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Mi guardai allo specchio chiudendo il bottone dei miei pantaloni aderenti neri strappati e mi sistemai il top bianco senza spalline, lasciando che la mia pancia piatta si vedesse.
Raggiunsi il mio letto e afferrai la mia giacca di pelle nera sciogliendomi poi i capelli.
<<Che diavolo fai?>>
Ignorai la voce di Drake e aprì l'armadio tirando fuori i miei scarponcini neri.
<<Mi cambio>>
Risposi dopo qualche minuto sedendomi sul letto e mettendomi le scarpe.
<<Hai cinque cadaveri nella stanza e tu ti cambi?>>
Chiese sconvolto,
<<Complimenti per la perspicacia Miller>>
Lo vidi scuotere la testa divertito.
Finì di mettere le ultime cose che mi sarebbero servite dentro una delle valigie e chiusi la cerniera posandola a terra.
<<Ma che problemi hai?>>
Infilai il mio cellulare in tasca e presi in mano le chiavi dell'Audi.
<<Dovrei aver preso tutto...>>
Riflettei guardandomi intorno.
Mi sentì afferrare per il braccio e mi voltai incontrando i suoi occhi.
<<Ma mi stai ascoltando?!>>
Mi liberai dalla presa e sistemandomi la giacca distolsi lo sguardo dal suo.
<<Te lo avevo detto, no? Una volta che questa storia sarebbe finita, ti avrei voluto fuori dalla mia vita>>
Dal suo silenzio capì di aver toccato un tasto dolente, mi voltai e presi la valigia tirando fuori dalla tasca il mio cellulare.
Composi il suo numero e lo portai all'orecchio.

<<Ti stavo pensando sai Tessa>>
Alzai un sopracciglio e sorrisi sentendo la voce di Hunter.
<<Il ragazzo è morto, spero di trovare tutti i soldi che mi spettano nel mio conto>>
La falsa risata che percepì mi diede una risposta chiara.
<<Tesoro, dopo tutti questi anni dubiti del tuo Hunter?>>
Chiusi la chiamata senza dare risposta e tornai sullo sguardo assente di Drake.

<<Salutami Rayn>>
Lo vidi corrugare le sopracciglia e prendere la sua medaglietta in mano.
<<Ma tu ti rendi conto di quello che hai appena fatto?>>
Chiese fermandomi.
<<Si, ho appena fatto il mio lavoro>>
Risposi fredda allontandomi da lui. Raggiunsi la porta e a fatica spostai il corpo di uno degli agenti che mi bloccava il passaggio.
<<Ti consiglio di andartene Miller, altrimenti daranno la colpa a te>>
Gli suggerì incontrando un'ultima volta i suoi occhi verdi e pulendomi poi le mani.
La sua espressione da cane bastonato sembrava aspettare qualcosa. Dentro di me qualcosa sembrò rompersi, ma ignorai quell'orrenda senzazione e mi portai un ciuffo di capelli dietro l'orecchio.
<<Hai un quarto d'ora>>
Gli ricordai uscendo e facendo attenzione a non sporcarmi con il sangue sparso per la stanza.
<<Finisce davvero così?>>
Finsi di non aver sentito e mi voltai.
L'odore che c'era li dentro era disgustoso. Tirai un lungo sospiro chiudendomi la porta alle spalle e chiusi gli occhi qualche secondo per prendere un respiro, trascinandomi poi dietro la valigia.
Le porte delle camere erano ancora chiuse, doveva essere mattino presto. Raggiunsi gli ascensori, ma decisi di prendere le scale per scaricare la tensione.
Ad ogni scalino mi sentivo sempre peggio e non riuscivo a capirne il motivo.
Mi guardai intorno, ma nel salone all'ingresso, oltre a qualche portinaio e donne delle pulizie, non vi era nessuno.
<<Signorina ha bisogno?>>
Mi voltai verso un ragazzo in divisa ed esitai qualche secondo,
<<Si, dica a mio padre che do forfait. Lui capirà>>
Il biondino annuì sorridendo e mi guardò confuso augurandomi buon viaggio.

Salì nell'Audi e chiusi la portiera, strinsi il volante e mi sistemai sul comodo sedile sospirando.
<<Okay>>
Sussurrai girando la chiave e allacciandomi la cintura. Spensi il cellulare e lo lanciai dal finestrino in mezzo alla strada, partì e lo calpestai con la macchina. Sperando che questo sarebbe bastato per il momento. Appena sarei arrivata a casa avrei dovuto ricostruirmi una vita per la seconda volta.
Il traffico di quella città era pesante e forse, guidare senza aver chiuso occhio tutta la notte non era stata una mossa geniale. Accesi la radio, sperando che la musica potesse distrarmi dal pensiero fisso che avevo di Drake.
Sbuffai per l'ennisima volta, mi sentivo strana, come se la senzazione di aver appena fatto un errore non volesse lasciarmi andare. Un fastidioso bruciore allo stomaco mi prese alla sprovvista e d'istinto mi portai una mano sul petto.
Salì fino a sfiorarmi la gola con le dita e il mio respiro sembrò faticare.
Cominciai a tossire e mi portai una mano sulla bocca, corrugai le sopracciglia sentendo quel familiare sapore metallico.
<<Dio, ancora no>>
Dissi guardando il palmo della mia mano ricoperto dal mio sangue.

DangerouslyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora