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Odio ammetterlo, ma senza l'aiuto di Tiffany sarei un totale disastro. Fortuna che lei ha la pazienza di spiegarmi le cose, i professori non sembrano così bravi nell'esporre gli argomenti, pertanto le lezioni che potrebbero essere delle barzellette, diventano dei massi impossibili da apprendere e studiare.

-No, mi arrendo. Non finirò mai in tempo per consegnare questa relazione!-

Do di matto a differenza sua che sembra avere il totale controllo della situazione. –Tris, devi solo esporre il tuo punto di vista come si farebbe in un incontro formale di tipo politico tra due capi di stato. È solo una simulazione.-

Quasi sclero. –Bhè, posso rifiutarmi? Mi rifiuto, non sono portata per questo!-

Qualcuno bussa alla porta e quasi spero che sia Will. Non si è fatto sentire per tutto il fine settimana, ho un sacco di cose da dirgli e chiedergli, anche riguardo il suo congedo, ma l'unica persona che mi ritrovo davanti è Theo.

E non so se navigare verso la felicità o la delusione.

-Hey!- lo abbraccio e la sensazione di benessere è tanta, sembrano essere trascorsi secoli invece sono passati solo tre giorni da quando Klaus ha fatto la sua apparizione.

Tre giorni. E a me perché sembra un'eternità?

-Vieni giù al covo? Vorrei parlarti un attimo in piena tranquillità.-

Annuisco, avverto Ty che mi allontano per un po' e quando mi volto per tornare da Theo mi sembra di sentirlo parlare. –Cosa hai detto? Non ascoltavo.-

Theo mi guarda stupito. –Io non ho detto niente-

Sarà che sento ancora la stanchezza di quei due giorni senza dormire. Sono crollata nel bel mezzo della cena quel giorno davanti al camino nella sala comune. Imbarazzante, arrossisco se solo ci penso.

Lo guardo inserire la tessera vitrea nel solito spazio richiesto una volta giunti davanti all'ascensore, mi rifiuto di farlo io, non voglio che Will abbia la sensazione di potermi controllare quando e come vuole.

Scommetto che starà impazzendo senza poter sapere dove sono e cosa faccio. Ho fatto attenzione a non utilizzarla se non c'è la necessità.

La stanza del covo, quando la raggiungiamo, è sempre la stessa se non ancora più piena di polvere. –Temo che qualsiasi cosa tu abbia da dirmi, può aspettare. Questo arredamento no.-

Gli indico la stanza, aspetto una sua risposta finchè annuisce e si arrende all'idea. –Bhè, che vuoi fare? Non è che possiamo chiamare una ditta di traslochi. –

No, ovvio che no. Daremmo nell'occhio. Ci penso su un attimo, poi realizzo che con i miei poteri posso fare più di quanto non sembri.

-Ti fidi di me?- lo guardo con degli occhi birichini sorridendo a trentadue denti, lui mette mani avanti e indietreggia. –Prego, ma non fare nulla di pazzamente pazzo e insensato.-

Sembra quasi che mi legga nella mente. Prendo un baule che mi ritrovo lì vicino –Prendi tutti i libri e gli oggetti che ci sono qui dentro e mettili qui sopra.-

Non noto neppure il suo sguardo sconvolto perché sto svuotando gli scaffali mentre la polvere mi fa tossire e, per poco, quasi non mi fa soffocare. Mi rendo conto di quanto l'idea sia pazza quando noto che di libri e cose strane qui dentro ce ne una miriade.

BAHUYA - into the eyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora