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Ho vomitato non appena ho raggiunto la mia stanza. Sangue, rivoli di sangue infiniti a riempire il water fino a rigettare l'anima. Sono stata, poi, sotto la doccia per ore a piangere ed a lavar via i simboli di questa notte infernale e, quando finalmente ho messo la testa sul cuscino nascondendomi per bene sotto il piumone, mi sono lasciata cullare dai miei sogni così lontani ed irraggiungibili, ormai.

Solitamente a colazione presto non c'è mai nessuno: i reyhal non escono dalla propria stanza prima di mezzogiorno, motivo per cui ne approfitto per mangiare in santa pace e mettermi in forza dopo la scorsa notte.

Quando finisco mi giro in tondo incontrando di tanto in tanto qualcuno che mi guarda con indifferenza. E mi va bene così, non ho proprio voglia di attirare l'attenzione di nessuno.

Sto salendo le scale, studiando corridoi, stanze e, di tanto in tanto noto delle lucette rosse agli angoli. Appunto tutto mentalmente e faccio attenzione a trascrivere tutto con precisione in alcuni appunti che tengo nascosti sotto la mattonella di marmo, quella della finestra nel mio bagno.

Una mano si posa sulla mia spalla, non ho il tempo di reagire che sono già con le spalle al muro e con due braccia ai lati della mia testa a impedirmi una fuga.

-Bene, bene. Yvonne Clavier. Klaus stravede per te. Ma, cos'hai di così speciale?-

Jackson mi è praticamente salito addosso. Mantengo il mio sguardo da dura e con le mani cerco di allontanarlo, ma è come spostare un masso di cemento. –Magari la gentilezza, qualcosa che non si vede spesso dalle vostre parti.-

Ride rumorosamente portando indietro la testa e ho un flashback di quando ci siamo incontrati sullo shuttle la prima volta. Era un ragazzo così normale. O almeno, sembrava esserlo.

-Da quanto tempo sei dei nostri...qualunque-sia-il-tuo-nome?-

Il suo sguardo è divertito. –Sai, per dimostrarti che ti sbagli, sarò gentile rispondendo alle tue domande. Mi chiamo Jackson e sono qui da quando ho scoperto di essere uno Yuyheti.-

Quasi sbianco, lui sembra accorgersene. –Ma tranquilla, non ti farò del male o dovrò vedermela con Klaus. Ci si vede in giro dolcezza. Ti tengo d'occhio.-

Si allontana da me nel momento in cui vedo Klaus scendere le scale. Quando mi volto indietro Jackson è sparito e mille pensieri si fanno strada dentro di me.

-Yvonne.-

-Klaus.- lo guardo irrigidirsi e soffermarsi sull'ultimo scalino. Mi afferra la mano con cui ieri sera ho preso il coltello: c'è una ferita poco profonda, nulla a che dividere con l'ormai cicatrice nella mia mano sinistra a seguito della simulazione al ministero. Cavoli, sembrano passati secoli da allora.

-Vieni con me.-

Lo seguo su per le scale stavolta fino al nono piano dove si trovano i suoi appartamenti. Ogni rampa di scale sembra per lui una passeggiata e ringrazio la mia forma fisica, altrimenti mi sarei fermata al secondo piano già da un pezzo.

Quando oltrepasso la soglia, Klaus chiude la porta dietro di sè e mi guida in giro per la casa con una mano dietro la schiena.

-Sei stato tu?- si volta a guardarmi curioso quando rimango poggiata contro lo stipite della porta del bagno mentre si lui si spruzza addosso il suo profumo.

BAHUYA - into the eyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora