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<<Pensi che rinunci a te così? Perchè>>
Gli tappai la bocca con la mano e lui si zittì corrugando le sopracciglia.
Lasciai la presa sulle sue labbra e continuai a sostenere i suoi occhi
<<Basta, smettila di farmi la solita predica da film, finiscila con le solite frasi fatte strappate da internet. Hai combinato un casino e ora ne paghi le conseguenze, chiaro?>>
Sapevo di apparire come un insensibile stronza, ma era l'unico modo che conoscessi per liberarmi delle persone ha cui tenevo prima che potessi fargli del male. Chiamatelo controsenso se volete, ma in questo momento non riuscivo a pensare ad altro che a tutto quello che avevo vissuto al campo per colpa sua.
<<Hai ragione>>
Alzai un sopracciglio e annuì distratta, fece qualche passo verso la porta e poi si voltò ancora verso di me raggiungendomi e spingendomi contro la cassettiera
<<Anzi sai cosa? No, non ti lascio andare così. Non ho passato tutto quell'inferno nella speranza di ritrovarti per poi lasciarti andare e se questo per te è egoismo, allora okay, sono un egoista>>
Lo afferrai per la camicia e lo attirai verso di me puntando la canna della pistola sulla sua gola.
<<tanto non mi spareresti mai>>
Ironizzò sorridendo, lasciai che l'arma si spingesse ancora più nella sua gola, riuscivo quasi ad immaginarmi la pulsazione delle sue vene.
<<Non sfidarmi Miller>>
Gli sussurrai,
<<Ho ucciso più persone di quanto mai potresti contarne e il tuo nome non mi cambierebbe la vita>>
Lo sentì ridere e corrugai le sopracciglia, non era possibile che non suscitassi nemmeno un briciolo di paura o ansia in lui
<<Non avresti il coraggio>>
Rispose con sicurezza. Scossi la testa e sorrisi distratta dai miei pensieri.
<<Stronzate>>
Dissi divertita lasciandolo andare e spingendolo lontano da me, mi rigirai la pistola che tenevo in mano.
<<Tu credi che dopo avermi detto che è soltato colpa del tuo egoismo se sono diventata un assassina che uccide per milioni e se ho avuto un biglietto gratis per l'inferno nel quale tutt'ora vivo, non premerei questo grilletto?>>
Alzai lo sguardo verso di lui e il suo sembrò diventare assente.
Paura.
Era questo che amavo di ogni essere umano, la paura, quel sentimento che si può abbinare a qualsiasi situazione, da una banale interrogazione ad un appuntamento, fino ad arrivare a qualcosa di più materiale, come la senzazione che la tua vita è appesa ad un filo e tu non puoi farci nulla, perchè è qualcun'altro che sta tirando i dadi al posto tuo.
<<Sai qual'è la parte più assurda di questa storia?>>
Chiesi cercando di farlo riprendere, lui scosse la testa e si sedette ai piedi del letto,
<<Che amo il mio lavoro, adoro ogni singolo minuto della mia giornata. Da quando mi alzo a quando ricevo il nome, adoro seguirli ed entrare nelle loro vite fatte di pura finzione senza che loro se ne accorgano, adoro il fatto di poter decidere io quando e come devono morire.
È un gioco e a me piace vincere sempre.
Non capisco come abbiano potuto metterci allo stesso livello se nemmeno hai il coraggio di praticare ciò per cui sei stato cresciuto>>
I suoi occhi sembrarono intensificarsi e lo vidi scuotere la testa.
<<Non è un gioco Rossa, massacri persone per comprarti auto di lusso e profumi che costano più di te, solo per coprire quel vuoto che ti porti dentro da sempre.
I nomi che tu credi che siano solo tali, sono persone, esseri umani che respirano e vivono su questa terra, con famiglia, parenti e amici. Tu ucciderai anche solo una persona, ma ne distruggi altre cinquanta senza rendertene conto.>>
Si alzò sistemandosi il ciuffo che portava, sembrava nervoso, come se il discorso che stava uscendo non avrebbe mai voluto affrontarlo.
<<Sai qual'è il tuo problema Miller?
Che forse non sei stato torturato abbastanza>>
Mi avvicinai a lui e mi soffermai a pochi centimetri dalle sue labbra,
<<Prova a passarli quattordici mesi sbattuta da una cella ad una stanza, mentre uomini in divisa ti riempono di botte e ti aprono in due solo per farti cedere e smettere di credere che qualcuno possa davvero aiutarti>>
Sussurrai a pochi centimetri da lui, feci un passo indietro e il silenzio che sostituì la sua risposta mi fece intuire che forse non aveva niente da dire. Mi raccolsi i capelli posando la pistola e gli feci un cenno verso la porta.
<<Sai una cosa? Tu sei fantastica, il tuo modo di essere superiore a chiunque ti distingue da tutti quelli che hanno fatto le nostre stesse esperienze, uccidi con la precisione più assoluta e i tuoi metodi sono la perfezione. L'unico difetto di fabbrica è che non riesci a ricambiare l'amore che ti viene dato, ma non perchè non provi lo stesso, hai solo paura che non ne valga la pena o forse è solo questione di orgoglio, ma sappi che nessuno può farcela da solo, anche se la determinazione che si può possedere è tanta>>
Mi voltai e aprì ancora una volta il cassetto tirando fuori ciò che mi sarebbe servito.
<<Grazie per la paternale, ora te ne vai?>>
Chiesi fredda, dopo pochi istanti sentì la porta sbattere e scossi la testa guardando verso l'alto.
Lo sai che ha ragione
Puntualizzò la mia mente, mi morsi un labbro e presi un respiro. Per quanta ragione potesse avere Drake non era questione di mancanza di coraggio se non avevo premuto quel grilletto, ma era l'idea che mi stassi innamorando della persona più sbagliata del mondo mi spaventava a morte.

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