#51

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<<Fammi un altro giro Dilan>>
Il biondino alzò un sopracciglio e mi riempì ancora una volta il bicchiere trasparente.
<<Secondo me dovevi fermarti al quinto J>>
Alzai le spalle e bevvi tutto in una volta, posando poi decisa il bicchiere di vetro sul bancone.
Detestavo che mi chiamasse "J", ma ormai ci ero abituata. Era da quando avevo sedici anni che sedevo a quel bancone, e lui era sempre rimasto lo stesso. Per quanto tempo potessi sparire potevo contare che al mio ritorno lui fosse dietro quella lunga lastra di marmo chiaro.
<<Perchè non torni indietro? Infondo è passato solo un mese>>
Sospirai e feci scivolare vicino a lui il bicchiere di vetro vuoto. Mi guardai intorno girando su quello scomodo sgabello scricchiolante.
<<Ma è vuoto>>
Pensai a voce alta.
<<Magari perchè abbiamo chiuso mezz'ora fa?>>
Annuì e tornai sui suoi occhi castani.
Dopo alcuni minuti di silenzio sorrisi e scesi barcollando appena.
<<Nah, sono mezza ubriaca, non guido>>
Dissi cosciente delle mie azioni e dei miei limiti. Il sorriso comprensivo che presero le sue labbra mi fece capire che avrei potuto contare su di lui per il rientro.
<<Facciamo così>>
Posò l'ultimo bicchiere e piegò lo straccio lasciandolo sul banco.
<<Mi cambio e ti porto a casa mia, ci stai?>>
Continuò asciugandosi le mani sul grembiule nero. Annuì e tornai a sedermi appoggiandomi con le braccia sul lungo bancone di marmo.

<<Di chi hai paura J?>>
Spostai il mio sguardo dalla strada illuminata solo dai lampioni, al suo viso.
I suoi occhi non si staccavano dall'asfalto, ma sembrava comunque concentrato su di me.
<<È complicato>>
Risposi vaga cercando una scusa per non parlarne.
Nell'ultimo mese erano successe tante di quelle cose che avevo deciso di chiudere le porte al mondo, ma lui sembrava voler sapere tutto.
<<Aaaaa, ho capito...>>
Lo vidi sorridere e lanciarmi un veloce sguardo.
<<Il ragazzaccio dagli occhi verdi e l'aria da idiota, quel tipo è una spugna, ma dove lo mette tutto quell'alcool?>>
Ricordò ironizzando,
<<Ti prego, dimmi che stai scherzando>>
Lo interruppi alzando un sopracciglio.
<<Andiamo J, si vede lontano chilometri che c'è chimica tra voi, e oltretutto, non hai fatto altro che tirare fuori l'argomento ogni volta che ci siamo visti nell'ultimo mese>>
Aprì la bocca e alzai le sopracciglia.
<<Che figlio di puttana>>
Esclamai incrociando le braccia.
La sua risata improvvisa non fece altro che contagiarmi e per qualche istante il mondo sembrò apparire normale perfino ai miei occhi.
<<Avanti, dammi torto>>
Mi sfidò frenando allo stop e restando fermo qualche secondo in più.
<<Ci sono andata a letto una volta>>
Puntualizzai tornando a guardare la strada.
<<Si, e te lo sarai limonato altre dieci>>
Sottolineò, ripartendo.
Scossi appena la testa trattenendo una risata.
<<Parla "Mr ho perso la verginità a quattordici anni con l'insegnante di storia">>
La sua guida perfetta fece scivolare la sua auto a destra, superando quella curva con leggerezza.
<<Cosa c'entra? Ero fatto quella sera>>
Alzai un sopracciglio e sorrisi raccogliendomi i capelli.
<<Ah, non era la prima ora del mattino, nella stanza di musica?>>
<<Ma com'è che da te siamo passati a parlare di me?>>
Risi e indicai un incrocio.
<<Aspetta, gira a destra più avanti.
Devo prendere delle cose a casa mia>>
Sentì il silenzio calare. Sapevo che era la prima volta che portavo qualcuno a casa mia, ma Dilan sapeva chi ero e gli stava bene.
<<Sicura?>>
Sorrisi.
<<Guarda che non ho cadaveri sparsi per casa>>
Gli feci notare slacciandomi la cintura.
<<Non lo pensavo>>
Ironizzò spegnendo il motore davanti alla mia nuova casa.
Cercai le chiavi nella tasca dei miei jeans e feci scattare la vecchia porta.
Entrai piano e premetti l'interruttore diverse volte, ma la luce sembrava essere staccata.
Il muo sorriso scomparve e mi chiusi la porta alle spalle,
<<Hai dimenticato di pagare la bolletta J?>>
Scherzò Dilan sistemandosi la camicia a quadretti rossa che portava.

<<Mi hanno trovata>>
Sussurrai dopo qualche secondo rompendo il silenzio.
Corsi verso il soggiorno nel buio e tirai fuori il cellulare dalla tasca azionando la torcia.
La stanza era un caos, fogli sparsi ovunque e cassetti in giro.
<<No no no!>>
Gridai portandomi una mano sui capelli e disfando distratta lo chignon. Presi un respiro e cercai di mantenere la calma.
<<Chi ti ha trovata?>>
Mi voltai verso Dilan, incontrando i suoi occhi castano chiaro nel buio.
Sembrava confuso e non potevo biasimarlo.
<<Okay, dividiamoci. Cerca una chiavetta. È gialla, non puoi non notarla>>
Era immobile, come se non sapesse da che parte girarsi e di certo il buio non aiutava.
<<Ti prometto che ti spiegherò ogni cosa>>
Promisi,
<<È importante>>
Insistetti cercando una conferma nei suoi occhi. Il suo sorriso mi diede sollievo e un colpo di battito di mani risuonò tra le pareti.
<<Cominciamo dai cassetti ancora chiusi?>>
Propose fidandosi di me.

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