CAPITOLO 18

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Questa notte ho ripensato alla mia vecchia vita a Boston, ho pianto. Mi rendo conto che il dolore è sempre in agguato e che mi soffoca, mi rende prigioniera. Sono passati solo quattro mesi, è troppo presto per stare bene.

Stanotte sono stata davvero male, avevo la vista appannata dalle lacrime e il batticuore ma poi sono riuscita a trovare conforto immaginando un paio di occhi verdi. I miei pensieri si sono spostati su questo misterioso Jonathan e sullo strano effetto che mi fa.
Però mi sentivo a mio agio anche a pensare a Mike.
Non ero mai riuscita a trovare conforto nel mio dolore, a distrarmi.

Mentre le lacrime mi rigavano il viso io sorridevo ripensando alle dolci parole del mio amico.
Ho capito che sta succedendo qualcosa dentro di me ma ho paura di scoprirlo.

《Rebecca non sai che festa ti sei persa ieri》mi distrae Sandy.

《Sinceramente non me ne pento, ero stanca e oggi è lunedì.》
Sono rientrata alle nove, peggio di una sessantenne vedova lo so però io effettivamente mi sento così.

《Oh cazzo. Cazzo non ci credo!》

《Cosa c'è Sandy?》domando un po' spaventata.

《Oggi c'è il compito di algebra e io me ne ero completamente dimenticata!》urla mentre entriamo nella veranda.

《Dovresti iniziare a pensare più alla scuola come faccio io invece che rientrare alle due》la punzecchio.

《Come scusa? Senti Rebecca è stata una dimenticanza e poi...》
Il mio respiro si blocca e smetto di ascoltare le parole stupide della mia compagna.
Sento pulsare dentro il mio petto e vengo all'improvviso colta da un'ondata di calore che mi arriva fino alle dita dei piedi nell'esatto istante in cui incontro gli occhi verdi di Jonathan. Sposto lo sguardo sulle sue labbra carnose e sulla sua capigliatura mossa, mi blocco e rimango incantata.

Le voci attorno a me paiono boati e mi sento arrossire.

《Rebecca?》
Sandy mi riporta alla realtà, sospiro e distolgo lo sguardo prima di sedermi al tavolo con i miei amici.
Saluto a malapena i ragazzi e non mi accorgo nemmeno della presenza di Margaret che di solito mi infastidisce. Sono concentrata a ricordare quello sguardo fugace e sicuro, mi sento in soggezione. Mi chiedo come non avevo fatto la volta scorsa a rimanere colpita da questo ragazzo, sarà stato per il modo in cui mi aveva trattata.

Ma che cazzo mi sta succedendo? "Cazzo Rebecca smettila" ripeto a me stessa chiudendo gli occhi.

《Qualcosa non va, Rebecca?》

《No, non preoccuparti troppo Margaret.》
Oggi sono particolarmente irritabile e vulnerabile visto che ho anche un certo problema mensile riguardante ogni donna.

《Secondo me c'è di mezzo un ragazzo》continua a infastidirmi.

《Non ho niente, e vedi di stare zitta》ribatto.

《Ragazze calme》interviene Christian distraendo la sua fidanzatina.
Dopo la colazione ci alziamo e dedico un secondo ad osservare ancora i movimenti attenti di Jonathan dietro al bancone.
Sarà meglio uscire di qua il prima possibile.

Le noiosissime lezioni iniziano e alla terza ora incontro Mike in corridoio.

《Pranza con me alla veranda, ti presenterò Jonathan》le sue labbra increspano un sorriso.
Perfetto.

《Ehm no, mangio qui in mensa grazie.》

《Ma è solo per oggi, lo conoscerai ti prego》mi supplica con i suoi occhi azzurri appoggiandosi ad un armadietto ed io cedo.

