CAPITOLO 2

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Stringo forte i braccioli del sedile su cui sono seduta mentre ci prepariamo all'atterraggio.

All'improvviso sento un vuoto nello stomaco, ho paura. Ho paura adesso che vedo la città sotto di noi, quella in cui vivrò. Ma scaccio subito la preoccupazione e osservo il cielo sereno, l'unica cosa compatta tra tutti i grattacieli grigi.

《Eccoci a Seattle!》
Mio fratello innarca le labbra e mi sforzo di farlo anche io. Dopo però guardo i suoi occhi verdi spenti che smentiscono il suo sorriso ed inspiro rattristata.

L'aereo si ferma sulla pista e ci alziamo assieme agli altri passeggeri.
Noto le persone entusiaste di essere qui e mi rendo conto di quanto la mia vita sia triste e vuota. Ci intrufoliamo anche noi tra la gente scendendo finalmente dal mezzo.
Mi guardo attorno e inspiro, questa sarà l'aria che respirerò da qui in avanti, questa sarà la mia città. Però non ne sono entusiasta, è semplicemente un altro modo per tentare di schivare il dolore, un altro modo per distrarmi e dimenticare.

Poi ci mettiamo in fila per recuperare i miei bagagli ed in seguito ci avventriamo nell'aeroporto.

《Come ti senti?》mi chiede Daniel ed io alzo le spalle. Ultimamente sono molto più taciturna. Mi dispiace per chi ha a che fare con me ma non posso evitarlo.

《Sei tu che hai scelto di venire qui Rebecca.》

《Lo so, infatti ne sono contenta》mento.

《Si vede.》

Appena usciamo dall'aeroporto noto già il grande traffico e la maestosità di questa città. I palazzi nei dintorni sembrano essere tutti uguali, solo cemento e vetrate.

Nel frattempo chiamiamo un taxi che ci porterà al Seattle Central Campus in cui starò.
Lì ci sono dei dormitori, se mi va bene non dovrò condividere la stanza con nessuno. Anzi lo spero vivamente perché non ho nessuna voglia di stringere nuove amicizie forzate. E poi questo per me è l'ultimo anno di liceo che inizierò tra una settimana, a fine settembre.
Dopo credo che lavorerò in un qualsiasi posto e resterò qui o magari dopo la maggiore età tornerò a Boston. Una volta avevo delle ambizioni, ora non più.

Guardo i grattacieli, i parchi e i negozi scorrere dal finestrino, in fondo è una bella città.

《Scusi, quanto dista da qui il Seattle Central Campus?》chiede Daniel all'autista.

《Pochi chilometri, circa venti minuti contando il traffico.》

Il tragitto è silenzioso e rischiamo di schiantarci contro una macchina che non ci da' la precedenza. Usciamo un po' da Seattle e prendiamo una strada che ci porta in periferia, in collina. Da qui c'è una bella panoramica sulla città. Su questo altopiano i grattacieli sono piccolissimi, il traffico pare essere una scia che scorre sulle strade, l'oceano che riflette il sole.
Dal finestrino noto che ci stiamo avvicinando ad un grande edificio con un ampio cortile. Scorgo dei ragazzi della mia età o più piccoli passeggiarvi, ma la mia vista è interrotta dalla siepe.

《Eccoci, questo è il campus》ci comunica il taxista confermando ciò che avevo supposto.

《Si fermi pure, quanto le devo?》 Daniel prende il portafogli ed io mi distraggo guardando dei ragazzi con lo skate che vorrebbero fare colpo su un gruppetto di belle ragazze. Una ha i capelli mori e sembra essere la leader del gruppo mentre le altre sono bionde o castane. Hanno dei vestiti aderenti e sono troppo truccate, una bella differenza confronto a me. Io beh, mi vesto abbastanza alla moda ma non ho più voglia di truccarmi o di essere femminile. Ormai non ci tengo più al mio corpo e non ho voglia di cambiare.

Scendiamo dal taxi e, prendendo le valigie, mi sento subito gli occhi addosso dei ragazzi. Ma non mi interessa proprio degli altri, non mi interessa di me stessa figuriamoci della opinione altrui.

BURN (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora