CAPITOLO 3

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Il soffitto è bianco, bianco e freddo come quello dell'ospedale in cui ho trascorso quella notte. Alla fine non avevo niente, solo una crisi di panico. Ricordo le voci che parevano boati, i movimenti delle persone rallentati e il rumore forte del battito del mio cuore.

Quando mi ripresi ero su quel letto, in quella stanza così triste e fissavo il soffitto. Le palpebre erano pesanti, gli occhi mi si chiudevano mentre cercavo di realizzare quello che era successo poco prima. In testa sentivo la voce dei miei che subito richiamava le fiamme. Accanto a me c'era Marta, mi teneva la mano e stava in silenzio, c'erano i suoi genitori e le infermiere. Ma io mi sentivo sola, mi sentivo persa.

《Dài entra》sussurra una voce femminile nello stesso momento in cui si apre la porta. Sussulto e mi giro di scatto vedendo un ragazzo ed una ragazza spaventati quanto me, come se avessimo tutti visto un fantasma.

《Chi sei!? Che spavento》sospira la ragazza castana guardandomi malissimo.
Mi tiro a sedere sul letto:《Io sono Rebecca, sono...》

《Dai vai via o ci vedranno, scusami》la ragazza spinge fuori il ragazzo chiudendogli la porta in faccia.

《Chi sei?》mi chiede di nuovo.

《La tua compagna di stanza》indico la camera. Spalanca gli occhi marroni e assume un'espressione irritata.

《Non saresti dovuta arrivare domani!?》gesticola innarcando le sopracciglia. Non credo che la nostra convivenza sarà molto pacifica vista la nostra presentazione.
Io scuoto la testa e lei sbuffa scocciata. È una ragazza abbastanza carina e più bassa di me, indossa un vestito floreale e i capelli lisci le arrivano fino ai gomiti. Ma sembra antipatica.

《Tutte a me succedono!》la ragazza senza nome inizia a camminare avanti e indietro.

《Dovevi proprio arrivare adesso! Ma io dico, per una volta che...》non continua la frase e sbuffa di nuovo.

《Non credevo che si potessero portare i ragazzi nel dormitorio femminile》dico punzecchiandola.

Lei mi fulmina con lo sguardo:《Fatti gli affari tuoi, che palle!》
Non continuo la discussione, mi sembra già abbastanza alterata.
Ecco, giustamente doveva capitarmi una compagna di stanza scorbutica.

《Senti, non dirlo a nessuno e impara a pensare per te se vogliamo andare d'accordo. Ma ora ho altri problemi quindi non posso pensare anche a te》mi punta il dito contro ed io sollevo le sopracciglia pronta a ribattere.
Come si permette? Che presuntuosa.

《Va bene ma stai calma!》
Lei mi ignora ed esce dalla stanza sbattendo la porta. Ho già il nervoso, perfetto!

Dovrò trascorrere la mia prima sera al campus da sola in stanza senza niente da mangiare perché la mia cara coinquilina ha deciso di andarsene.
Guardo dalla finestra il sole tramontare mentre la luce rosastra della sera trasforma l'atmosfera del campus. Il prato è quasi deserto e non conosco il posto quindi non so dove andare per cenare.
Mi rassegno e ascolto un po' di musica. Le note della canzone Hall of fame mi fanno pensare alla mia vita a Boston e mi manca terribilmente la mia migliore amica.
Stringo il braccialetto che mi aveva regalato qualche mese fa, eravamo molto unite. Lei è raggiante e porta un po' di allegria nella mia vita spenta. Ma ora ho perso anche lei, sicuramente mi verrà a trovare ma si farà altri amici. Eravamo una forza, ci conosciamo da tanto, le risate più belle le ho fatte con lei e nei momenti più dolorosi c'era lei a stringermi la mano. Fa male pensare che noi eravamo qualcosa e per colpa mia adesso quel qualcosa svanirà.
Mi manca anche la mia nonna ma di lei si occuperà Daniel.

Dieci minuti dopo la porta si riapre ed entra la mia adorata compagna di stanza. I nostri sguardi si incrociano e subito lei lo abbassa ma sorride leggermente. Tiene in mano due sacchetti e si siede sul letto di fronte al mio.

《Scusami per prima è che...la mia vita è un susseguirsi di sfortune ed episodi imbarazzanti. Cioè, la mia vita è una commedia, io stessa sono sbadata e per una volta che con Mike andava tutto bene ti ritrovo in camera. Mi sono un po' arrabbiata ma io non sono così, anzi, sono troppo brava con tutti, buffa, chiacchierona, ansiosa e...》smetto di ascoltarla. Ma quanto parla?! L'espressione imbarazzata e comica del suo viso mi strappa una piccola risatina e mi stupisco di aver riso.

《Okay tranquilla》la fermo.

《Ho portato la cena! Devi sapere che qui al campus c'è la mensa, ovviamente, e anche un bar che vende panini e pizze quindi ne ho presi un po'》alza le spalle e sorride. Mi sta già più simpatica di prima, sembra un'altra ragazza.

《Okay, mi stavo preoccupando》le dico.
Mi porge un sacchetto e aprendolo afferro un panino al prosciutto.

《Io sono Sandy》mi porge la mano e gliela stringo.

《Rebecca》dico.
Comincio ad addentare il panino.

《Quanti anni hai?》mi chiede.

《Diciasette, tu?》

《Diciotto》risponde con la bocca piena.

《E così sei nuova...vedrai, ti piacerà questo posto. Le aule sono nell'altra ala della struttura e per ogni corso devi spostarti di classe. Ci sono gli armadietti, ovviamente, la palestra, un campo da basket e altre cose che ti farò vedere domani. È enorme questo campus e permette a noi ragazzi di avere una vita all'infuori della scuola》fa le spallucce ed annuisco. Parla decisamente troppo ma è una ragazza carina.

《Da dove vieni?》
A quella domanda mi si blocca il respiro perché mi fa ricordare il motivo per cui sono qui. Alzo le spalle e lei mi guarda storto.

《Un giorno me lo dirai. Io comunque sono di Seattle.》
Continuamo a parlare del più e del meno, ma dopo un po' sono stufa di sentirla.

Il sole è scomparso e sta calando la notte. D'un tratto qualcuno bussa alla porta, è una ragazza timida dai capelli neri. È molto carina, la sua pelle è bianca come il gesso ed indossa una tuta sportiva.

《Ciao Emily, entra.》

《Ciao Sandy, hai compagnia?》mi guarda.
L'altra sorride e le spiega che sono la sua nuova compagna di stanza.
Ci presentiamo dopodiché entra anche Emily nella camera.

《Volevo solo chiederti se puoi ridarmi la gonna nera, sai domani sera esco con Jonh》dice la ragazza e le brillano gli occhi verdi.
Quasi devo tapparmi le orecchie per le urla entusiaste di Sandy.

《Era ora, lo sapevo io che doveva succedere qualcosa tra di voi》batte le mani e si abbracciano.
Io sbuffo per tutte queste moine e dopo due minuti Emily esce dalla stanza.
La mia coinquilina mi racconta tutto della sua amica e di come si sono conosciute. Povera me! Vorrei solo un po' di silenzio, vorrei Marta qui con me. Credo che domani la chiamerò.

《Dopo le undici nessuna può uscire dalla stanza perché la sorvegliante passa a controllarci》mi informa Sandy e così ne approfitto per andare in bagno.
Per fortuna non c'è nessuno. Mi guardo allo specchio. I miei occhi azzurri non sorridono, come al solito d'altronde, e in più noto che dovrei rifarmi la tinta.
Senza motivo una lacrima scende dal mio viso e comincio a piangere. Mi stupisco perché mi ritrovo qui, con il viso bagnato di lacrime senza nemmeno una motivazione valida. Dicono che quando ci si ritrova così è perché si ha sofferto tanto. Il dolore mi avvolge di nuovo e non mi lascia respirare. È orribile, mi sento come imprigionata dai ricordi, dal passato che voglio scordare. Posso andare via da Boston ma la mia vita sarà infelice comunque. Ed ora sono anche sola.

Spazio autrice:
Ciao💘
Finalmente ecco il terzo capitolo, spero che vi sia piaciuto. Lasciate una stellina ★ o ve la vedrete con me😆*Risata malefica*, e se volete anche un commentino.
Grazie ancora per le vostre visualizzazioni❤
Kiss
Sara

BURN (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora