Capitolo 59

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Avevo ripreso a mangiare.
Poco, ma qualcosa nello stomaco, ogni tanto la mettevo.

Ora sono su un letto.
Non è il mio.

Mi sento stanca, triste, assente.

Non ho mangiato per tre lunghi giorni.
Forse ho bevuto un solo bicchiere d'acqua al giorno, ma non ho voluto toccare cibo.

Mia madre mi ha portato la colazione in camera, poi usciva, e io buttato tutto.

Mi sono sentita in colpa, ma sono stupida, si sa.

Pranzo e cena era una continua finzione.

Mi limitavo a rigirare il cibo nel piatto, forse un paio di bocconi.

L'ago nel braccio, le lenzuola bianche e le pareti dal colore verdino, sono l'unica cosa che mi viene in mente adesso.

Sono stata un'incosciente.
So benissimo che non si può vivere senza nutrirsi.

Ma forse avrei preferito morire.

Mi hanno pesata.

Non credevo ai miei occhi.

Ho provato a giustificare quel numero col fatto di essere bassa.

Sono un metro e cinquantotto, ma non dovrei pesare così poco.

I ragazzi sono venuti a farmi visita, ma il loro sguardo era strano.

Alex è arrabbiata con me, anche se passa più tempo qui che a casa sua, insieme a Krystal.

Luke non è ancora venuto qui.

Mi dispiace così tanto.
Non riesco a togliermi dalla mente i suoi occhi delusi.

Ho mandato all'aria tredici anni di sorrisi, abbracci e promesse.

-Sheryl- la porta della mia stanza d'ospedale si apre.

-È arrivato il pranzo- l'infermiera abbozza un sorriso.

Mi costringono a mangiare qui.

Mi hanno rinchiusa nel reparto dell'anoressia.

Ma io non lo sono.
Qui ci sono tante ragazze che si provocano il vomito.
E io non lo faccio.

Perché non lo capiscono?

Il mio piatto è davanti a me, sul piccolo tavolino di plastica.

La donna esce, prima di lasciar entrare mia madre.

-Come stai?- mi chiede mentre si avvicina.

-Bene- tengo lo sguardo fisso nel piatto.

-Devo imboccarti o inizi a mangiare?- mi chiede porgendomi la forchetta.

Alzo gli occhi al cielo.

Questa roba fa schifo.

Ne mangio poco meno della metà.
Può bastare.

Gli occhi di mia madre mi osservano duramente.

-È troppo- affermo prima di prendere un sorso d'acqua dalla mia bottiglietta di plastica.

È anche calda..

-Sappi che, questa volta, non starò dalla tua parte. Riferirò ogni tuo comportamento ai medici che ti seguono, sta attenta- mi allontana il cibo, guardandomi seria.

-Stai scherzando? Non ho bisogno di essere controllata, lasciatemi in pace- mi difendo incredula.

Voglio andarmene, ma sono legata al filo che coonduce al mio braccio.

Sudden || Luke Hemmings ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora