CAPITOLO 62

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Chiamo il suo nome ma non ricevo alcuna risposta.
Passo dopo passo cammino lungo il corridoio bianco che ha diverse porte e busso ad ognuna.

《Jonathan?》
E se non fosse più qui?
Faccio scorrere i polpastrelli contro la parete chiara mentre a testa bassa fisso le piastrelle.
Deglutisco. Ho l'ansia ogni secondo che trascorro qui dentro.
D'un tratto mi blocco vedendo una porta bianca semi aperta.

《Jon?》mi trema la voce.
Con cautela la spingo e sento un mugolio.
Oh no.

Degli sprazzi dell'incendio mi scorrono nella mente. Gli occhi di Marta, le grida, il fuoco.
Basta!

《Amore》sussurro precipitandomi nell'angolo della camera da letto dov'è rannicchiato il mio ragazzo. Stringe le gambe al petto tenendo le mani conserte sulle ginocchia ed il capo chino.
Lui non sembra sentirmi. Così mi inginocchio accanto al suo corpo spaventata ed urto una bottiglia di birra. Sembra un bambino indifeso.

《Hey!》
Appoggio un braccio sulla sua spalla ed a questo punto esce un lamento dalla sua bocca.

《Guardami.》
Lui rimane immobile.
Che cosa succede?
Mi tremano le mani.
Poi appoggio le dita sul suo capo, tocco i suoi capelli e gli sollevo la testa.
Ha le guance completamente umide di pianto e gli occhi innondati dalle lacrime. Più di tutto di tutto mi colpisce il suo sguardo, mi ferisce. È vuoto ma allo stesso tempo distrutto.

《Jonathan》ripeto.
Egli schiude le labbra rosse ma poi si tappa la bocca con una mano per ammutolire i singhiozzi.
Terrorizzata lo stringo a me accarezzandogli i capelli. Tremiamo entrambi, io per la paura  e lui per qualcosa di più grave.
Assorbo tutta la sua ansia che si mischia alla mia mentre guardo un punto fisso nella stanza.

《Cazzo!》si stacca da me.
Deglutisco.

Jonathan si strattona i capelli facendomi indietreggiare.

《Lo sapevo, l'ho sempre saputo!》

《Cosa? Che cosa hai saputo?》

《Non parlarmi ti prego.》
Rabbrividisco per il suo tono di voce completamente furioso ed anche ubriaco.
Il mio corpo è percorso da fremiti mentre la mia parte più vulnerabile viene messa alla prova.

Il ragazzo accanto a me scatta in piedi iniziando a gironzolare per la camera da letto con il capo chino.

《Vuoi sapere che succede? 》

《Sì Jonathan.》
Lui si blocca e mi fissa con lo sguardo più sofferente che io abbia mai visto. Una fitta mi colpisce lo stomaco. Le grida, le fiamme, i pompieri.

《Non so come spiegarlo, non c'è niente di complicato da dire, ma è difficile...》
La paura cresce in me.

《Tu...tu provaci.》
Io rimango raggomitolata sul pavimento aspettando la sua spiegazione.
Jonathan invece si siede sul letto e la luce filtrata dalle tende gli illumina il viso.

《Ho trovato delle lettere, delle foto, dei documenti dei miei genitori e...miei...》
Viene poi interrotto dai singhiozzi. Con cautela e timore mi alzo e mi posiziono sul letto accanto a lui prendendogli la mano calda. Questo contatto mi da' sicurezza.

《Rebecca...sono stato adottato quando avevo due anni cazzo! L'ho scoperto oggi, tutta la mia vita è una merda, è stata una enorme menzogna!》
Sento per un attimo la rabbia ed il dolore che prova lui in questo momento.

《Cosa?》sussurro incredula.

《Ti rendi conto? Come hanno potuto nascondermelo?!》
Me lo chiedo anche io ed immagino il suo schock.

《Oddio Jonathan.》
Avvolgo le braccia attorno a lui lasciando che si sfoghi. Mi trema il labbro inferiore, sto per piangere.
I suoi singhiozzi mi feriscono, uno dopo l'altro paiono essere una pugnalata al cuore per me.

《Io...ho bisogno di te》farfuglia con la voce strozzata. Mi commuovo all' istante.

《Ma certo amore mio, ma certo che ci sarò. Io sono qui con te.》

Abbassando lo sguardo noto delle pagine e delle fotografie sparse per terra. Dev'essere stato orribile per lui scoprirlo.

《Come lo hai scoperto?》

《Te l'ho detto! Ho trovato delle cose...》

《Okay va bene così》mormoro sui suoi capelli scompigliati.
Jonathan solleva la testa e mi guarda.

《In fondo io lo avevo sempre saputo, non mi ero mai sentito amato quanto Mike da questa famiglia, ero un peso per quell'uomo che ho chiamato padre. Avrei dovuto capirlo!》

《No, non è vero, tu non potevi saperlo. Tu non hai sbagliato niente.》

《Fanculo!》

《Mi...mi dispiace tanto.》

《Anche a me.》

《Però loro ti hanno comunque amato, ti hanno cresciuto come un figlio》balbetto.

《Piantala! Cazzate, cazzate Rebecca. Tu non sai...》
Mi pento di ciò che ho appena detto.

《Scusa, sono stata stupida.》

《La mia vita che senso ha? Nessuno》ride Jonathan isterico.

《Non è vero non dirlo!》
Le sue guance sono rosse quanto la sua felpa.

《Sai che c'è? In fondo non siamo mai stati una famiglia...ma ho mille domande sul mio passato! È un tormento》tiene le mani in grembo.
Le lacrime gli colano perfino dal mento.
È orribile vederlo così e non sapere che cosa fare, lui non deve crollare. Ho paura.

《Sono incazzato e ferito!》

《Hai ragione ad esserlo.》

Cala il silenzio dopo quest'ultima affermazione. Non so che cosa dire ma sinceramente non serve dire nulla.

《Sai Rebecca, sei tu ciò di cui ho bisogno. Voglio andarmene via da qui, con te, voglio stare assieme a te.》

《Io te lo prometto》gli sorrido timidamente. Poi lo abbraccio accarezzandogli la morbida guancia. Cammuffo un sospiro in un colpo di tosse mentre gli asciugo le lacrime con il mio golf. Studio le sue ciglia lunghe bagnate ed abbasso lo sguardo. Non è giusto.

D'improvviso udiamo il rumore delle chiavi conficcate nella serratura.

《È arrivata mia madre》sussulta Jonathan.

Hey♥
Questo capitolo è abbastanza "forte" o forse è meglio dire che è un colpo di scena.
Spero che vi sia piaciuto.
Volevo ringraziare tutte voi per le 37K letture, davvero grazie non sapete quanto valgono per me i vostri commenti o i vostri consigli. Dal primo all'ultimo♡

Ciao;)

BURN (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora