno. Rivivo quella scena e penso a quanto sia ingiusto che lei non veda quanto mi ha ferito. Inizio a desiderare che ogni volta che mi veda ripensi a tutto il dolore che mi ha provocato. Vorrei vedesse quanto ho pianto, quanti sorrisi finti ho mostrato in questi giorni per non fare preoccupare gli altri e lei. Vorrei mi vedesse raccogliere tutti i pezzi in cui ha distrutto il mio cuore per provare a riaggiustarlo solo per scoprire che alcune parti di me sono sue ormai e alcuni dei pezzi che ho io sono suoi. Ma poi penso che lei è la mia bimba e nonostante tutto non vorrei mai soffrisse per colpa mia. So che vedermi così le farebbe solo male. Allora apprezzo che veda solo i miei sorrisi finti e non i tagli sul mio cuore. Penso che vivere così faccia troppo male ad entrambe. Penso che la nostra relazione sia stata troppo importante. Penso che tutto ciò che abbiamo fatto sia stato troppo e che non sappiamo come andare avanti. Ogni mattina mi fermo e la guardo dormire. Ogni giorno ripenso a quante volte sono rimasta dieci minuti in più a letto nonostante la mia sveglia fosse suonata solo per accarezzarla e tracciare il suo volto con le mie dita per stampare nella mia memoria la sua bellissima faccia e la sensazione della sua pelle sotto il mio leggero tocco. Questa sarà solo un'altra azione che comparerò nelle mie prossime relazioni. Un'atra situazione che so che mi farà sentire con lei sempre cose molto più forti che con chiunque altro. Un altro modo attraverso cui penserò a lei quando sarò nelle braccia di qualcun altro. Perché non sappiamo semplicemente lasciarci andare? Tutte quelle mattine passate insieme a stringerti significano solo una cosa. Significano che ogni volta che mi sveglierò con qualcuno al mio fianco, resterò nel letto per altri dieci minuti dopo il suono della mia sveglia solo per stringerli e tracciare il loro volto. E aspetterò ancora altri dieci minuti sperando di riuscire a cambiare la loro faccia e trovare finalmente la sua di nuovo. Guarderò nei loro occhi sperando che osservandoli abbastanza intensamente si trasformino nei suoi occhi nocciola da cerbiatta che mi fanno impazzire e che io potrò affondare nei loro come facevo nei suoi. Traccerò il loro naso per più tempo aspettando che diventi il suo nasino ricoperto di lentiggini. Accarezzerò il loro addome aspettando di trovare quel piercing sull'ombelico che su di lei mi fa perdere la testa. Mi morderò le labbra fissando le loro sperando che pensando intensamente alle sue, la sua bocca potrebbe apparire e potrei finalmente baciarla di nuovo. Ma so che potrei restare in quel letto per altri dieci minuti. Per altre due ore. Potrei stare un intero finesettimana a tracciare il loro volto. Nessuno sarebbe come lei. Gli occhi di nessuno mi ipnotizzeranno e leggeranno come un fottuto libro come i suoi. Il naso di nessuno mi ricorderà il suo e far sfiorare i nostri non sarà mai come tutti i baci eschimesi che ci siamo date io e Sarah perché non faranno mai fare capriole alle farfalle nel mio stomaco come i suoi fanno. Proverò comunque a cercarla negli altri perché so che non riuscirò mai a lasciarla andare davvero. Nonostante tutte le parole dette e le litigate. Non troverò un'altra Sarah. Sfortunatamente c'è n'è una sola nel mondo e io non posso averla come vorrei. Lei non me lo permette mai fino in fondo. C'è troppo nel suo passato che la blocca e non lascia che io la liberari dalle catene del suo passato. Ogni mattina rivivo lo stesso susseguirsi di pensieri che mi distruggono sempre di più. La guardo un'ultima volta e poi mi alzo per affrontare questa nuova routine dolorosa che mi obbligo a vivere. Vederla il meno possibile dovrebbe farmi pensare a lei di meno. Questo mi dico ogni mattina autoconvincendomi che il mio piano possa funzionare. Eppure ogni volta lei trova un modo per intrufolarsi nella mia mente e non mi permette di vivere senza lei. 

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