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Guardavo gli alti edifici della città scorrere velocemente sotto i miei occhi, Ryan guidava tranquillo con i suoi soliti 80 kmh e il silenzio regnava. Appoggiai il braccio lungo la portiera e continuai a ripensare alle parole di Hunter durante il pranzo di oggi, ero stata obbligata ad accettare un incarico fuori dai miei schemi.
Il miei tempi erano precisi e non uscivo mai di un secondo. Ricevevo il nome, usavo le prime dodici ore per studiare la vittima e le restanti dodici per seguirlo e appostarmi nel punto perfetto per ucciderlo. Avevo il mio schema, andavo secondo la mia logica e ciò che mi era stato insegnato.
Ammetto che il corso comprendeva anche lo stare sotto copertura in caso di emergenza, ma quel ragazzo era un impresa impossibile. Non mi chiedevo mai per quale motivo avevo tra le mani quel nome, non conoscevo chi fosse o cosa avesse fatto per finire nella mia lista,ma poco importava. Venivo pagata bene e questo bastava a farmi gli affari miei. Eseguivo e basta, come da protocollo.
<<Cosa c'è che non va?>>
chiese Ryan rompendo il silenzio che si era creato nell'abitacolo
<<non è il mio stile>>
risposi diretta, mi voltai verso di lui e lasciai che un lungo sospiro uscì dalle sue labbra <<un motivo ci dev'essere, non rinunci mai ad un nome, nemmeno se ti dovessero dare quello del presidente degli stati uniti ti tireresti indietro. Il tuo orgoglio ha il controllo Tessa>>
tornai a guardare la strada buia ed illuminata solo da qualche lampione ogni 100 m.
<<Quando sei sotto copertura devi giocare con le tue emozioni, averne il pieno controllo per far credere agli altri che tu sei "quella vera". Ma io ho un problema con le emozioni, non le controllo...le gestisco e basta>>
lui allargò leggermente le labbra e mi rivolse uno sguardo veloce
<<tu non le gestisci le emozioni. Tu le soffochi. E l'hai sempre fatto. Tu soffochi le tue emozioni per non provare nulla. Niente rimorso,niente gioia o dolore, solo semplice e pura indifferenza...>>
Non risposi e il silenziò ricadde tra noi, più pesante, più...doloroso.

Comiciai a tenere un tempo inesistente con il piede, segno che qualcosa mi turbava e quella cosa erano le parole che aveva pronunciato Ryan. Feci scorrere la mano sulla coscia sperando che lui non si accorgesse di nulla
<<non me lo avevi detto>>
rivolsi lo sguardo al suo viso sempre ben curato e molto giovanile che non dimostrava affatto i segni dei suoi trent'anni.
<<Del tatuaggio, quello che hai al polso sisnistro>>
la sua voce era tornata ferma e delicata,istintivamente mi portai una mano sopra all'arto in questione e continuai a guardare la strada senza rispondere.
Forse perchè,infondo, nemmeno io avevo idea da dove provenisse quel tatuaggio, per anni avevo pensato che ci era stato fatto dai Superiori,ma erano pochi di noi ad averlo, anzi, solo due. Io e quel ragazzo che era scomparso due settimane dopo il mio arrivo.
Ancora riuscivo a ricordare il suo viso magro e gli occhi scuri spenti,velati da quella tristezza che poco a poco avrebbe colpito anche a me. I suoi capelli scuri e perfettamente lisci gli arrivavano alla spalla, era l'unico che mi aveva dato delle dritte in quel posto, l'unico che mangiava accanto a me in quella mensa lurida,quando ci davano da mangiare e l'unico che mi avesse mai stretta in abbraccio e dato un bacio sulla fronte augurandomi la buona notte...
Scossi la testa e ritornai alla realtà
<<Lo sempre coperto con del fondotinta>> risposi fredda,
<<ha un significato?>>
chiese fermandosi ad un semaforo e dedicandomi tutta la sua attenzione
<<si certo, tutto quello che mi è successo prima di svegliarmi in quella dannata cella e che ironicamente non riesco a ricordare! >>
presi un respiro e cercai di controllarmi.
Rimase fermo,in silenzio per qualche secondo
<<è verde>>
lo informai, lui si ricompose e accellerò ripartendo.

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