Alla quarta ora vengo interrogata di storia e sono soddisfatta del risultato, anche la prof si complimenta con me.
Poi a pranzo non do' nessuna spiegazione a Sandy e mi dirigo verso la veranda.
Il sole è caldo però qualche nuvola minaccia di coprirlo.
Quando arrivo Mike sfoggia un sorriso e apre la porta.
Prima di entrare inspiro, sarà un lungo pranzo.
Tengo lo sguardo fisso sul pavimento e mi infilo in un tavolo aspettando che Mike saluti suo fratello.

《Rebecca che fai, vieni a salutarlo》mi rimprovera raggiungendomi e capisco che non posso più evitare l'inevitabile.
Cammino lentamente a testa bassa e quando alzo lo sguardo ormai vicina al bancone distinguo un ghigno sul volto di Jonathan.

《Rebecca ecco mio fratello, Jonathan lei è Rebecca, una mia amica》ci presenta Mike.
Alzo lo sguardo sul volto dell'altro che non sembra essere per nulla imbarazzato.

《Ciao Rebecca》ridacchia ed io gli sorrido.

《Tranquillo fratello lei sa tutto.》

《Non me ne preoccupo Mike》sorride l'altro.

《È quella ragazza che hai visto alla festa ieri.》
Mi ha vista alla festa? Ecco come faceva a saperlo.

《Sì lo immaginavo.》

《Allora ehm noi ci serviamo.》

Afferro un panino e poi mi precipito al tavolo, sono imbarazzata. Insomma lui ha fatto finta di non conoscermi ed io anche però mi aspettavo che dicesse qualcosa di più. Non lo so neanche io cosa mi aspettavo, sarà meglio non pensarci.
Oggi alla fine ero contenta di rivederlo, cioè non potevo fare a meno di rivedere il suo bellissimo viso che mi fa mozzare il fiato. Credo che sia il ragazzo più esteticamente stupendo che io abbia mai visto. Il suo viso è pericoloso, è roba che fa tremare le mani e che fa scatenare una tempesta dentro al petto.

《Come ti sembra?》chiede a bassa voce Mike.
Cafone.

《Sembra simpatico》sorrido falsamente e poi per il resto del pranzo non ne parliamo più.
Continuo a sentirmi lo sguardo di Jonathan addosso e mi sento arrossire ogni volta che lo guardo.
Non mi piace caratterialmente, però c'è qualcosa di misterioso in lui che mi attira.

《Grazie per avermi offerto il pranzo》sorrido al mio amico uscendo dal bar.

《Nulla, ti va di fare qualcosa di divertente? Non lo so, prenderci il sole, giocare a basket...》

《Mi piacerebbe Mike ma voglio stare un po' da sola, insomma prendermi un po' di tempo per me》sorrido.

《Certo hai ragione...allora a domani Rebecca.》

Lo saluto con un gesto della mano e poi inzio a passeggiare per il campus da sola, a testa bassa continuando a pensare a tutti i miei problemi.

Mi manca la mia vecchia felicità, Daniel, Marta e la nonna. Mi mancano i miei e vorrei con tutta me stessa rivederli ancora una volta. Mi sento così vuota da quando sono morti, anche in questa stupida città mi sento vuota.
Guardo Seattle alzando la testa e penso che in fondo è solo un territorio calpestato da grattacieli e persone. Nulla che io non abbia già visto a Boston.
Mi stupisco di come tutti possano trovarla speciale.

《Rebecca, giusto?》
Credo di aver capito di chi è questa voce profonda e mi giro a fatica.

《Sì esatto, Jonathan.》

Me
Scusatemi tanto l'assenza ma in questi giorni non ero dell'umore di scrivere...comunque wow siamo quasi a 10k (cosa?!)

È mezzanotte e si da il caso che la sottoscritta è un individuo pigro così dedicherò domani il capitolo a qualcuno di voi:)♡
Sorry.

Grazie per tutto, vi prometto che aggiorno presto♡

BURN (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora