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I suoi  occhi azzurri non facevano altro che studiare le mie parole, come per trovarci un senso logico.
<<Che vuoi dire?>>
Chiese dopo qualche minuto di puro silenzio
<<Senti Rayn, non sono affari tuoi. Alla tua domanda ho risposto, ora me ne vado a dormire>>
Feci per alzarmi,ma il suo braccio mi bloccava la vita.
<<Parla>>
alzai gli occhi al cielo sospirando e incrociai le braccia al petto
<<Che cavolo vuoi sapere?>>
Sbottai infastidita, non sopportavo quella situazione, non sopportavo il fatto che l'argomento da discutere fossi io.
Ero con lui da tre anni e ora se ne usciva con questi discorsi, come se davvero gli importasse qualcosa.
<< Senti Tessa, ti conosco da tre anni e mai una volta ti sei soffermata a parlare con me, voglio sapere di più sul tuo conto>>
Mi sistemai meglio e lasciai che l'eco del mio battito di mani si facesse strada nella sala.
<<Okay, vuoi sapere, bene.
Sono stata venduta da mia madre quando avevo dieci anni, sono finita in una cella per due anni, sono stata usata, mi hanno torturata per poi buttarmi di nuovo in una cella.
Dopo un altro anno passato a tentare di sopravvivere sono stata mandata all'esterno e ora eccomi qua! Istruita per diventare un arma e comprata da te. Fine della mia storia. Posso andare? >>
Chiesi alzandomi e voltandogli le spalle.
Mi portai le braccia al petto per nascondere le mani tremanti.
Mi dovevo calmare, lui non era contro di me, non avevo motivo di tagliare fuori dalla mia vita anche questa persona.
<<Mi avevano dato quindici curriculum, ossia quindici pezzi di carta che rappresentavano i ragazzi che avevano superato l'esame... >>
rimasi immobile, come se volessi, inconsciamente sapere il continuo di quello che stava dicendo.
<<...ero rimasto due ore dentro quella stanza, ma nessuno mi sembrava all'altezza per affrontare un futuro con me. Mi serviva qualcuno capace, qualcuno in grado di non farsi uccidere, qualcuno che mi avrebbe portato ai piani alti in poco tempo.
Trovai il tuo facicolo, c'era il nome, i segni particolari che tenevi e le valutazioni finali dell'esame>>
Continuò a parlare, mi voltai verso di lui, sedeva ancora sul divano rigirandosi quella bottiglia di birra vuota tra le mani.
<<Eri la perfezione, avevi tutti i requisiti che stavo cercando, eppure non eri la sola, c'era un altro ragazzo, quello si che era bravo, vi avevano paragonato alla stessa altezza, due come voi erano l'orgoglio di quell'accademia. Scelsi te, volevo regalarti qualcosa di più di qualche miliardo per persona a cui toglievi la vita, volevo che ti rinserissi a dovere nella società>>
Lo vidi fermarsi, tornai a sedermi accanto a lui e cercai un suo sguardo.
I suoi occhi me lo concessero e provai una senzazione strana, come se in quel momento mi sentissi in dovere di ringraziarlo.
<<Ci ho provato a farti da tutore legale, ma tu sei sempre stata distante, ho provato a farti da padre e poi a diventare qualcosa di più per te, ma non fai altro che alzare muri con me, come se ti stassi allontanando dai tuoi sentimenti, non ci credo che non provi senso di colpa o che tu non possa voler bene a qualcuno, io penso che tu non voglia, che è molto diverso da non potere>>

Quella frase mi constrinse a restare in silenzio.
Mi sentivo confusa in quel momento, negli anni mi era stato insegnato a nascondere ogni cosa, a reprimere ogni singolo sentimento, da qualcosa di astratto come il voler bene a qualcosa di più materiale come il dolore.
Ogni cosa, secondo il codice che mi era stato insegnato, regnava attorno all'impassibilità umana.
<<Cosa vuoi sapere?>>
Chiesi alla fine lasciandomi andare, forse sentivo che Rayn poteva essere qualcosa di più che un mio superiore,
<<ogni cosa, dal principio>>
alzai un sopracciglio, gli occhi quasi gli brillavabo a sapere, che di li a poco, lui avrebbe scoperto qualcosa su di me.
Distolsi lo sguardo dal suo viso e mi limitai a guardare le infinite sfumature delle piastrelle di graniglia che ricoprivano il pavimento della sala.
<<Non ricordo molto di quando ero piccola...so solo che quello che sto per dirti non sarà piacevole come immagini>>
Lo sentì borbottare impazientito e ispirando l'aria di quella candela profumata cominciai a raccontare ciò che era stato.
<<Un giorno mi svegliai in una cella fredda e buia, avevo fame, sete, non avevo nemmeno la forza di alzarmi, credevo che sarei morta se fossi rimasta ancora qualche ora li dentro, ma poi un uomo in divisa mi portò fuori.
Mi nutrirono, mi vestirono e si complimentarono con me, non ne sapevo il motivo,ma non mi importava poi molto, avevo troppa fame anche per pensare, mangiai velocemente, come una pazza, mangiai fino a vomitare>>
sorrisi nervosamente stringendo il tessuto leggero della maglietta nella mano.
<<Dopo alcune settimane, quando ripresi completamente le forze, cominciai uno strano allenamento, mi seguivano insegnanti di lingue, di teatro e poi cominciarono "i tempi duri">>
Continuai virgolettando con le dita le ultime due parole
<<era simile ad un addestramento militare, ma più intenso e letale. Ogni settimana perdavamo compagni, per colpa di un piede messo su un esplosivo non segnalato, per stress molti si suicidavano o altri, se si ferivano, venivano uccisi dai Superiori.
Funzionava così, o resistevi o eri inutile.
Era come una lotta di sopravvivenza personale, eravate tanti, ma eri solo.
Alla fine del percorso, che durò solo un anno, restammo in 20 su 100>>
Lasciai la presa sulla maglietta prendendomi un attimo di pausa e cercai di rilassare i miei muscoli.
<<A noi "sopravvisuti" ci insegnarono poi a passare inosservati, ad abbracciare ogni tipo di arma e a cavarcela in ogni occasione sempre e comunque.
Quando mi promuovero fui trasferita ai piani alti, i Superiori mi accolsero con un sorriso abbassando i cappelli. Me ne mancava solo uno. L'ultimo test e sarebbe finita ogni cosa, ogni tortura, tutto. Sarei stata la migliore e li era quello che contava, i deboli erano persi, ma i forti era apprezzati.
Mi misero una pistola in mano e mi dissero di uccidere uno dei tre uomini che vevo davanti...>>
Risi nervosamente ricordando la scena, poggiai etrambi i gomiti sulle ginocchia e lasciai che le mani mi sostenessero la testa.

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