<<Cosa?!>>
Mi liberai dalla sua presa e lo guardai confusa rimettendomi la mia maglia,
<<Devo andare>>
Disse infilandosi una mano in tasca, gli afferrai il braccio e lui si voltò.
<<Tu non vai da nessuna parte Miller!>>
Lo superai e feci scattare la serratura della porta.
<<Cosa significa "è colpa mia se tu sei andata al campo" e non pensare neanche lontanamente di cavartela con un "è complicato", perchè questa volta mi darai le risposte che cerco. Tutte>>
Il silenzio calò e i suoi occhi non facero altro che sostenere i miei per minuti interi.
<<Non è semplice>>
Disse rompendo il silenzio, scossi la testa divertita
<<È un sinonimo di "è complicato?". Non sono una bambina Drake, posso capire ogni cosa, basta che qualcuno me ne parli>>
Lui sospirò e io incrociai le braccia, ormai era obbligato a parlarmene, l'avevo messo all'angolo e avevo intenzione di tenerlo li fino a quando non mi avrebbe detto la verità.
<<Se la tua unica preoccupazione è che io ti odi, puoi stare certo che non sarà così, posso non sopportarti, puoi irritarmi si, ma non posso odiarti Drake>>
Dissi avvicinandomi a lui, mi rivolse un sorriso e si sedette sul davanzale di marmo accanto al lavandino.
<<Se ora ti racconterò tutto, tu prometti che non mi interromperai e non mi ucciderai?>>
Alzai un sopracciglio e mi lasciai sostenere dalla porta restando in silenzio.
Lo vidi prendere un respiro e cominciare a giocare con la catenina che portava.
<<Ti conobbi quando avevi cinque anni>>
Cominciò,
<<Io e la mia famiglia ci eravamo trasferiti da pochi giorni, la casa era un caos e mio padre non faceva altro che creare ancora più disordine. Una mattina il campanello suonò e io e Aston andammo ad aprire, tu eri sulla soglia, vestita con un adorabile pigiama bianco e un piatto pieno di biscotti>>
Ricordò sorridendo, distratta sorrisi anch'io e scivolai lungo la porta fino a sedermi per terra.
<<Ti presentasti con un sorriso ed entrasti senza permesso in casa, eri a piedi scalzi e ti guardavi intorno come fossi in un negozio di giocattoli.
Dopo quell'episodio non ci separammo più, o io e Aston eravamo a casa tua o tu eri da noi. Eri la nostra migliore amica e mio padre e mio fratello Natan ti adoravano>>
Lo guardai confusa e lui annuì
<<Ho un fratello più grande, ma è scomparso anni fa>>
Distolsi lo sguardo, come se mi avesse letto nella mente continuò a parlare senza fare domande.
<<Passò molto tempo e senza che me ne accorgessi avevi già dodici anni. Devi sapere che nella mia famiglia dopo i tredici anni ti mandavano in un "collegio", almeno così lo chiamava mio padre>>
Si fermò e per qualche secondo non sentì altro che silenzio, alzai di nuovo lo sguardo su di lui e lo vidi stringere nella mano la medaglietta di metallo,
<<Per entrare in quel "collegio" bisognava fare un test, così per gioco un giorno te lo feci fare insieme a me e Aston, erano domande basilari, come delle prove invalsi. Poi le chiusi in una busta e le infilai tutte tra le lettere da spedire...>>
Mi morsi un labbro e ancora una volta rimasi in silenzio,
<<Dopo qualche mese arrivarono i risultati, solo io e te avevamo superato l'esame...>>
Mi alzai e lo raggiunsi prendendogli una mano, i suoi occhi si posarono nei miei e notai fossero lucidi.
<<L'idea di non rivederti più se mi avessero accettato in quel collegio, mi aveva annebbiato la mente e avevo agito senza pensare, mi dispiace così tanto Rossa, sono stato un egoista e ti ho fatto del male>>
Scossi la testa e gli accarezzai una guancia rivolgendogli un sorriso.
<<Continua ti prego>>
Lui sospirò e annuì stringendomi il polso
<<Presto mio padre venne a sapere il casino che avevo combinato e s'infuriò, se solo avessi saputo che ti avrei dato un lasciapassare per il campo non l'avrei mai fatto, te lo giuro Tessa, non ne sapevo nulla>>
Mi allontanai da lui e mi portai un mano tra i capelli,
<<Fa niente, non importa>>
Dissi aprendo la porta, lo vidi scendere dal davanzale e raggiungermi.
<<Invece importa, per colpa del mio egoismo ti ho rovinato la vita>>
Ignorai le sue parole.
Uscì dal bagno e raggiunsi la cassettiera
<<Cosa stai facendo?>>
Chiese rompendo il silenzio. Tirai fuori il mio portatile e alcune armi che Rayn mi aveva lasciato.
<<Preparo le armi, devo uccidere quel ragazzo e sto solo perdendo tempo>>
Spiegai sperando che se ne andasse via, non sentendo alcuna risposta mi voltai verso di lui chiudendo il cassetto.
<<Mi odi, vero?>>
Alzai un sopracciglio e mi spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
<<No, non ti odio>>
dissi sinceramente guardando il pavimento e lo sentì ridere nervosamente
<<Non mi guardi nemmeno in faccia, non hai detto nulla a proposito di quello che ti ho detto, ti ho raccontato ogni cosa, non è possibile che tu non abbia reazioni>>
Alzai gli occhi al cielo e sospirai,
<<Io non ti odio Drake>>
Ripetei fermandomi nelle sue iridi.
<<Allora dimmi perchè ti comporti così, come se tutto quello che ti ho detto fin'ora fossero solo parole dette a caso>>
Mi appoggiai al mobile e attesi qualche istante.
<<Vuoi farti perdonare?>>
Domandai incrociando le braccia, lo vidi annuire e fare un passo verso di me.
<<Bene, allora voglio che quando tutto questo sarà finito tu te ne vada>>
Tagliai corto senza fare troppe parole.
Non odiavo quel ragazzo, non avrei mai potuto farlo, ma per colpa sua io ero diventata un assassina, avevo passato l'inferno tra torture e tutto quello che l'Accademia comportava. Ed ora al solo pensiero di rivedere il suo viso anche dopo che Hudson fosse morto mi dava la nausea.
<<Cosa? No>>
Alzai un sopracciglio e mi soffermai sui suoi occhi.
<<Sarò chiara, non te lo ripeterò due volte. Io non sento di odiarti, okay? Ma appena questa storia sarà finita e il figlio di papà sarà morto io non voglio più vederti, niente chiamate, niente messaggi, voglio che tu, come sei apparso, scopaia dalla mia vita per sempre>>
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Dangerously
Fantasy"In cima ad ogni lista dell'FBI, della CIA; una taglia sulla mia testa che vale tutt'ora miliardi..." Un tatuaggio in comune. Un passato alle spalle che definirlo "inferno" era quasi un complimento. Lei amava uccidere; Lui lo detestava. Se lei non...