Lasciarla andare

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Cari lettori, scusate l'assenza infinitaaaa. Sono stata molto male in questi giorni per questo non sono riuscita a pubblicare nullaaaa. Ecco finalmente il capitolo che stavate tanto aspettando, perdonare il ritardo ☺️. Spero che questa mancanza non vi abbia fatto perdere l'interesse per la mia storia, ci tengo davvero tanto d spero di continuare a tenervi incollati fino alla fine. Grazie del supporto e della vostra preoccupazione, mi scaldando davvero il cuore 🥺💞. Continuare a commentare, adoro leggervi e parlare con voi. Come sempre, spero questo capitolo vi piaccia. Buona lettura💞
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Oggi è stato un giorno che ha davvero messo alla prova la mia pazienza e la mia capacità di reprimere la mia gelosia. Sono letteralmente state ogni secondo appiccicate, sembrano avere parti del corpo connesse tanto sono rimaste attaccate. Non sono riuscita a parlare da sola con Ila nemmeno per un minuto, nonostante gli enormi sforzi, molto evidenti, dei nostri amici per provare a lasciarci sole. Ila e Gaia hanno sempre trovato modi per non separarsi e questo non ha fatto altro che ferirmi ancora di più. Come è possibile che lei abbia preferito passare tutta la sua giornata con lei piuttosto che approfittare degli assist dei nostri amici per passare del tempo con me? Questa è stata la domanda che mi ha perseguitato per tutto il giorno. Ci siamo inizialmente gettati tutti a mare non sopportando il caldo, quindi saremmo dovuti stare tutti insieme in acqua come un gruppo. Abbiamo portato la palla per iniziare a giocare, ma subito la nuova ragazza ha chiesto a Ila se volesse fare una nuotata al largo, non estendendo l'invito a noi altri, inevitabilmente segnalandoci di voler stare da sola con lei. Così loro hanno passato la maggior parte del tempo lontane da noi a ridere e scherzare da sole. Sono sicura che si siano divertite perché non ho quasi mai staccato il mio sguardo dalle due sagome, non importa quanto distanti fossero da noi. Inutile dire che i miei amici abbiamo provato a distrarmi ripetutamente, per non farmi pensare alla scena che avveniva a diversi metri da noi, ma i miei occhi erano incollati. E se anche ci fossi riuscita, il mio pensiero non si sarebbe mai allontanato da loro due. Avevo in testa solo i milioni di possibili scenari che sarebbero potuti avvenire. Futuri possibili che le vedevano insieme. Che vedevamo me distrutta ed in lacrime. Uscite dall'acqua la situazione non è per nulla migliorata. Nonostante stessimo tutti vicini, loro due sembravano possedere una loro bolla. Come ci fosse un coperchio di vetro che coprisse soltanto loro e le isolasse da noi. Ridevano. Ridevano tanto. Non riuscivo a seguire i loro discorsi, c'era solo la risata melodiosa di Ila che rimbombava nelle mie orecchie. Gaia la fa ridere. Gaia la fa ridere tanto. Gaia la fa ridere così. Io la faccio ridere così? Io la rendo così felice? La sua risata ha questo suono quando siamo insieme? Ride di ogni cosa che dico o faccio come ora fa con lei? Una miriade di paranoie inizia ad instaurarsi dentro di me quando le vedo sorridersi e poi Ila distaccare velocemente lo sguardo, quasi come avesse timore di reggere quello della sua avversaria, come se ne fosse intimorita. Ila non ha mai paura degli sguardi. Riesce sempre a sostenere ogni tipo di sfida lanciata con gli occhi. Ha uno degli sguardi più forti ed ammalianti che abbia mai visto. Ci sfidiamo spesso così e finisce sempre con i nostri volti troppo vicini per essere di semplici amiche. Il fatto che lei ora abbia deciso di rompere lo scambio di sguardi, può solo implicare che abbia paura di poterla baciare. Almeno questo è l'unico ragionamento logico che il mio cervello in quel momento era riuscito a trovare. Ora riesco ad elaborare una serie di pensieri diversi, ma solo perche sono più lucida, ma comunque nessuno di questi mi rende felice. Abbiamo passato così l'intera giornata. E ho sentito il cuore rompersi un milione di volte, non credevo fosse possibile. Eppure è successo. Ogni volta che le vedevo insieme si sgretolava. Ma ogni volta che Ila mi degnava anche solo di un piccolo sguardo e di un sorriso, il mio cuore si ricomponeva e batteva all'impazzata, come sempre quando interagiamo. Così nella stessa giornata il mio cuore è ripetutamente stato rotto e poi aggiustato dalla stessa persona, sembra impossibile eppure è quello che è successo. Pensavo che una volta tornate a casa sarebbe finito quell'inferno, ma ovviamente non è stato così. "Perché non mi dai il tuo numero, così magari organizziamo qualcosa stasera e continuano a parlare un pochino" dice Gaia ad Ila quando stavamo per entrare in macchina e tornarcene a casa. Sento il sangue ribollirmi nelle vene. Odio tutto questo. Odio che questa ragazza stia sbavando dietro la MIA Ila. Odio essere io quella che ha permesso che una cosa del genere potesse accadere. Odio non riuscire a gestire i miei sentimenti. Se solo riuscissi a mettere a tacere queste paranoie che mi bloccano. Se solo riuscissi a parlare con lei per cercare di creare di nuovo qualcosa tra noi. Se potessi passare una giornata intera soltanto con lei, sono sicura che troveremmo il modo di esprimere i nostri reali sentimenti reciproci. Ora però con l'entrata di Gaia in scena, sono terrorizzata. Ho paura che lei possa provare qualcosa per lei. Che questa ragazza bellissima possa interessarle. Ho paura di poterla perdere, definitivamente. Sono salita in macchina non riuscendo a guardare la scena che stava avvenendo davanti ai miei occhi. Ho provato a non sbattere la porta mettendo in mostra la mia eccessiva rabbia, ma non credo di esserci riuscita. Seduta ho iniziato a prendere respiri profondi, sforzandomi il più possibile di non piangere mentre vedevo, con la coda dell'occhio, la ragazza di cui ero follemente innamorata dare il proprio numero ad un'altra che ci stava palesmente provando e con cui ci ha provato per l'intera giornata. Sentivo il vomito in gola mentre un forte dolore allo stomaco mi colpiva ad ondate sempre più forti. Non ricordo quanto tempo sia stata da sola in macchina, non ricordo cosa abbiamo fatto nel tragitto o quanto ci abbiamo messo per tornare. So solo che ho passato tutto il tempo a cercare di non mostrare i miei sentimenti. Ho guardato fuori dal finestrino il bellissimo paesaggio mentre il sole tramontana e la malinconia ed il dolore si impossessavano di me, grazie alle mille paranoie che erano state sbloccate da quel semplice gesto. Ila ha subito capito che di fosse qualcosa xhe non andava ed ha provato a calmarmi poggiano la mano sulla mia gamba. Per la prima volta il suo tocco non mi ha dato conforto. Mi sentivo intrappolata al solo contatto della nostra pelle. Per la prima volta ho spostato la sua mano lontano dal mio corpo perché realmente non la volevo. Non so precisamente a cosa sia dovuta questa mia reazione. Forse odiavo sentire il calore che mi provocava quel gesto, sapendo che non sarebbe stato mai nulla più di un semplice gesto amichevole. Forse ero troppo furiosa del fatto che quella mano che ora sfiorava me per conforto, avrebbe presto potuto accarezzare la pelle di un'altra. Forse mi sentivo eccessivamente oppressa dal suo desiderio di volermi costantemente aiutare. Il pensiero che lei mi veda sempre come una persona da salvare, mi urta. Forse perché in fondo è vero. Ho bisogno di lei, ne ho sempre avuto. Sono piena di ferite e Lei sembra essere l'unica a vederle senza mie indicazioni e riuscire a guarirle quasi senza sforzo, come fosse una dote naturale, come se l'avesse sempre fatto. Lei ha aggiustato cose in me che non aveva rotto, mi ha visto a pezzi ed invece di abbandonarmi si è seduta e a raccolto ogni piccola scheggia e mi ha ricomposto quasi fossi un puzzle. Ha fatto tutto questo senza un secondo fine, semplicemente perché lei è così magnifica. Mi ha rimesso in piedi quando il peso del mio passato mi aveva costretta in ginocchio, mi ha insegnato a correre tenendomi la mano, mi ha anche lasciato andare affinché dimostrassi a me stessa che potevo continuare anche da sola. Per quando questo periodo lontane mi hanno devastato, so che sia stato anche positivo. So di poter vivere senza di lei, di poter esibirmi senza i suoi abbracci, di poter scrivere senza guardarla, certo la penso e mi ispira ma lei è la mia musa e lo sarà sempre, non posso cambiarlo. So di poter mostrare la mia parte fragile perché ci sono tantissime persone pronte a consolarmi e ridarmi forza. E lo so perché Lei ha fatto ciò di cui avevo bisogno, nonostante nemmeno io lo sapessi, nonostante le facesse male. Lei mi ha salvato. Sotto tanti punti di vista. Fa tanto per me, ha fatto tanto e farà sempre tanto. Ed odio avere bisogno di lei. Odio desiderare il suo conforto in ogni situazione. Quando le ho spostato la mano ed ho visto il dolore che questo gesto le aveva causato, avrei soltanto  voluto riprendergliela e stringerla tra le mie mani per lasciarle dei baci sul dorso. Avrei voluto mi stringesse. Avrei voluto piangere tra le sue braccia e spiegarle il motivo dietro al mio malumore. Invece non l'ho degnata di uno sguardo. Il mio orgoglio e io mio dolore, mi costringevano ad essere fredda nei suoi confronti. Ho continuano ad ignorare la conversazione e le canzoni, solo un sottofondo della miriade di pensieri che vorticavano nella mia mente. Arrivati a casa sono quasi letteralmente corsa in bagno dicendo di volermi lavare, anche se appena chiusa a chiave la porta, mi sono accasciata su di essa ed ho iniziato a piangere, non prima di aver fatto partire una playlist in modo che la musica offuscasse il suono dei miei singhiozzi che comunque provavo a strozzare. Mi sono gettata sotto l'acqua bollente sperando di poter lavare via anche i ricordi di questa giornata o i miei pensieri distruttivi oppure il mio dolore. Ma uscita dalla doccia, ho passato una mano sullo specchio offuscato dal vapore, ed ho visto la stessa Sarah che vi era entrata. La Sarah ferita, la Sarah arrabbiata con sé stessa, la Sarah piena di odio verso tutti anche se in realtà era solo per se stessa, la Sarah che ripeteva come un disco rotto tutte le scene che le facevano male, come una masochista. La Sarah che ama follemente Ila e che come una stupida l'ha lasciata andare. La Sarah che sta vedendo la sua Ila provare interesse per qualcun altro. Ho guardato il mio riflesso per un po'. Maschera colato, naso rosso, occhi pieni di lacrime, capelli bagnati e spettinati a causa dall'asciugamano usata per togliere l'acqua in eccesso, labbra gonfie a furia di morderle per reprimere i singhiozzi, gocce che solcavano il viso e non sapevo se fossero lacrime o acqua. Era un'immagine orribile. Guardando lo specchio sono giunta alla considerazione più dolorosa di sempre, è tutta colpa mia. Io l'ho spinta a questo. Lei mi ha lasciato per farmi prendere il volo, è tornata da me appena ne ha avuto l'occasione e mi ha dimostrato di amarmi ancora. Io le ho detto che avrei voluto solo amicizia. Lei ancora una volta ha messo il mio volere sul suo e mo ha dato quello che avevo chiesto. Eccomi ora a piangere perché lei fa ciò che io le ho detto di fare. Come si fa ad essere così incasinati? Come si fa a sbagliare così tanto? Io capisco perché lei trovi interesse per questa ragazza. Gaia e' bella, è simpatica, è interessante. Le ho sentite parlare di libri e di università quindi è sicuramente anche intelligente. Ma soprattutto è più semplice. Sarebbe più facile forse avere qualcosa con lei. Se non sbaglio è di Roma. Sarebbe anche più semplice vederla e stare insieme. Lei rappresenta la calma che Ila merita. Ed è in contrapposizione con il caos che io rappresento, che sono sempre stata. Non posso biasimarla se cerca un po' di quiete quando io le ho sempre e solo dato tempesta. Sono rimasta a fissarmi e riflettere per un po', fino a che non hanno bussato alla mia porta e mi hanno risvegliato dai miei pensieri. "Sarah è arrivata la pizza" mi ha detto Chiara cercando di aprire la porta. "Posso entrare?" mi ha chiesto e dal suo tono capsico immediatamente che sia preoccupata. "Ora ci raggiungo" dico stabilizzando la mia voce in modo che non si noti come stia tremando. "Sarah" mi dice e già so che sta per iniziare una delle sue solite ramanzine. "Ora arrivo Chiara" le dico in tono fermo facendole capire che non è il momento. La sento sospirare e poi allontanarsi. Mi vesto velocemente e scendo per cenare indossando il mio pigiama e lasciando i miei capelli bagnati, li asciugherò dopo cena. Arrivo a tavola e trovo tutto ad aspettarmi con grandi sorrisi ma sguardi preoccupati. Mi siedo ed apro il cartone. Appena vedo il cibo contenuto li dentro sento il mio stomaco chiudersi. Tutta la fame che avevo detto di avere quel pomeriggio completamente svanita mentre le mie paranoie urlano così tanto che ci ho messo un po' a sentire le voci delle persone attorno a me che mi stanno chiamando. "Cosa?" chiedo risvegliandomi dalla trance in cui ero caduta mentre fissavo la pizza e spostano le patatine da una parte all'altra, senza mai effettivamente ingerire nulla. "Bimba non hai fame?" mi chiede dolcemente Ila che seduta al mio fianco avvicina la sua mano alla mia ma senza prenderla, forse spaventata da un altro mio possibile rifiuto. La guardo e leggo tutta la sua preoccupazione. Mi si stringe il cuore. Odio vederla così per me. Scuoto  alloraa testa e punto il mio sguardo su mio fratello e la mia migliore amica, ma forse è stato solo peggio. Vedo mio fratello infuriato e alterna gli sguardi in cagnesco tra me e la ragazza al mio fianco non facendomi capire se sia infuriato con me perché non sto mangiando o con lei perché crede che ne sia la causa. Ila non potrebbe mai essere causa del mio digiuno. Io mangio quando sono triste solo perché non voglio che lei stia male. Trovo invece Chiara con le lacrime agli occhi, terrorizzata dall'idea che possa di nuovo entrare nella mia fase di digiuno ad intermittenza. Lei ha sempre avuto paura di questo mio rapporto con il cibo, anche se non ho mai capito perché. Non decido di non mangiare, semplicemente non ho fame. Mi passa anche a volte. Se le paranoie nella mia testa sono troppe e le loro voci sovrastano quelle dei miei pensieri positivi, entro nella mia bolla e non riesco mangiare, non riesco a fare nulla in realtà. "Bimba" mi richiama Ila portando di nuovo l'attenzione su di lei. "Non riesci a mangiare nemmeno un pezzettino?" mi chiede spostando una ciocca di capelli dietro il mio orecchio, usando questo soltanto come scusa per accarezzarmi poi la guancia. Sorrido del suo dolce gesto e vedo nei suoi occhi il desiderio di vedermi mangiare. "Oggi ci siamo stancati tanto a mare e hai detto che avevi fame. Che dici se provi a mangiare un solo pezzo? Poi se non ne vuoi più lo conserviamo per domani" mi dice con voce dolce che dolenzia imprivvisamente tutte le urla di panico nella mia mente. Le sorrido mentre inclino la testa per lasciandomi andare nella sua carezza. Lei ricambia e mi lascia un piccolo bacio sulla fronte prima di indicarmi la pizza. La guardo e lei subito ruba una patatina dal mio cartone. Istintivamente le schiaffeggio il braccio. "Non ho resistito" dice con il suo sorrisetto da stronza. "Sono mie non puoi mangiarle" le dico iniziando il nostro solito gioco. "Scusi non mi sembra di aver letto il suo nome da nessuna parte" mi dice alzando un sopracciglio in segno di sfida. "Solitamente la gente paga per avere il mio nome sugli oggetti. Se vuoi un autografo basta chiedermelo eh" le dico facendole l'occhiolino. Si morde il labbro presa alla sprovvista dalla mia risposta. Si avvicina a me lentamente e sento il mio cuore iniziare a battere allimpazzata. Mi lascia un bacio sulla guancia per poi sussurrare al mio orecchio "Vorrei tante cose da te. Devo chiederle tutte?". Ingoio il pezzo di pizza che avevo precedentemente morso e sento il mio respiro iniziare a diventare affannoso quando la guardo e la vedo con il suo sorrisetto mentre i suoi occhi sono fissi sulle mie labbra. "Sei una stronza" le dico guardandomi e continuando a mangiare. Noto solo ora di aver già quasi finito un pezzo. La sento ridere al mio fianco per poi avvicinare la sua sedia alla mia e poggiare in braccio sul mio schienale. "Posso prenderne una bimba?" mi chiede guardandomi con gli occhi dolci, sapendo l'effetto che ha su di me. Quando cazzo è stronza questa donna. Ma visto che anche io lo sono, ne prendo una e decido di imboccarla fissanod a posta il mio sguardo sulle sue labbra. Arrivato all'ultimo morso le sfioro le labbra con il dito e poi la guardo negli occhi notando come siamo leggermente dilatati. Amo l'effetto che ho si di lei. Mi fa impazzire vedere come reagisce anche alle mie minime sollecitazioni. Si passa la lingua sulle labbra, suo solito gesto che mi fa perdere la testa. Mi volto di scatto non volendo avvicinarmi eccessivamente a lei e continuo a mangiare, con la fame che sembro aver ritrovato. Vedo le coppia di fronte a me rilassarsi e sorridere nuovamente, sponda sono ancora di più a mangiare. "Grazie bimba" mi sussurra Ila all'orecchio mentre prendo il terzo pezzo di pizza. Ogni volta che mi ringrazia per queste cose sento di innamorarmi sempre di più di lei, nonostante non credo sia più possibile. Il semplice fatto che lei mi aiuti e mi ringrazi di aver accettato il suo aiuto, di aver stretto la mano che mi ha porto, di aver anche solo provato a fare ciò che mi ha suggerito, fa battere il mio cuore all'impazzata. "Grazie a te. Di tutto" le dico e prima che possa chiedermi il perché o dire che non devo ringraziarla, mi giro e continuo la conversazione con la coppetta di fronte a me. Ila porta il suo braccio sulla mia schiena e accarezza il mio fianco con la mano, approfittando della mia posizione staccata dallo schienale. Non era molto comoda, ma sentire la sua mano a contatto diretto con la mia pelle valeva la pena del mal di schiena che avrei successivamente avuto. Sorrido d'istinto mentre mi accarezza e arrossisco leggermente quando vedo lo sguardo inquisitore della mia migliore amica. Dopo cena optiamo per una serata film. "Dovresti avvisare la tua amichetta. A meno che tu non preferisca uscire con lei piuttosto che vedere un film con noi" dice mio fratello in toni aspro mentre ci posizioniamo sul divano e si becca un mio sguardo duro, non deve permettersi di parlarle così. È mio fratello e lo amo con tutta me stessa, ma non può trattarla in questo modo. Sto per intervenire inveendogli contro, ma Ila mi blocca per un braccio. "Magari le dico di vederci domani sera" dice mentre a testa bassa si dirige in cucina e mi porta con se, non prima che io incendi con lo sguardo Lore e Chiara non gli dia uno schiaffo dietro la testa. "Non volevi mangiare per colpa mia?" mi chiede appena siamo sole. Ha la testa abbassata ed è appoggiata al mobile della cucina. "Ila" le dico avvicinandomi. "Voglio la verità Sarah" mi dice facendo scontrare i nostri occhi e vedo attraverso i suoi tutto il dolore che sta provando. Il solo pensiero di farmi soffrire le fa più male di quello inferto. "Ila" le dico prendendola il viso tra le mani e fissando i nostri sguardi. Le sue braccia istintivamente si possono sulla mia schiena e mi accarezzano dolcemente da sotto la maglia. "Non avevo fame per colpa dei miei pensieri" le svelo con una facilità che solo lei mi fa avere. "Il problema sono le mie mille paranoie, non sei tu. Ila, tu sei quella che mi sprona a mangiare, sei l'unica che riesce a convincermi a farlo. So che se non mangiassi ti farei del male e io no naviglio farlo" le dico sincera e sento il mio cuore più leggero. "Farti del male è l'ultima cosa che vorrei" mi dice facendo scontrare le nostre fronti. "È inevitabile farsi del male" le dico fissandole le labbra. "Lo so" mi dice sospirando. Ci guardiamo negli occhi intensamente scambiandoci dei 'ti amo' silenziosi. Facciamo sfirorare i nostri nasi in uno dei soliti baci eschimesi che mi mancavano così tanto. Sorridiamo del gesto così familiare e restiamo così per un po'. Quando vedo i suoi occhi fissi sulle mie labbra decido di allontanarmi. Lei merita il meglio. Merita la pace. Merita la tranquillità. Se questa Gaia può darle tutto questo, io no naviglio interferire. Non posso essere il solito tornando che la spazza via, che l'avvicina e poi l'allontana facendola impazzire. Anche io la amo abbastanza da lasciarla andare, anche se tutto questo mi fa soffrire. Mi ha salvata e gliene sarò per sempre grata. Ora tocca a me fare qualcosa per lei. Devo lasciarla andare per darle la possibilità di essere felice con qualcun altro. Io so che non sarò mai felice con qualcuno come lo sono con lei, ma magari per lei non è così. Magari la tranquillità la renderà più felice del caos.

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