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Non so come ci sono arrivata qui, a dirla tutta non so neppure dove io mi trovi. L'unica certezza è la mia immagine proiettata contro il vetro di questa parete in una stanza totalmente bianca a tetto alto senza alcun mobile d'arredo e, apparentemente, senza neppure una porta per accedervi. Ma so che è impossibile visto che in qualche modo io ci sono entrata.

Mi fisso al vetro accarezzando i miei capelli e non sono mai stata così felice della mia immagine prima d'ora.

Tento di legarli in una treccia, ma quando cerco un elastico in fondo al braccio non trovo che una bruciatura a metà avambraccio, una cicatrice di forma triangolare che devo essermi fatta da poco, ma solo non ricordo quando.

Mi sono svegliata stesa a terra e devono ormai essere trascorse delle ore da quando ho scatenato il putiferio fuori dalla Surenis; riavvolgo il nastro mentalmente cercando di capire come i miei occhi siano adesso di un azzurro così cristallino da ricordarmi il mare dei caraibi.

Sono seduta, ormai, in un angolo della stanza con le ginocchia al petto. Mi chiedo che cosa ci faccia qui, ma subito mi rispondo da sola che in fondo sono considerata una traditrice. Eppure, sono fiduciosa del fatto che capiranno.

L'altro lato della stanza si muove rivelando una porta nascosta, entrano due sorveglianti con delle pistole puntate su di me, ma non mi scompongo neppure di un millimetro.

Il Primo Ministro in persona fa il suo ingresso tenendo le mani dietro la schiena e facendo ben attenzione a non avvicinarsi a me.

-Siete consapevoli del fatto che se volessi farvi del male o se avessi voluto scappare l'avrei già fatto con un gesto della mano, vero? Quelle armi sono inutili.-

-Eppure l'hanno messa KO con l'elettroshock oggi. Non sono semplici pistole.-

Quindi non era uno sparo, e corrugo la fronte sfiorandomi la cicatrice che mi hanno fatto marchiandomi ancora una volta, come se la mia anima non fosse già stata lesa o marchiata abbastanza.

-Resta il fatto che potrei farvi del male se volessi, ma non sono io il nemico. E su questo temo siamo d'accordo-

L'uomo fa un ghigno, i sorveglianti non si muovono di mezzo millimetro, mi chiedo perfino se respirino.

-Su questo avrei da ridire. Per le leggi di Bahuya, lei è una traditrice. Ne ha infrante parecchie di leggi da quando è arrivata su questo pianeta, tante che saremmo tentati di rispedirla da dove proviene.-

-Non lo farete perchè vi servo.-

Non capisco, dove vuole arrivare, tuttavia. Corrugo la fronte –Esattamente di cosa mi sta accusando? Di essermi sacrificata o per aver salvato il culo a tutti?-

-Questo è da vedere.-

Qualcuno porta dentro una sedia che...è sospesa nell'aria e di colore blu. Un sorvegliante mi prende di peso buttandomi su di essa, ma cerco di divincolarmi con la forza, invano. I miei muscoli sono fuori allenamento, ormai. –So ancora camminare. Cos'è questa pagliacciata?-

-Le viene concessa la possibilità di dirci cosa è successo. Inoltre, la sedia...- sulla quale mi sono già stesa, viene collegata ad uno schermo che prima non c'era, mentre un ago mi viene infilato nel braccio. Non riesco a muovermi o a ribellarmi, sembra che questa sedia mi tenga prigioniera.

Come se fossi una delinquente.

In che casino mi sono cacciata?

Mi viene prelevato del sangue. –Di nuovo?!- stavolta contro la mia volontà.

BAHUYA - into the eyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora