CAPITOLO 75

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In chiesa il prete parla, recita preghiere ma io non presto attenzione a nessuno. Ho come le orecchie tappate, non riesco a decifrare le parole, non voglio.

L'atmosfera è troppo pesante, mi sento schiacciare, mi sento cadere. Le ginocchia tremano e con mani incerte giocherello con il mio vestito.
Sono così vuota.

Non piangere, non piangere.

Tengo lo sguardo fisso a terra, ho paura di tutti tranne che di mio fratello seduto accanto a me. Condivide il mio stesso dolore ma lui è più forte, i suoi occhi blu non sono ancora spenti del tutto. Riesce a sopportare tutto ciò, prova a reggere perfino me e il disastro che sono.

Non piangere, andrà tutto bene te lo prometto, te lo prometto, te lo prometto.

Non faccio che ripetermi le stesse cose per tentare di bloccare le lacrime, odio mostrare il mio dolore in pubblico perché è un sentimento privato secondo me.
Non riesco ad alzare lo sguardo sull'altare. Sono così spezzata, così assalita dai ricordi mentre le mie paure si stanno avverando.

Le fiamme.

《No》sussurro tra me e me. Non devo pensarci, non ora.
L'umidità della chiesa mi filtra nelle ossa, mi causa altri brividi.
È un incubo tutto questo.

Non sollevo il capo durante tutta la messa ma sono orgogliosa di me perché non ho ancora pianto.
Quando questa logorante cerimonia termina tutti si accingono ad incamminarsi verso il cimitero per assistere alla sepoltura.

Il cuore mi batte più forte e rimango attaccata a Daniel. Usciamo dalla chiesa e davanti a noi la folla ci osserva dispiaciuta.
Non trovo più Marta e Jonathan quindi resto stretta a mio fratello.
Appoggiandomi al suo braccio, annuso il suo profumo, guardo il suo bel volto triste. Non ce lo meritiamo.

Inoltre il vento freddo mi picchia il volto mentre mi stringo nel cappotto.
Seguiamo poi la bara di mia nonna e il parroco, in silenzio, fino ad arrivare nel retro della chiesa dove si situa il cimitero.

Mi si stringe il cuore così afferro forte la mano di Daniel. Per un attimo il suo sguardo si posa su di me e mi sorride.
Gli voglio davvero bene.

La gente dietro di noi sussurra, ci osserva mentre ci avviciniamo, seguendo il prete, ad una fossa già scavata.
Non sta succedendo veramente.

Cazzo. Vicino, ci sono le urne dei miei genitori. All'istante sussulto e non mi sforzo più di trattenere le lacrime.

《No Daniel, io non ce la faccio》singhiozzo. Il dolore mi soffoca, non riesco a respirare, mi guardo attorno disorientata.

《Tu ce la fai.》

Aiuto. I quattro uomini che reggevano la bara si fermano davanti alla fossa, a pochi metri da noi due.
Mio fratello aumenta la stretta della mia mano. Ormai sto piangendo a dirotto, è la prima volta che metto piede qua dentro perché non avevo partecipato nemmeno al funerale dei miei.
Perciò ora tutto questo è troppo, troppi ricordi.

Ci posizioniamo attorno alla buca seguiti da tutti gli altri. Il vento spazza via le nuvole, vorrei spazzasse via anche me.
Mi sento svenire, sudo, tremo.

《Rebecca!》
Emerge poi Jonathan dalla folla che mi corre incontro.
Menomale, è arrivato a salvarmi.
Io lo abbraccio, lui mi stringe fortissimo.

《Mi sento male》biascico debole.

《Vuoi andartene?》
Io lo guardo negli occhi, è spaventato per me.

《No》affermo con un coraggio che non credevo di possedere.
Così senza dire più una parola mi appoggio a lui, che mi sorregge .
Però la presenza del mio ragazzo non serve a colmare il mio grande dolore.

Piango, piango, piango. Poi non distinguo più i volti nitidamente.
In questo istante, tra la tomba di mia nonna e le urne dei miei, vorrei ci fossi anch'io. Vorrei morire, giuro.
Anzi sto già morendo, non mi reggo in piedi, il petto è come stretto, soffoco. E dentro dio, sono devastata.

Cerco di resistere nonostante tutto, ma sto crollando dalla sofferenza. Poi arriva il momento in cui iniziano a calare la bara nella fossa.

《No v-vi prego》balbetto con un filo di voce e la gola che brucia.
Non sono pronta a dirle addio, a lasciarla andare. Il mio fragile cuore pulsa forte, fremo più forte di prima. Ormai non sono più in me stessa, ho i pensieri annebbiati.
Avverto solo una forte pressione nel petto che mi impedisce di respirare e più in basso viene calata la bara, più mi vengono le convulsioni.

Nel frattempo Jonathan mi stringe a sé e Daniel piange con me. La parte peggiore del dolore sono i ricordi. I ricordi di quando eravamo insieme e felici. E poi il senso di colpa di non averla salutata prima che morisse, o di non aver partecipato al funerale dei miei genitori.

《Stai calma》mi dice Jonathan quando iniziano a ricoprire mia nonna di terra. Non ci posso credere che lei sia veramente lì sotto, che ci stanno dividendo.
Io rimango in piedi e mi concentro sul fatto che devo resistere. Cazzo se fa male, è così difficile assistere a questa scena.

La gente attorno piange, mi stringe le braccia per darmi forza, come se credessero di potermi aiutare così facendo. Vorrei solo urlare e poi scomparire. Per fortuna però qui con me c'è il mio ragazzo.
Tutti poi buttano un mucchietto di terra sulla bara, alcuni lanciano dei fiori. È uno spettacolo doloroso, banale.

《Rebecca, tocca a te》blatera Daniel, anch'esso in lacrime.
Prendo un respiro mentre una fitta mi colpisce lo stomaco, come un pugno. Non ci riesco.

Annuisco e mi avvicino alla montagnetta di terra. È l'ultimo saluto, l'ultima volta.
Mi si blocca il fiato a questo pensiero, intanto il vento mi sferza nei capelli.
Devo dirle addio.
Così prendo un pugnetto di terra avvicinandomi alla buca.
Dopodiché piego le gambe piangendo, tutti mi fissano. Stringo il pugno come se il terriccio che ho in mano possa essere un contatto con lei. Infine svuoto la mente e lascio cadere il mucchietto sulla bara.

《Ti voglio bene nonna.》

Cari lettori,
Innanzitutto ringrazio proprio voi, proprio tu che stai leggendo. Grazie perché nonostante i miei lunghi tempi nell'aggiornare la storia, sei  ancora qui. Mi dispiace tantissimo di aggiornare poco spesso ma vi prometto che questi ultimi capitoli li scriverò in pochi giorni.

Un enorme grazie💗

BURN (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora