《Tu vuoi davvero che io mi butti nell'oceano?》chiedo.
《No, sei tu a volerlo anche se non lo ammetti》dice serio.
《Anche se volessi, io non potrei comunque.》
《Puoi fare ogni cosa》sussurra sul mio collo e rabbrividisco.
I miei ormoni stanno sballando."Concentrati" penso tra me e me.
《Non posso tuffarmi nuda, e non ho un cambio》dico arrossendo.
Jonathan scoppia a ridere.
《Cosa c'è?!》
《Anche se l' idea mi intriga, non devi spogliarti, basta che rimani in intimo》sorride malizioso mostrando le due fossette.
《Che stupido, l'acqua è fredda inoltre.》
《Dai Rebecca Anderson, vivi un po'! Buttati...tu puoi fare tutto quello che vuoi e non sentirti in colpa. Fallo e basta》alza la voce sorridendo e sgrandando gli occhi.
Sono combattuta ma sempre più convinta a farlo, come vorrei buttarmi. Forse Jonathan ha ragione, devo vivere un po'.《Coraggio!》
《E va bene》sorrido.
Mi alzo in piedi ed inizio a sfilarmi i pantaloni.《E tu, girati》gli dico minacciosa facendolo ridere.
Rimango in intimo nero ringraziandomi di non aver indossato le mutande con i cuoricini e tremo per il freddo.
《Non sei male.》
A questa frase arrossisco e cerco di coprirmi, lui si alza accanto a me e mi sorride.《Ora vai.》
Vedo sincerità nei suoi occhi e nelle pupille dilatate.《Prima che ti inizi ad osservare troppo e...》
Spalanco la bocca e gli tiro uno schiaffo.《Scusa, ora voltati e guarda l'acqua, chiama solo te...vai Rebecca》mi incita Jonathan.
Non me lo faccio ripetere e muovo il primo piede in avanti, mi sento sempre più leggera e spensierata mano a mano che mi avvicino alla riva.Nessuno esiste ora, soltanto io. Respiro profondamente, mi sembra un'esperienza così nuova.
Il petto mi esplode di gioia e sento le farfalle nello stomaco.Entro in acqua e subito mi blocco a causa della temperatura ma poi proseguo. Passo dopo passo mi svuoto sempre di più dei problemi, mi scrollo tutto lo stress di dosso, dimentico chi sono.
Mi immergo completamente nell'acqua fredda e chiudendo gli occhi mi sento in pace, libera.Attorno a me solo il brusio del vento.
Mi distendo a pancia in su e immergo le orecchie nel mare, sono ovattata, ogni pensiero è offuscato. Ora c'è silenzio, soltanto un bellissimo silenzio.
Sono così leggera, abbandonata a me stessa.Agito le braccia e le gambe spingendomi sempre più in là. Sento ogni cellula del mio corpo bruciare dall'euforia, ne voglio sempre di più. Sono finalmente, interamente libera.
Da troppo tempo non provavo più questa stupenda sensazione di benessere.Ammiro l'azzurro intenso del cielo e ricevo degli schizzi sulle parti del corpo fuori dall'acqua mentre mi muovo, sempre più leggera, sempre più veloce.
Udisco il ripetitivo e dolce suono delle minuscole onde causate dal contatto tra l'acqua e il mio corpo. L'unica cosa che posso vedere è il colore rilassante ed intenso del cielo, mano a mano che lo fisso diventa sempre più grande, sempre più infinito e profondo.Le mie gambe continuano a danzare veloci assieme alle mie braccia in movimenti ripetitivi, voglio andare sempre più in là, non vorrei mai tornare indietro.
Serro le palpebre e mi lascio andare, mi lascio trasportare dal mare inspirando il buonissimo odore della salsedine.
Tutto tace, tutto attorno a me è quiete come se io e l'acqua d'un tratto fossimo diventate una cosa sola.Nel silenzio ascolto le mie urla interiori, ascolto la mia anima e il dolore che si placa sempre di più fino a svanire.
Rimango ancora un po' in questo stato, così lontana dalla vita.Poi apro gli occhi e guardo in direzione della spiaggia ormai lontanissima. Ho nuotato molto anche se a me è sembrato poco.
Da qui la città è più piccola ma non nasconde il suo fascino e la sua maestosità.Sposto lo sguardo sulla riva scorgendo una sagoma che si agita, mi sembra di riconoscere Jonathan e capisco che purtroppo è ora di tornare.
Mi godo ancora questa nuotata, il brusio delle onde e il vento che mi causa dei piccoli brividi piacevoli.
Quando arrivo sulla spiaggia tremo dal freddo e Jonathan mi corre in contro porgendomi il suo giubbotto.《Ma sei pazza?! Volevi per caso arrivare in Africa? Non ti vedevo più》mi rimprovera mentre mi stringo nella giacca.
Io realizzo quello che ho appena fatto e scoppio a ridere.《E adesso perché ridi?》mi chiede disorientato.
Continuo a ridere di gusto e poi anche lui scoppia a ridere assieme a me. Sembriamo due matti.Ci sediamo per terra aspettando che io mi asciughi un po', il sole sta per tramontare oramai e crea una luce bellissima.
《Jonathan?》
《Sì》risponde.
《Come fai a conoscere il mio cognome? Prima mi hai chiamata anche per cognome》fisso il mare.
《Beh, me lo ha detto Mike》sorride.
Lo guardo un attimo, la maglietta nera aderisce al corpo mostrando un busto snello e appena muscoloso, mi manca il fiato.《Andiamo?》
《Ehm, sì certo》rispondo.
Durante il tragitto di ritorno mi appoggio a Jonathan e guardo il paesaggio scorrere e mano a mano cambiare. Prima soltanto spiagge, poi qualche casa di periferia e dei benzinai qua e là e poi i grattacieli e i palazzi.Mi rilasso ascoltando il rumore del motore che cancella tutti gli altri e zittisce perfino i miei pensieri.
Arriviamo davanti al campus guadagnandoci gli sguardi delle persone ma, come sempre, li ignoro.
《Che ne pensi di questa vecchia moto eh?》mi chiede Jonathan.
《Direi che funziona》sorrido.
《Ed ora come ogni cavaliere, la accompagno alla sua dimora signorina》mi appoggia un braccio sulla vita e mi si blocca il respiro.
Ci incamminiamo fino al dormitorio femminile in silenzio, ma non è un silenzio imbarazzante.
《Allora ciao Rebecca》mi dice voltandosi.
《Jonathan!》
《Sì?》
《Grazie, insomma non solo per il giro in moto》gli dico abbassando lo sguardo.
《Di nulla》risponde e poi se ne va.
Salgo le scale ripensando al pomeriggio trascorso e preparandomi all'interrogatorio a cui mi sottoporrà Sandy.
Ciao a tutte!
Sì, ho aggiornato prima yee! L'ho fatto perché avevo il capitolo quasi pronto e poi perché oggi è il compleanno di una ragazza dolcissima come voi altre (marghe_006)♡
Quindi auguri e passa un bel compleanno (e sì, lo so che è l'una di notte haha)Se il capitolo vi è piaciuto mettete una stellina:)
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BURN (in revisione)
ChickLit[STORIA COMPLETATA] "Loro non si definivano in alcun modo, erano una cosa rara perché si amavano come pochi ne erano capaci. Loro insieme sapevano di essere migliori. E questo gli bastava." Come un ciclone arriva quel ragazzo a tormentarla, a cambia...